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lunedì 17 dicembre 2018

Il potere della passione. Parte 1

Władysław Podkowiński
La Frénésie des exultations 
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Il potere della passione

Prima parte del percorso che presenterò nel liceo Aldo Moro di Manfredonia durante la notte dei licei, 11 gennaio 2019

Il prevalere della passione. Il potere della passione (pagine 1-14)

Uomini di potere sconvolti e rovesciati dalla passione

Quando Coriolano si trovava già nel campo dei Volsci e vide avanzare le matrone si stupì (ejqauvmasen, Plutarco, Vita di Coriolano, 4 34), ma osservando la madre venne sopraffatto dall’emozione (genovmenoς de; tou' pavqouς ejlavttwn) e fu sconvolto a quella vista kai; suntaracqei;ς pro;ς th;n o[yin, non sopportò di rimanere seduto mentre lei si avvicinava: scese dalla tribuna, prwvthn me;n hjspavsato th;n mhtevra anche con l’abbraccio più lungo kai; plei'ston crovnon, poi la moglie Virgilia e i figli, senza trattenersi dalle lacrime.

Nell’Otello (1604-1605)  la gelosia omicida stravolge l’aspetto del Moro: Some bloody passion shakes your very frame”  (V, 2), una passione sanguinaria scuote la vostra stessa forma, gli dice Desdemona in procinto di essere assassinata

Nell’Antonio e Cleopatra di Shakespeare (III, 13) Enobarbo dice alla regina che la colpa della sconfitta è di Antonio
Cleopatra gli domanda: “Is Antony or we in fault for this?”
Enobarbo risponde: “Antony only, that would make his will Lord of  his reason” (II, 13, 2-4) Fece male a seguire Cleopatra che fuggiva: the itch of his affection should not then-have nick’d his captainship, il prurito dell’amore non avrebbe dovuto intaccare in quel momento la sua funzione di comando.

Tuttavia  Kierkegaard  rimpiange le passioni di certi eroi antichi “Lasciamo che gli altri si lamentino che i tempi sono cattivi; io mi lamento che il nostro tempo è miserabile, poiché è senza passioni. I pensieri degli uomini sono sottili e fragili come merletti, essi stessi miseri come le ragazze che fanno i merletti. I pensieri delle loro menti sono troppo meschini per essere peccaminosi. In un verme si potrebbe forse considerare come peccato l'avere tali pensieri, non in un uomo, creato a immagine di Dio. I loro desideri sono compassati e torpidi, le loro passioni sonnolente...Puah! Ed è per questo che la mia anima torna sempre all'Antico Testamento e a Shakespeare. Là si sente che quei che parlano sono uomini; là si odia, là si ama, si ammazza il nemico, si maledice la sua stirpe per tutte le generazioni, là si pecca"[1].
Un'idea simile si trova in Nietzsche:"Leggi Shakespeare: egli è pieno di questi uomini forti, rozzi, duri, potenti, uomini di granito. Di tali individui l'epoca nostra è poverissima, e quindi anche di uomini che abbiano animo capace di accogliere i miei pensieri"[2].

Il passionale Antonio è il contrario di Giulio Cesare “Non permetteva, anche se ciò possa deluderla, che il suo cuore disponesse della sua testa”[3].

Il potere può annientare i sentimenti buoni.

All’inizio del II atto, Bruto dice: th’abuse of greatness is when it disjoins-lat.disiungoremors from power, l’abuso della grandezza avviene quando essa disgiunge la pietà dal potere (Giulio Cesare, II, 1, 18-19).

Cfr. l’ Aiace di Sofocle  quando Odisseo dice che non odia più il nemico morto, lo faceva quando odiarlo era cosa nobile in quanto Aiace era nemico “  [egwg j  ejmivsoun d’ hJnivk j h\n misei'n kalovn (1347).
Agamennone risponde: to;n toi tuvrannon eujsebei'n ouj rJa/dion” 1350), non è facile che un uomo di potere abbia pietà.

Lo qumov~. 
Nella  Medea di Euripide invece è lo qumov" che annienta i ragionamenti e i propositi buoni.

 L’affermazione della debolezza della ragione di fronte alla parte emotiva preponderante è topica.
Che cosa è lo qumov" ?
In Omero è "ciò che provoca le emozioni (...) In molti punti quando si parla della morte è detto che il qumov" abbandona l'uomo (...) Sappiamo che quest'organo determina anche i movimenti del corpo, ed è quindi naturale dire che esso, nel momento della morte, abbandona le ossa e le membra coi loro muscoli (...) La gioia ha generalmente sede nel qumov" (... ) Inoltre è generalmente il qumov" che fa agire l'uomo (...) Se qumov" è in genere la sede della gioia, del piacere, dell'amore, della compassione, dell'ira e così via, dunque di tutti i moti dell'animo, tuttavia può trovar sede talvolta nel qumov" anche la conoscenza (...) Quando si dice che qualcuno sente qualcosa, kata; qumovn, qumov" è in questo caso un organo e noi possiamo tradurre la parola con "anima", ma dobbiamo tenere presente che si tratta dell'anima soggetta alle "emozioni". Però anche qumov" verrà in seguito a determinare una funzione (e allora potremo tradurre la parola con "volontà" o "carattere") e anche la funzione singola: dunque anche quest'espressione ha un significato più esteso di quanto non abbiano le nostre parole "anima" e "spirito". Nel modo più chiaro appare ciò nell'Odissea  (IX, 302) dove Ulisse dice: “
e{tero" dev me qumo;" e[ruken:" un altro qumov" mi trattenne", e qui dunque qumov" si riferisce a un particolare moto dell'animo"[4]. E’il pensiero della vendetta nei confronti del Ciclope antropofago, un pensiero scaturito da un impulso emotivo.

"Eraclito dovette contrapporre thymos e psyche :" Contro la brama della passione (thymoi) è arduo combattere: qualsiasi cosa voglia, difatti, essa è disposta a pagarla con l'anima"[5].
Sentiamo però direttamente la parola del filosofo[6] di Efeso:"qumw'/ mavcesqai calepovn: o{ ga;r a]n qevlh/, yuch'" wjnei'tai" (fr. 91 Diano). Aggiungo la mia traduzione: “combattere con la parte emotiva è cosa dura, quello che vuole lo compra a prezzo della vita. Lo qumov" dunque è quasi ineluttabile e dispone della yuchv.
Con qumov" sono composte le parole che designano le due parti meno alte dell'anima nella Repubblica di Platone: qumoeidev"  (composto  da qumov" +ei\do~ è l'elemento irascibile che deve essere alleato con il logistikovn  (cfr.  logivzomai, "calcolo", "penso") , la componente razionale, nel presiedere all' ejpiqumhtikovn (cfr. ejpiqumevw, "bramo") l'elemento appetitivo, la parte maggiore e la più insaziabile di ricchezze (439 sgg.).

Nel Fedro Platone racconta che l’anima umana è formata da tre parti: un auriga, un cavallo buono, di colore bianco, ben fatto, amante di gloria e di temperanza; e un cavallo nero, contorto massiccio, messo insieme a casaccio (eijkh`/,), amico della protervia e dell’impostura 253e. Il bianco è obbediente all’auriga (oJ me;n eujpeiqh;~ tw`/ hJnivovcw/, 254a) ed è tenuto a freno dal pudore e si trattiene dal balzare addosso all’amato. L’altro invece si porta avanti skirtw`n de; biva/ , balzando con violenza. L’auriga e il bianco vengono trascinati e si sentono costretti a cose vergognose e inique. Giunti vicino all’amato, l’auriga ricorda la natura del Bello e lo vede collocato con la Temperanza (meta; swfrosuvnh~, 254b) su un piedistallo immacolato. Sicché l’auriga tira indietro le redini  e i due cavalli devono piegarsi sulle cosce; il riottoso contro la sua volontà. Quando riprende fiato, il cavallo nero lancia insulti con ira (ejloidovrhsen ojrgh`/, 254c) contro l’auriga e il compagno accusandoli di viltà e debolezza. Quindi riprende a tirare (met j ajnaideiva~ e{lkei (254d), trascina con impudenza. Ma l’auriga tira indietro il freno dai denti del cavallo protervo con maggior forza e insanguina la lingua maldicente e le mascelle e gli fa piegare a terra le cosce. Dopo che questa mossa si è ripetuta più volte il malvagio fa cessare la sua protervia, umiliato dalla previdenza dell’auriga, e quando vede il bello si sente venir meno per la paura: kai; o{tan i[dh to;n kalovn, fovbw/ diovllutai (254e). 

Il problema del thymos trova solo nella filosofia platonica la sua prima collocazione teorica. La psyche viene dapprima divisa in due parti , quella razionale (logistikon) e quella arazionale (alogon). Quest’ultima è poi articolata, a sua volta, in anima “concupiscibile”, capace cioè solo di desideri bassi (epithymetikon: “quella che fa provare amore, fame, sete e che ne eccita gli altri desideri, compagna di soddisfazioni e desideri materiali”) e anima irascibile o impulsiva o coraggiosa (thymoeides)[7]. Secondo le metafore animali utilizzate da Platone, l’uomo è un essere composito, formato da un uomo vero e proprio (il logistikon), da un leone (il thymoeides)  e da un mostro multiforme e camaleontico che assume tutti gli aspetti (l’epithymetikon). L’anima arazionale e quella razionale sono unite e separate tramite l’Eros che cerca di congiungerle con sforzo instancabile (…) La strategia di Platone mira, in questo senso, a una logokratia, tesa a rendere il potere sapiente e il sapere potente (ciò che avviene, in maniera indiretta, anche secondo il doppio registro della persuasione e della coazione: educando il thymos e i “custodi” al bene e aizzandoli insieme, come fedeli guardiani della ragione, contro l’epithymetikon e gli strati più bassi del demos). Nel famoso mito platonico della biga alata (cfr. Phaedr., 246 A sgg.) il logos, auriga dell’anima, dirige verso l’alto l’elemento animale del focoso cavallo bianco e, con più fatica, quello dell’indomito cavallo nero costituito dai desideri ribelli che tendono verso il basso”[8].
Gli Stoici proseguiranno “metodicamente” su questa strada predicando la sottomissione delle passioni alla ratio-naturae imitatio- e addirittura il loro bando
Sentiamo Seneca, Epistula 85
Virtus ad explendam beatam vitam sola satis  efficax (1)
In bono viro non c’è solo una demininutio malorum sed vacatio (5)
Le passioni sono irragionevoli e feroci come tigres leonesque numquam feritatem exeunt, aliquando summittunt, et cum minime expectaveris exasperatur torvitas mitigata (8) la crudeltà mitigata si inasprisce. Se la ragione è efficace, non c’è una via di mezzo falsa est itaque ista mediocritas et inutilis (9).
 Ammettere passioni moderate sarebbe come dire modice insaniendum o modice aegrotandum .


 Se qumov" indica la parte emotiva dell'anima e questa, nonostante i precetti di Platone e altri, prevale, le riflessioni e pure i ragionamenti  spesso  traggono comunque la loro origine da stati emotivi.
La  Medea  di Euripide  individua nel suo animo  un conflitto tra la passione furente e i ragionamenti, quindi comprende che l'emotività, sebbene sia causa dei massimi mali, per gli uomini è più forte dei suoi propositi:" Kai; manqavnw me;n oi\\\a dra'n mevllw kakav,-qumo;" de; kreivsswn tw'n ejmw'n bouleumavtwn,-o{sper megivstwn ai[tio" kakw'n brotoi'""( vv. 1078-1080), capisco quale abominio sto per compiere, ma più forte dei miei ragionamenti è la passione, che è causa dei mali più grandi per i mortali",  dirà la furente nel quinto episodio dopo avere preso la decisione folle di uccidere i figli. 

Un'eco lontana di questa situazione si trova nelle Metamorfosi di Ovidio dove Medea cerca di contrastare, senza successo, la passione per Giasone " et luctata diu, postquam ratione furorem/ vincere non poterat, "Frustra, Medea, repugnas." (VII, vv. 10-11), e dopo avere combattuto a lungo, dacché non poteva vincere la follia amorosa con la ragione, si disse "ti opponi invano, Medea". 

Pohlenz attribuisce anche all’ Edipo di Sofocle la prevalenza dello qumov~: “Lineamento fondamentale del suo essere è lo thymós, la calda impulsività, che un tempo, quando aveva incontrato il padre e quando poi aveva scoperto il proprio delitto, lo aveva indotto ad atti troppo subitanei, e neppure ora, nella vecchiaia, lo aveva abbandonato. E se al momento dell’estremo commiato egli dice alle figlie: “Nessuno vi ha amato mai come me”, noi sappiamo che quest’uomo sa anche odiare come nessun altro. Anche i propri figli”[9].  

Ancora le passioni prevalenti, e benedette
Se è vero che  Euripide da una parte ha intellettualizzato la tragedia introducendovi discussioni di tipo sofistico, è pure vero che egli mette in primo piano la parte emotiva dell'anima:"Il tragico, in Eschilo e in Sofocle, minacciava l'eroe dal di fuori, era qualcosa che cadeva dal cielo. Euripide, sempre e in tutto più vicino a noi (che cosa potrebbe essere più vicino del nostro stesso cuore?), installa il tragico nella profondità di questo cuore che nemmeno noi conosciamo "[10].

E’ una brutta caratteristica degli uomini quella di vergognarsi del proprio cuore. Anche questo è amor proprio, ma un falso amor proprio. Farebbero meglio, qualche volta, a vergognarsi della loro intelligenza: sbaglia più spesso”[11], dice Olga a Oblomov. Una delle tante rivalutazioni del cuore. Poco più avanti: “Il cuore, quando ama, ha la sua intelligenza-ribatté Olga-esso sa quel che vuole e sa in precedenza quel che accadrà” (p. 330).

Piuttosto emotiva che razionale è anche la Medea, pur innocente, di Christa Wolf:"era, come potrei dire, troppo femmina, cosa che ne coloriva anche il pensiero. Lei pensava, ma perché ne parlo al passato, lei ritiene che le idee si siano sviluppate dai sensi e che non dovrebbero perdere quel legame. Antiquata naturalmente, superata"[12].
E'  Acamante che parla, , l'astronomo di corte del re di Corinto.

E’ una riflessione sensistica: ne trovo una analoga nella Vita dell’Alfieri che riporta un ricordo infantile, quindi si scusa per avere menzionato tale puerilità la quale però può essere “non inutile affatto a chi specula sul meccanismo delle nostre idee, e sull’affinità dei pensieri colle sensazioni”(I, 2).

Euripide smonta il sofovn ed è frondista contro il sapere e pure contro la ragione, soprattutto nelle ultime tragedie e particolarmente nelle Baccanti.
Euripide, quale anticipatore di motivi dell’Ellenismo, spesso  è già postfilosofico[13] e antepone la sensibilità alla ragione. Si pensi anche alle Baccanti: il sapere non è sapienza:
 Nel primo stasimo delle  Baccanti  il coro canta:" "to; sofo;n  d  j ouj  sofiva-tov te mh; qnhta; fronei'n" (Baccanti , vv. 395-396), il sapere non è sapienza, né pensare cose non da mortali.

Foscolo parteggia per il cuore contro la ragione.
 Foscolo:"Cos'è l'uomo se tu lo abbandoni alla sola ragione fredda, calcolatrice? scellerato, e scellerato bassamente"[14]. Il cuore è la parte più nobile e viva della persona di Iacopo Ortis:"se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele"[15].

 E'  sempre il cuore che, non senza un poco di utilitarismo, rende Emma Bovary insaziabilmente vorace di emozioni:"Amava il mare solo quando era in tempesta e il verde solo quando ricopriva le rovine. Doveva poter ricavare dalle cose una specie di profitto personale; respingeva come inutile quanto non contribuiva immediatamente a saziare la voracità del suo cuore, aveva un temperamento più sentimentale che artistico, voleva emozioni e non paesaggi"[16].


Al verso 485 della tragedia di Euripide, rievocando i delitti compiuti per amore, la nipote del sole  si definisce:"provqumo" ma'llon h] sofwtevra",  passionale più che saggia.


CONTINUA

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[1]Aut- Aut in Kierkegaard Opere , p. 12.
[2]Epistolario , novembre 1883, p. 204.
[3] B. Brecht, Gli affari del signor Giulio Cesare, p. 22.
[4]B. Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo , p. 30 e sgg.
[5] J. Hillman, L'anima del mondo e il pensiero del cuore, p. 54.
[6] La cui acmè si colloca intorno al 500 a. C.
[7] Cfr. Plat., Resp., IV, 439 D-E.
[8] Remo Bodei, Geometria delle passioni, p. 192 ss.
[9] M. Pohlenz, La tragedia greca, p. 394.
[10] A. Bonnard, La civiltà greca, p. 440.
[11] I. Gončarov, Oblomov, p. 261.
[12] Medea, p. 117.
[13] “Questi poeti ellenistici erano, per dirla in una parola, post-filosofici, mentre i poeti arcaici erano pre-filosofici” (Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo, p. 371).
[14] Ultime lettere di Iacopo Ortis , 28 ottobre 1797.
[15] Ultime lettere di Iacopo Ortis , 15 maggio, 1798.
[16] Madame Bovary, p. 30.

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