Publio Cornelio Tacito |
Il potere della passione
Percorso presentato nel liceo Aldo Moro di Manfredonia durante la notte dei licei, 11 gennaio 2019
L'invidia
del tiranno. Tacito1
Quanto
allo fqovno",
Tacito attribuisce più di una volta l' invidia ai suoi Cesari:
Tiberio temeva dai migliori un pericolo per sè, dai peggiori
disonore per lo stato (ex
optimis periculum sibi, a pessimis dedĕcus publicum metuebat
, Annales
, I, 80), e Domiziano invidiava e odiava Agricola per i suoi successi
in Britannia: "Id
sibi maxime formidolosum, privati hominis nomen supra principem
attolli" (
Agricola2
, 39), gli faceva paura soprattutto il fatto che il nome di un
suddito fosse messo al di sopra di quello del principe.
Quale
deve essere la posizione dell'intellettuale e dell'uomo libero in
genere nei confronti del tiranno?
Tacito
Suggerisce una via di mezzo tra il ruere
in servitium (Annales
, I, 7) o la libido
adsentandi
(Historiae
, I, 1) e l'ambitiosa
mors (Agricola
, 42), la morte spettacolare degli oppositori estremi. Il metodo
seguito da Agricola e da lui stesso.
Il
suocero di Tacito sapeva frenare l’indole di Domiziano, praeceps
in iram, con la
moderazione e la prudenza. Infatti Agricola “non
contumacia neque inani iactatione libertatis famam fatumque
provocabat”
(Agricola,
42), non provocava la fama e il fato con l’ostinazione né con una
vuota ostentazione di indipendenza. Dunque è possibile, lo sappiano
chi ammirano inlicita
gli atti di ribellione, posse
etiam sub malis principibus magnos viros esse,
e che l’obbedienza e la moderazione, se ci sono operosità e vigore
(si industria ac
vigor adsint)
possono arrivare a quel livello di lode al quale giunsero i più
divenutifamosi per
abrupta, attraverso
vie dirupate, con una morte spettacolare ambitiosa
morte, per niente
utile allo stato, in
nullum rei publicae usum
( 42).
“La
via indicata da Tacito per servire bene la patria sotto i tiranni ed
evitare nello stesso tempo l’abrupta
contumacia e
il deforme
obsequium
doveva apparire l’unica giusta a molti intellettuali di rilievo,
convinti ormai della necessità della monarchia, anche quando
conservavano qualche traccia del repubblicanesimo umanista….Come
grandi esempi di vita operosa e gloriosa sotto la tirannia sono
richiamati Germanico e Seneca; il richiamo di Seneca va notato,
perché il filosofo si ritroverà poi altre volte accanto a Tacito
come ispiratore della medesima scelta morale e politica”3.
Tacito
dubita se il favore o l'ostilità dei prìncipi dipenda dal fato, o
se abbiano qualche peso le nostre decisioni e sia possibile
percorrere un cammino intermedio, privo di servilismo e pericoli, tra
una rovinosa opposizione e una degradante sottomissione4
:" an sit
aliquid in nostris consiliis
liceatque inter
abruptam contumaciam et deforme obsequium pergere iter ambitione ac
periculis vacuum "
(Annales
IV, 20).
La
tendenza all’incesto e la zoppia del tiranno
Il
despota teme chi gli sta sopra5
anche solo fisicamente: "
Edipo uccide il padre che, dall'alto del suo carro, precipita allo
stesso suo livello (...) Come Edipo che colpendo Laio con il suo
bastone lo fa cadere dall'alto del suo carro a terra, ai suoi piedi,
Periandro falcia e abbatte tutti coloro la cui testa supera di poco
quella degli altri. E in secondo luogo le donne. La tradizione greca
fa di Periandro,
modello del tiranno, un nuovo Edipo. Egli avrebbe, in segreto,
consumato l'unione sessuale con la madre Krateia6
(...) Ma la tirannide, sovranità claudicante, non può procedere a
lungo nel suo successo. L'oracolo, che aveva dato via libera a
Cipselo per aprirgli la porta del potere, aveva fissato, fin
dall'inizio, il termine al di là del quale la discendenza di Labda,
non diversamente da quella di Laio, non avrebbe avuto il diritto di
perpetuarsi. "Cipselo, figlio di Eezione, re dell'illustre
Corinto" aveva proclamato il dio; ma per aggiungere subito:"lui
e i suoi figli, ma non più i figli dei suoi figli"7.
Alla terza generazione, l'effetto della "pietra rotolante"
uscita dal ventre di Labda non si fa più sentire 8.
Per la stirpe dei claudicanti, istallati sul trono di Corinto, è
venuto il momento in cui il destino vacilla, precipita, sprofonda
nella sventura e nella morte"9.
Nei
Sette a Tebe di Eschilo, il Coro ricorda gli antichi mali,
ossia l’antica trasgressione dalla rapida pena che perdura fino
alla terza generazione palaigenh' ga;r levgw -
parbasivan wjkuvpoinon - aijw'na d j ej" trivton mevnei (742
- 744)
A
proposito della zoppìa del tiranno, Periandro era figlio di Cipselo,
nato da una Bacchiade zoppa (cwlhv,
V, 92 b),
Labda10,
che nessun membro di questa oligarchia dominante Corinto voleva
sposare. La sposò invece uno di origine Lapita, Eezione il quale,
siccome non nascevano figli, andò a interrogare l'oracolo di Delfi.
La Pizia rispose che Labda era già incinta e avrebbe partorito un
masso rotondo11
che si sarebbe abbattuto sui governanti punendo Corinto.
Zoppicante
è anche the bloody
king
(IV, 3), il re sanguinario di Shakespeare, Riccardo
III
il quale si presenta dicendo di essere:"so
lamely and unfashionable/That dogs bark at me, as I halt by them
"(I, 1), così claudicante e goffo che i cani mi latrano contro
quando gli passo vicino arrancando.
E'
questa una zoppia che rende malata tutta la sua terra secondo il
tovpo"
che risale a Omero ed Esiodo: un cittadino dice che il Duca di
Gloucester è pericolosissimo, come i figli e i fratelli della
regina, e se costoro non governassero ma fossero governati "this
sickly land might solace as before
" (II, 3), questa terra malata12
potrebbe avere ristoro come prima.
Anche
il cielo viene ammorbato dal capo malato
Così
l'Oedipus di Seneca: “fecimus caelum nocens” (36).
Altrettanto
pensa lo zio di Amleto, Claudio che ha assassinato il fratello : “Oh,
my offence is rank - rancidus - , it smells to heaven” (Hamlet,
III, 3), oh, il mio crimine è fetido, manda il puzzo fino al cielo.
La
terra contaminata e desolata diventa tutta una tomba come la Scozia
nel Macbeth :"poor country…it cannot be called our
mother, but our grave; where nothing, but who knows nothing, is once
seen to smile - meidiavw
- e; where sighs, and groans, and shrĭeks that rend the air, are
made, not marked " ( Macbeth, IV, 3), povera
terra!…non può essere chiamata nostra madre ma nostra tomba; dove
niente, se non chi non conosce niente, si vede sorridere, dove
sospiri e gemiti e grida che lacerano l'aria, sono emessi, ma nessuno
ci fa caso.
E'
il nobile Ross che parla.
Nel
Riccardo III Lady Ann dice a Riccardo che si appresta a
corteggiarla: “Foul devil - diabolus. - diavbolo"
the slanderer, for God’s sake hence, and trouble - turbula dimin.
of L. turba a crowd. us not; - For thou hast made the happy earth thy
hell, - Fill’d with cursing cries - quiritare, literally to implore
the aid of the Quirites or Roman citizens (Varro) and deep exclaims”
(I, 2), sconcio demonio, per amor di Dio, via di qui e non darci
pena; perché tu hai fatto della terra felice il tuo inferno,
riempito con urla di maledizione e profondi gemiti.
Dopo
una battuta corteggiante di Riccardo, Anne rincara la dose
chiamandolo “diffus’d infection of a man”, infezione di
uomo diffusa.
Macbeth
inciampa nel meccanismo del potere che è una scala i cui gradini
sono vite umane da calpestare:"That
is a step/On which I must fall down, or else o'erleap
(over
- super - uJpevr
- )
For
in my way it lies "
(I, 4), questo è un gradino sul quale devo cadere oppure scavalcarlo
poiché si trova sulla mia strada.
Diversi
tiranni in conclusione hanno qualche cosa di zoppo: Cipselo e
Periandro in quanto discendenti da Labda, Edipo poiché ha avuto i
piedi perforati13.
Anzi,
se consideriamo con attenzione la prima antistrofe del secondo
stasimo dell'Edipo re
di Sofocle vediamo
che tutte le tirannidi sono zoppe: "la prepotenza fa crescere il
tiranno, la prepotenza/ se si è riempita invano di molti orpelli/
che non sono opportuni e non convengono (mhde;
sumfevronta)14/salita
su fastigi altissimi/precipita nella necessità scoscesa/dove non si
avvale di valido piede" e[nq j ouj
podi; crhsivmw/ - crh'tai
"(Secondo stasimo, prima antistrofe, vv. 873 - 879). Non solo
il tiranno è zoppo e scivola, ma anche i suoi decreti.
Antigone
non obbedisce ai khruvgmata
di Creonte, ma alle leggi della coscienza e degli dèi che,
viceversa, sono a[grapta kajsfalh'
(Antigone,
v. 454), non scritti e non vacillanti.
Il
tiranno è ignobile, servile e impotente.
La
letteratura greca è percorsa dal motivo antitirannico: da Alceo che
esulta per la morte di Mirsilo (fr. 332 LP), o copre di insulti
Pittaco "to;n
kakopatrivdan"(
fr. 348 L P) dal padre ignobile;
a
Platone che certamente non risparmia biasimi al turanniko;"
ajnh;r. Costui,
nella Repubblica
(573c) è uomo, per natura, o per le abitudini, "mequstikov"..
ejrwtikov".. melagcolikov"",
incline al bere, al sesso, alla depressione; inoltre è di animo
sostanzialmente servile"oJ
tw'/ o[nti tuvranno" tw/' o[nti dou'lo""(579e),
della massima servilità e schiavitù e adulatore degli uomini più
malvagi.
Questa
considerazione che sembra paradossale, magari dettata a Platone da
un risentimento personale nei confronti dei despoti incontrati, è
confermata da uno psicoanalista moderno: E. Fromm in Fuga dalla
libertà sostiene che" l'impotenza dà luogo all'impulso
sadico a dominare; nella misura in cui l'individuo è capace, cioè
in grado di realizzare le sue possibilità sulla base della libertà
e dell'integrità del suo io, non ha bisogno di dominare e non prova
alcuna brama di potere" (p. 144).
CONTINUA
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1
“Chi vuole vedere quali sieno e pensieri de’ tiranni, legga
Cornelio Tacito, quando referisce gli ultimi ragionamenti che
Augusto morendo ebbe con Tiberio”. F. Guicciardini, Ricordi,
13.
2
Del 98 d. C.
3
La Penna,Aspetti
del pensiero storico latino,
p. 231 e 232.
4
Si pensi a certi "intellettuali" cattolici che per
servilismo verso i gestori dei businnes massimi dichiarano
che il cristianesimo è la più materialista delle religioni poiché
prevede la resurrezione dei corpi.
5
Cfr.
"
formidolosum… supra principem attolli
" di Tacito, citato sopra.
6Diogene
Laerzio, I, 96. “Aristippo nel primo libro Sulla
lussuria degli antichi
dice che sua madre Crateia era innamorata di lui e a lui si univa di
nascosto e che egli se ne compiaceva. Divulgatasi la notizia, si
addolorò per essere stato scoperto e divenne severissimo con
tutti”. L’opera del III sec. a. C. è falsamente attribuita ad
Aristippo. Si intitolava jArivstippo~
peri; palaia`~ trufh`~,
ed era un pamphlet scandalistico scritto per dimostrare che i
filosofi, soprattutto gli Academici, erano altrettanti Aristippi.
Per la tendenza all’incesto del tiranno si ricordino anche i
rapporti tra Nerone e Agrippina. Ndr.
7Erodoto,
V, 92, e
8 - 9.
8Erodoto,
V, 92, e
2. Così le streghe del Macbeth
promettono il regno al signore di Glamis, ma la successione ai
figli di Banquo (I, 3).
9Vernant
e Vidal - Naquet, Mito
e tragedia due ,
pp. 39, 48 e 49.
12
Cfr
la scheda “Dalla
salute del re dipende quella del suo popolo e della sua terra”, in
Medea,
a cura di Giovanni Ghiselli, Cappelli, pp. 135ss
13Edipo
re , 1034, e Rane
, 1192.
14
Queste parole possono
smontare l’utile perseguito da Giasone.
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