copertina del disco del gruppo musicale Vae Victis |
Vincitori
e vinti
Ho sempre
avuto l’anomala tendenza a saltare sul carro del vinto.
Per la
mia stranezza e filantropia, ujpo; dustropiva" kai; filantrwpiva". Da
bambino, quando alle medie Lucio Accio di Pesaro si leggeva l'Iliade, in
italiano e se ne imparavano a memoria dei brani, parteggiavo per i Troiani e
piansi calde lacrime per la morte di Ettore.
Forse per
il fatto che quando incappavo in gente manesca, le buscavo regolarmente essendo
minuto, cosa che mi favoriva assai nelle scalate ciclistiche e nelle corse in
genere, mentre mi sfavoriva molto nel difendermi dalle botte dei prepotenti
nerboruti.
Anche
quelli non buoni, una volta che sono vinti e maltrattati dai vincitori, spesso
non meno cattivi degli sconfitti, mi diventano simpatici poiché la storia è un
palinsesto scritto, raschiato e scritto di nuovo da chi via via vince le guerre
attraverso i massacri e gli atti di sadismo compiuti da una parte e
dall'altra in questi enormi e abnormi mattatoi che sono i conflitti tra gli
uomini imbestiati. Durante le tregue malsicure, gli uni, i vincitori,
processano gli altri, i vinti, ne dannano la memoria, come se loro fossero i
santi i liberatori, e gli altri, i battuti, gli sconci demòni, i
biechi oppressori.
Nec pudebit magistrum cuncta bona in animi
cultu ponentem profiteri paupertatem honestam
La selezione dei migliori ribaltata
Un
esempio di educazione e di umanità viene da Cristina Villa la poliziotta e
dottoressa in prima linea nella cattura di Cesare Battisti. Al giornalista di
"la Repubblica" che le ha domandato: "Avete festeggiato?"
la donna ha risposto: "Non ancora. Lo faremo, ma sia chiaro che
festeggiamo il successo professionale, non la sua perdita della libertà.
Catturarlo era il mio lavoro, e l'ho fatto. Ma io non brinderò mai alla
tristezza altrui".
Brava
Cristina, ottima professionalmente e umanamente.
Il tuo
capo, quello del "marcire in galera" non è degno nemmeno di lustrarti
le scarpe. Ma ora in questa Italia ostello di dolore e nave senza nocchiere in
gran tempesta, in questa nostra terra dove imperversano i ruffiani strapagati
per diffondere viltà, opportunismo e malizia, la selezione è innaturale: viene
fatta a scapito dei migliori e a vantaggio dei peggiori. Acta retro cuncta come
nella Tebe appestata dell'Oedipus di Seneca.
I veri
barbari
Ai veri barbari e delinquenti i quali dicono che il bambino di
Cesare Battisti può benissimo soffrire siccome suo padre ha fatto soffrire
altri bambini, rispondo citando Euripide.
Cruciali nelle Troiane del
415 a.C. sono i versi con i quali Andromaca accusa i Greci di essere loro i veri
barbari: w\ bavrbar j ejxeurovnte~ [ Ellhne~ kakav - tiv tonde pai`da
kteivnet joujde;n ai[tion; (vv.
764-765), "o Greci inventori della barbarie, perché uccidete questo
bambino che non è colpevole di niente?"
Ammazzare o fare soffrire un
bambino per paura di suo padre o per punirne il padre è la viltà e la barbarie
più grande che ci sia. E' un crimine orrendo
gianni il poverello
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