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venerdì 18 gennaio 2019

Il potere della passione. Parte 8

William Hogarth, David Garrick as Richard III

Il potere della passione

Percorso presentato nel liceo Aldo Moro di Manfredonia durante la notte dei licei, 11 gennaio 2019

La falsità del Potere
Nel Riccardo III di Shakespeare, il duca di Gloucester, non ancora re, simula una ripugnanza del potere per dissimularne la brama: lord Rivers, cognato del re Edoardo IV, gli dice che lui e i suoi figli hanno sempre seguito il re, dunque” so should we, you, if you should be our king”, faremmo lo stesso con voi, se foste re. E Riccardo risponde: “If I should be? I had rather be a pedlar! - Far be it from my heart, the thought thereof ” (I, 3), se fossi re? Preferirei essere un venditore ambulante! Sia lontano dal mio cuore un pensiero del genere!
Riccardo III, è “ il principe che ha letto Il Principe. La politica è per lui pura pratica, un’arte il cui fine è governare. Un’arte amorale come quella di costruire i ponti o come una lezione di scherma. Le passioni umane sono argilla, e anche gli uomini sono un’argilla di cui si può fare quel che si vuole.”1.
A Lady Ann che in un primo tempo lo rifiuta con sdegno chiamandolo foul devil, diavolo immondo, siccome gli ha ucciso marito e suocero, il duke of Gloucester, replica: “lady, you know no rules of charity, - which renders good for bad, blessing for curses”, signora, voi ignorate le regole della carità, che rende bene per male, benedizioni per imprecazioni. (I, 2, 68 - 69). Cfr. p. 20.

La constatazione del sangue umano che scorre nella corte viene denunciata da Donalbain, un figlio del re vecchio assassinato dal nuovo re, da Macbeth :"qui dove siamo ci sono pugnali nei sorrisi degli uomini: il vicino per sangue è il più vicino all'essere sanguinario” (where we are, there’s daggers in men’s smile: the near in blood, the nearer bloody, Macbeth 2, 3).

La "grande sconsacrazione rinascimentale della maestà"2 si trova anche nel teatro di Shakespeare: nel prologo di The tempest davanti ai cavalloni ruggenti, più di un re conta il nostromo (boatswain) che fa una domanda retorica :"what cares - not allied to L. cura - these roarers for the name of king?" (I, 1), che importa a queste bestie ruggenti del titolo di re? . Quindi il nostromo si rivolge al re Alonso e al gentiluomo Gonzalo: “To cabin: silence trouble - lat. turba - us not!” (I, 1, 16 - 18), in cabina, silenzio, non dateci noia

Il potere è un bene apparente
Riccardo II3 deposto da Bolingbroke che sarà Enrico IV espone “le tristi storie delle morti dei re”
For God’sake let us sit upon the ground per amor di Dio, sediamoci sulla terra
And tell sad (–lat. satur) stories of the death of kings:
How some have been deposed, some slain in war, uccisi in guerra
Some haunted by the ghosts they have deposed, ossessionati dai fantasmi di quelli che avevano deposto
Some poisoned by their wives, some sleeping kill’d,
All murdered (lat. mors). For within the hollow la vuota corona
crown - corona - korwvnh - cornacchia e coronamento/
That rounds - rotundus - the mortal temples (lat. tempora) of a king
Keeps death his court; and there the antic sits, sedēre, e[zomai - siede la beffarda, grottesca Scoffing his state and grinning at his pomp - pomphv invio, seguito - pompa seguito, processione, schernendo il suo stato e ghignando alla sua pompa4
Allowing - late latin. ad e locare - . him a breath, a little scene - scena - skhnhv - , concedenogli un breve respiro, una particina
To monarchize, be fear’d - lat. periculum, and kill with looks, fare il re, incutere timore fulminare con lo sguardo -
Infusing him with self and vain conceit
riempiendolo di sé e di vuote illusioni,
As if this flesh which walls - vallum palizzata - about our life
Come se questa carne che cinge di mura lo spirito
Were brass impregnable; and humour’d - lat. umor - umorem umidità - thus,
Fosse bronzo indistruttibile e dopo averlo lusingato così
Comes at the last, and with a little (pin lat - pinna penna, ala, freccia)
Viene alla fine e con un piccolo spillo
bores( - lat. forare) - through his castle wall, and farewell king!
Perfora le mura e addio re!
Cover your heads, and mock not - L. muccare, soffiarsi il naso - flesh and blood
Copritevi le teste e non canzonate un impasto di carne e di sangue
With solemn reverence, throw away gettate via respect lat. ,respicio respectus - riguardo
Tradition, form, and ceremonious - lat cerimonia - duty; tradizione formalità e il dovere dell’etichetta
For you have but mistook me all this while, poiché mi avere frainteso per tutto questo tempo.
I live with bread, like you; feel want, vivo di pane come voi, sento desideri
Taste - ( Late latin taxitare forma iterativa di taxare intensive di tangere) - grief - gravis - , need friends. Subjected - subiectus - thus ,assaporo il dolore ho bisogno di amici. Così asservito
How can you say to me I am a king? (Riccardo II, III, 2, 155 - 177)

Nelle Troiane di Euripide, Ecuba constata che il polu;~ o[gko~ , il grande vanto degli antenati era oujdevn, niente, era un gonfiore che si è dissolto.
“O grande vanto umiliato
Degli avi, come davvero eri un nulla!” (vv. 108 - 109)

Il secondo coro del Thyestes formato da vecchi micenei contrappone al tiranno crudele e avido un'immagine della regalità interiore:"rex est qui posuit metus/et diri mala pectoris,/quem non ambitio impotens/et numquam stabilis favor/vulgi praecipitis movet,/non quidquid fodit Occidens,/aut unda Tagus aurea/claro devehit alveo" (vv. 348 - 355), è re chi ha deposto le paure e le cattive passioni dell'animo crudele, quello che l'ambizione sfrenata non tocca e l'instabile favore del volgo precipitoso, né tutto quello che l'Occidente scava, o il Tago trasporta nel letto lucente con l'onda ricca d'oro.
Nella Fedra di Seneca, Ippolito rispondendo alla nutrice, la quale lo ha invitato a godersi la vita, ribatte che la propria esistenza a contatto con la natura silvestre è più godibile e più sana di quella ansiosa delle corti e delle città: “Non alia magis est libera et vitio carens () quam quae relictis moenibus silvas amat” (Fedra, v. 483 e 485). Chi vive nelle selve è libero dall’ambizione, dall’invidia, dalla paura, dall’avidità. Desidera fuggire lontano dal lusso dei re: “sollicito bibunt/auro superbi; quam iuvat nuda manu/captasse fontem!” (vv. 518 - 520), gli arroganti bevono nell’oro che dà ansia. Nell’età più antica si viveva commisti agli dèi, senza brama dell’oro, né proprietà privata, né navi, né asservimento dei buoi per arare la terra. “Rupere foedus impius lucri furor - et ira praeceps” (v. 540 - 541). Seguirono altri mali, tra cui la guerra, “sed dux malorum femina” (v. 559).

Il potere può fuorviare la passione e turbare la vita
Precedentemente la nutrice di Fedra aveva commentato la dira libido della regina associandola alla sorte socialmente elevata (magnae comes fortunae, Fedra, v. 206). Viceversa una sancta Venus, parvis habitat in tectis (v. 211) ed è il medium vulgus ad avere sanos affectus (v. 212).
I ricchi e i potenti regnanti sono insaziabili: plura quam fas est petunt (v. 214). La sentenza finale è: “Quod non potest vult posse qui nimium potest” (v. 215), chi è troppo potente vuole potere l’impossibile.
Fedra ribatte che il potere supremo sulla sua persona è quello di Amore: Amoris in me maximum regnum reor (218).
Il Coro della Medea di Euripide nella prima strofe del secondo stasimo biasima l'eccesso anche nel campo erotico:"Gli Amori che arrivano all'eccesso (a[gan) non procurano/buona reputazione né virtù agli uomini: ma se Cipride/giungesse/con moderazione (a{li" ), nessun'altra dea sarebbe così gradevole./Non scagliare mai, o signora, contro di me dal tuo arco d'oro/il tuo dardo inevitabile dopo averlo intinto di desiderio (vv. 627 - 635).

Il quarto coro della Fedra di Seneca commenta la morte di Ippolito con queste parole:" Quanti casus humana rotant! Minor in parvis Fortuna furit,/leviusque ferit leviora Deus;/servat placidos obscura quies,/praebetque senes casa securos" (vv. 1123 - 1127), quante cadute fanno girare le umane vicende! sugli umili la Fortuna infuria di meno, e dio più debolmente colpisce i più deboli; un'oscura tranquillità conserva gli uomini in pace e una casetta presenta vecchi tranquilli. Il fatto è che la fortuna volubile non mantiene le sue promesse a nessuno: “nec ulli praestat velox/Fortuna fidem! ”(vv. 1142.1143)

Non solo nella tragedia il potere è malvisto da Seneca: nel De brevitate vitae troviamo l’immagine di Augusto che, come altri potenti, desidererebbe discendere dalla sua sommità: “cupiunt interim ex illo fastigio suo, si tuto liceat, descendere; nam, ut nihil extra lacessat aut quatiat, in se ipsa fortuna ruit " (4, 1, 2), desiderano talora discendere da quel culmine, se fosse possibile farlo senza pericolo; infatti posto che nulla dall'esterno provochi o scuota, la fortuna implode da sola.

Manzoni riprende il tovpo" della violenza e della non giustizia del potere nell' Adelchi il protagonista ferito consola il padre sconfitto:"Godi che re non sei; godi che chiusa/all'oprar t'è ogni via: loco a gentile,/ad innocente opra non v'è: non resta/che far torto, o patirlo. Una feroce/ forza il mondo possiede, e fa nomarsi/Dritto.." (V, 8). E' il diritto del più forte.

Parini in Il mattino (prima parte di Il Giorno) aveva già ricordato questo “dritto” stravolto: “e ben fu dritto/se Cortes e Pizzrro umano sangue/non istimar quel ch’oltre l’Oceàno/scorrea le umane membra, onde tonando/e fulminando/, alfin spietatamente/balzaron giù da’ loro aviti troni/re messicani e generosi Incassi;/poiché nuove così venner delizie,/o gemma degli eroi, al tuo palato!” (vv. 149 - 157).


CONTINUA

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1 Jan Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, p. 42.
2 J. Kott, Shakespeare nostro contemporaneo, p. 173.3 Riccardo II Plantageneto (Bordeaux, 6 gennaio 1367Pontefract, 14 febbraio 1400) è stato re d'Inghilterra dal 1377 al 1399. La tragedia di Shakespeare è del 1595.

4 Cfr. il gatto del Cheshire, lo stregatto che Alice vede appollaiato in cima a un albero scomparire a poco a poco cominciando dalla punta della coda, finché rimane solo un grin, una sorta di ghigno in forma di riso (Alice nel paese delle meraviglie, di Lewis Carrol, 1865). all right”, said the Cat, and this time it vanished quite slowly, beginning with the end of the tail, and ending with the grin, which remained some time after the rest of it had gone.
Well I’ve often seen a cat without a grin” thought Alice; “but a grin without a cat! It’s the most curious thing I evere saw in all my life!” (capitolo VI Pig and pepper, porco e pepe). Il nonsense e la morte

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