William Hogarth, David Garrick as Richard III |
Il potere della passione
Percorso presentato nel liceo Aldo Moro di Manfredonia durante la notte dei licei, 11 gennaio 2019
La falsità del Potere
Nel
Riccardo III di Shakespeare, il duca di Gloucester, non ancora
re, simula una ripugnanza del potere per dissimularne la brama: lord
Rivers, cognato del re Edoardo IV, gli dice che lui e i suoi figli
hanno sempre seguito il re, dunque” so should we, you, if you
should be our king”, faremmo lo stesso con voi, se foste re. E
Riccardo risponde: “If I should be? I
had rather be a pedlar! - Far be it from my heart, the thought
thereof ” (I, 3), se fossi re?
Preferirei essere un venditore ambulante! Sia lontano dal mio
cuore un pensiero del genere!
Riccardo III, è “ il principe che ha letto Il Principe. La
politica è per lui pura pratica, un’arte il cui fine è governare.
Un’arte amorale come quella di costruire i ponti o come una lezione
di scherma. Le passioni umane sono argilla, e anche gli uomini sono
un’argilla di cui si può fare quel che si vuole.”1.
A
Lady Ann che in un primo tempo lo rifiuta con sdegno chiamandolo foul
devil, diavolo immondo, siccome gli ha ucciso marito e suocero,
il duke of Gloucester, replica: “lady, you know no rules
of charity, - which renders good for bad, blessing for curses”,
signora, voi ignorate le regole della carità, che rende bene per
male, benedizioni per imprecazioni. (I, 2, 68 - 69). Cfr. p. 20.
La
constatazione del sangue umano che scorre nella corte viene
denunciata da Donalbain, un figlio del re vecchio assassinato dal
nuovo re, da Macbeth :"qui dove siamo ci sono pugnali nei
sorrisi degli uomini: il vicino per sangue è il più vicino
all'essere sanguinario” (where we are, there’s daggers in
men’s smile: the near in blood, the nearer bloody, Macbeth
2, 3).
La
"grande sconsacrazione rinascimentale della maestà"2
si trova anche nel teatro di Shakespeare: nel prologo di The
tempest davanti ai cavalloni ruggenti, più di un re conta il
nostromo (boatswain) che fa una domanda retorica :"what
cares - not allied to L. cura - these roarers for the name of king?"
(I, 1), che importa a queste bestie ruggenti del titolo di re? .
Quindi il nostromo si rivolge al re Alonso e al gentiluomo Gonzalo:
“To cabin: silence trouble - lat. turba - us not!” (I,
1, 16 - 18), in cabina, silenzio, non dateci noia
Il
potere è un bene apparente
Riccardo II3
deposto da Bolingbroke che sarà Enrico IV espone “le tristi storie
delle morti dei re”
For
God’sake let us sit upon the ground
per amor di Dio, sediamoci sulla terra
And tell sad (–lat. satur) stories of the death of kings:
How
some have been deposed, some slain in war,
uccisi in guerra
Some
haunted by the ghosts they have deposed,
ossessionati dai fantasmi di quelli che avevano deposto
Some poisoned by their wives, some sleeping kill’d,
All
murdered (lat. mors). For within the hollow
la vuota corona
crown - corona - korwvnh
- cornacchia e coronamento/
That rounds - rotundus - the mortal temples (lat. tempora) of a
king
Keeps
death his court; and there the antic sits, sedēre, e[zomai
- siede la beffarda, grottesca Scoffing his state and
grinning at his pomp - pomphv invio,
seguito - pompa seguito, processione, schernendo il
suo stato e ghignando alla sua pompa4
Allowing
- late latin. ad e locare - . him a breath, a little scene -
scena - skhnhv - ,
concedenogli un breve respiro, una particina
To
monarchize, be fear’d - lat. periculum, and kill with looks, fare
il re, incutere timore fulminare con lo sguardo -
Infusing him with self and vain conceit
riempiendolo
di sé e di vuote illusioni,
As
if this flesh which walls - vallum
palizzata - about our life
Come
se questa carne che cinge di mura lo spirito
Were
brass impregnable; and humour’d - lat. umor - umorem
umidità - thus,
Fosse
bronzo indistruttibile e dopo averlo lusingato così
Comes
at the last, and with a little (pin lat - pinna penna,
ala, freccia)
Viene
alla fine e con un piccolo spillo
bores( - lat. forare) - through his castle wall, and farewell
king!
Perfora
le mura e addio re!
Cover
your heads, and mock not - L. muccare, soffiarsi
il naso - flesh and blood
Copritevi
le teste e non canzonate un impasto di carne e di sangue
With
solemn reverence, throw away gettate
via respect lat. ,respicio respectus -
riguardo
Tradition,
form, and ceremonious - lat cerimonia - duty; tradizione
formalità e il dovere dell’etichetta
For
you have but mistook me all this while,
poiché mi avere frainteso per tutto questo tempo.
I
live with bread, like you; feel want,
vivo di
pane come voi, sento desideri
Taste
- ( Late latin taxitare forma iterativa di taxare intensive di
tangere) - grief - gravis - , need friends. Subjected - subiectus -
thus ,assaporo il dolore ho bisogno di amici. Così
asservito
How
can you say to me I am a king?
(Riccardo II, III, 2, 155 - 177)
Nelle Troiane di Euripide, Ecuba constata che il polu;~
o[gko~ , il grande vanto degli
antenati era oujdevn, niente, era un
gonfiore che si è dissolto.
“O
grande vanto umiliato
Degli
avi, come davvero eri un nulla!” (vv. 108 - 109)
Il
secondo coro del Thyestes
formato da vecchi micenei contrappone al tiranno crudele e avido
un'immagine della regalità interiore:"rex
est qui posuit metus/et diri mala pectoris,/quem non ambitio
impotens/et numquam stabilis favor/vulgi praecipitis movet,/non
quidquid fodit Occidens,/aut unda Tagus aurea/claro devehit alveo"
(vv. 348 - 355), è re chi ha deposto le paure e le cattive passioni
dell'animo crudele, quello che l'ambizione sfrenata non tocca e
l'instabile favore del volgo precipitoso, né tutto quello che
l'Occidente scava, o il Tago trasporta nel letto lucente con l'onda
ricca d'oro.
Nella
Fedra di Seneca, Ippolito rispondendo alla nutrice, la quale
lo ha invitato a godersi la vita, ribatte che la propria esistenza a
contatto con la natura silvestre è più godibile e più sana di
quella ansiosa delle corti e delle città: “Non alia magis est
libera et vitio carens (…) quam quae relictis
moenibus silvas amat” (Fedra, v. 483 e 485). Chi vive
nelle selve è libero dall’ambizione, dall’invidia, dalla paura,
dall’avidità. Desidera fuggire lontano dal lusso dei re:
“sollicito bibunt/auro superbi; quam iuvat nuda manu/captasse
fontem!” (vv. 518 - 520), gli arroganti bevono nell’oro che
dà ansia. Nell’età più antica si viveva commisti agli dèi,
senza brama dell’oro, né proprietà privata, né navi, né
asservimento dei buoi per arare la terra. “Rupere foedus impius
lucri furor - et ira praeceps” (v. 540 - 541). Seguirono altri
mali, tra cui la guerra, “sed dux malorum femina”
(v. 559).
Il
potere può fuorviare la passione e turbare la vita
Precedentemente
la nutrice di Fedra aveva commentato la dira libido della
regina associandola alla sorte socialmente elevata (magnae comes
fortunae, Fedra, v. 206). Viceversa una sancta Venus,
parvis habitat in tectis (v. 211) ed è il medium vulgus
ad avere sanos affectus (v. 212).
I
ricchi e i potenti regnanti sono insaziabili: plura quam fas est
petunt (v. 214). La sentenza finale è: “Quod non potest
vult posse qui nimium potest” (v. 215), chi è troppo potente
vuole potere l’impossibile.
Fedra
ribatte che il potere supremo sulla sua persona è quello di Amore:
Amoris in me maximum regnum reor (218).
Il
Coro della Medea di Euripide nella prima strofe del secondo
stasimo biasima l'eccesso anche nel campo erotico:"Gli Amori
che arrivano all'eccesso (a[gan) non
procurano/buona reputazione né virtù agli uomini: ma se
Cipride/giungesse/con moderazione (a{li"
), nessun'altra dea sarebbe così gradevole./Non scagliare mai, o
signora, contro di me dal tuo arco d'oro/il tuo dardo inevitabile
dopo averlo intinto di desiderio (vv. 627 - 635).
Il
quarto coro della Fedra di Seneca commenta la morte di
Ippolito con queste parole:" Quanti casus humana rotant!
Minor in parvis Fortuna furit,/leviusque ferit leviora
Deus;/servat placidos obscura quies,/praebetque senes casa securos"
(vv. 1123 - 1127), quante cadute fanno girare le umane vicende! sugli
umili la Fortuna infuria di meno, e dio più debolmente colpisce i
più deboli; un'oscura tranquillità conserva gli uomini in pace e
una casetta presenta vecchi tranquilli. Il fatto è che la fortuna
volubile non mantiene le sue promesse a nessuno: “nec ulli
praestat velox/Fortuna fidem! ”(vv. 1142.1143)
Non
solo nella tragedia il potere è malvisto da Seneca: nel De
brevitate vitae troviamo l’immagine di Augusto che, come
altri potenti, desidererebbe discendere dalla sua sommità: “cupiunt
interim ex illo fastigio suo, si tuto liceat, descendere; nam, ut
nihil extra lacessat aut quatiat, in se ipsa fortuna ruit "
(4, 1, 2), desiderano talora discendere da quel culmine, se fosse
possibile farlo senza pericolo; infatti posto che nulla dall'esterno
provochi o scuota, la fortuna implode da sola.
Manzoni
riprende il tovpo" della violenza
e della non giustizia del potere nell' Adelchi il
protagonista ferito consola il padre sconfitto:"Godi che re non
sei; godi che chiusa/all'oprar t'è ogni via: loco a gentile,/ad
innocente opra non v'è: non resta/che far torto, o patirlo. Una
feroce/ forza il mondo possiede, e fa nomarsi/Dritto.." (V, 8).
E' il diritto del più forte.
Parini
in Il mattino (prima parte di Il Giorno) aveva già ricordato
questo “dritto” stravolto: “e ben fu dritto/se Cortes e Pizzrro
umano sangue/non istimar quel ch’oltre l’Oceàno/scorrea le umane
membra, onde tonando/e fulminando/, alfin spietatamente/balzaron giù
da’ loro aviti troni/re messicani e generosi Incassi;/poiché nuove
così venner delizie,/o gemma degli eroi, al tuo palato!” (vv. 149
- 157).
CONTINUA
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1
Jan Kott, Shakespeare
nostro contemporaneo,
p. 42.
2
J. Kott, Shakespeare
nostro contemporaneo,
p. 173.3
Riccardo II Plantageneto (Bordeaux,
6
gennaio
1367
– Pontefract,
14
febbraio
1400)
è stato re
d'Inghilterra
dal 1377 al 1399. La tragedia di Shakespeare è del 1595.
4
Cfr. il gatto del Cheshire, lo stregatto che Alice vede appollaiato
in cima a un albero scomparire a poco a poco cominciando dalla punta
della coda, finché rimane solo un grin, una sorta di ghigno in
forma di riso (Alice
nel paese delle meraviglie,
di Lewis Carrol, 1865). “all
right”, said the Cat, and this time it vanished quite slowly,
beginning with the end of the tail, and ending with the grin, which
remained some time after the rest of it had gone.
“Well
I’ve often seen a cat without a grin” thought Alice; “but a
grin without a cat! It’s the most curious thing I evere saw in all
my life!”
(capitolo VI
Pig and pepper,
porco e pepe). Il nonsense e la morte
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