NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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lunedì 28 gennaio 2019

Il potere non è potenza


Sono Felici Conte, Di Maio, Matteo Salvini e altri uomini del genere?
Rispondo, con Platone, che non li conosco abbastanza ma ne dubito.

Nel Gorgia  il giovane retore di origine agrigentina Polo dice a Socrate che fatti anche recenti dimostrano  che molti uomini sono felici pur commettendo ingiustizie wJ" polloi; ajdikou'nte" a[nqrwpoi eujdaivmonev" eijsin (470d).
 Quindi fa l’esempio di Archelao re di Macedonia (quello che aveva ospitato, tra gli altri Euripide e Agatone). Poi  domanda retoricamente all’anziano filosofo se non gli sembri felice quel monarca.
Il dialogo è ambientato nell’ultimo decennio del V secolo.
Socrate risponde che non lo sa poiché non ha mai incontrato Archelao.
Polo incalza il maestro di Platone e lo provoca dicendogi: è chiaro che ora affermerai che  nemmeno del grande re di Persia sai dire se sia felice.
A questo giovane infatuato doveva sembrare del tutto assurdo non riconoscere a occhi chiusi la felicità del sovrano più ricco e potente della terra.
Socrate risponde con solida semplicità e chiarezza: “ E  dirò appunto solo quello che è vero: di fatto non so come stia a educazione e giustizia    “ouj ga;r oi\da paideiva~ o{pw~ e[cei kai; dikaiosuvnh~ , Gorgia 470e).
Sono questi i criteri del giudizio sulla felicità.
Poi il maestro afferma che l’uomo bello e buono, così come la donna, è felice , mentre quello ingiusto e malvagio è un disgraziato-to;n me;n ga;r kalo;n kai; ajgaqo;n a[ndra kai; gunai'ka eujdaivmona ei\naiv fhmi, to;n de; a[dikon kai; ponhro;n a[qlion. 
Ieri ho visto il film La favorita che mostra per immagini tale verità
Dentro il palazzo c’è il dolore.
Infine porto l’ argomento decisivo per negare la felicità di quelli che hanno raggiunto il potere aspirando alla potenza: il potere non è potenza.

Via Penteo, da’ retta a me: ajll j ejmoiv, Penqeu', piqou'
non presumere che il potere abbia potenza sugli uomini, mh; to; kravto" au[cei duvnamin ajnqrwvpoi" e[cein (Euripide, Baccanti, 309-310)
Sono parole del vate Tiresia a Penteo, l’infatuato giovane re di Tebe
Poco più avanti, nel I Stasimo, il Coro  dice che il sapere non è sapienza –to; sofo;n d j ouj sofiva (Baccanti, 395)

Baci
gìanni

p.s. Seneca maledice il potere. Il regnum  secondo Seneca è un fallax bonum del quale non c'è da gioire: copre grande quantità di mali sotto un aspetto seducente:" Quisquamne regno gaudet? O fallax bonum/quantum malorum fronte quam blanda tegis"(Oedipus,vv.7-8), qualcuno gode del regno? O bene ingannevole, quanti mali copri sotto una facciata così lusinghiera!. Sono parole di Edipo che dà inizio al dramma descrivendo l'infuriare della pestilenza.
Per Seneca, " per questo uomo di potere…il potere è un nucleo irriducibile di male-insieme fatto e subìto, avviluppato nelle rispondenze tra violenza oggettiva e angoscia soggettiva"[1].
Questo tema è presente anche nella tragedia greca. Ione sostiene la superiorità della vita ritirata su quella impegnata o tesa al potere che viene smontato del tutto :"del potere lodato a torto/l'aspetto è dolce, ma dentro il palazzo/c'è il dolore  (tajn dovmoisi de;- luphrav): chi infatti è felice, chi fortunato/se, temendo e guardando di traverso (dedoikw;" kai; parablevpwn), trascina/il corso della vita? Preferirei vivere/da popolano felice piuttosto che essendo tiranno ("dhmovth" a]n eujtuch;"-zh'n a]n qevloimi ma'llon h] tuvranno" w[n"),/il quale si compiace di avere amici malvagi,/mentre odia i generosi per paura di attentati " (Ione, vv. 621-628). Tale affermazione è  ricorrente nell'opera euripidea: torna nell' Ifigenia in Aulide  dove lo stesso Agamennone, richiesto di sacrificare la vita della primogenita , dice a un vecchio servo:" ti invidio, vecchio,/invidio tra gli uomini quello che passa una vita/senza pericoli, ignorato, oscuro (ajgnw;" ajklehv" );/ quelli che stanno tra gli onori li invidio di meno"(17-20).


[1] G. Paduano (a cura di), Edipo, p. 9


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