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Plutarco Vita
di Antonio (II sec. d.C.) con
Shakespeare Antonio e Cleopatra (1606-7)
Prima parte della conferenza che terrò il 9 gennaio a Bologna: Plutarco in Shakespeare
La nobiltà nella morte
La
bellezza e la dignità della morte vengono anteposte alla
degradazione della vita da Cleopatra, l'ultima dei Tolomei: lo
capisce l'ancella Carmione la quale, al soldato che, vedendo il
cadavere della regina, le ha domandato : "kala;
tau'ta Cavrmion ;" è bello questo?, la regina
risponde con il suo ultimo fiato: "kavllista
me;n ou\n kai; prevponta th'/ tosouvtwn ajpogovnw/ basilevwn"
(Plutarco, Vita di Antonio, 85, 8), è bellissimo e si
confà a una donna che discende da re tanto grandi.
Lo
stesso personaggio (Charmian) dell'Antonio e Cleopatra di
Shakespeare, all'ottuso guardiano (First Guard) che le ha
posto la medesima domanda retorica (Charmian, is this well done?)
, replica : "It is well done, and fitting for a
princess-Descended of so many royal kings. Ah, soldier! (5,
2)", è ben fatto e adatto a una sovrana discesa da tanti nobili
re. Ah soldato!
Cfr.
anche Antigone e Aiace di Sofocle e pure Polissena nell'Ecuba di
Euripide per la dignità e la nobiltà nella morte.
Soltanto
nella bellezza si può tollerare il dolore di vivere,
afferma Polissena quando antepone una morte dignitosa a
una vita senza onore:"to;
ga;r zh'n mh; kalw'~ mevga~ povno~, (Euripide, Ecuba ,
v. 378), vivere senza bellezza è un grande tormento".
Il
culto della bellezza nella vita e nella morte non manca in Sofocle:
Antigone dice a Ismene: ma lascia che io e la pazzia che
spira da me/soffriamo questa prova tremenda: io non soffrirò/nulla
di così grave da non morire nobilmente"peivsomai
ga;r ouj-tosou`ton oujden w{ste mh; ouj kalw`~
qanei`n ( Antigone, vv. 95-97).
Aiace risponde
al corifeo ajll j h]
kalw'" zh'n h] kalw'" teqnhkevnai-- to;n eujgenh' crhv" ma
il nobile deve o vivere con stile, o con stile morire
(Sofocle, Aiace vv.479-480):".
La
dignità nell’insuccesso
Neottolemo,
il figlio schietto dello schietto Achille, dice al subdolo Odisseo
del Filottete :"
bouvlomai
d j, d' , a[nax,
kalw'"-drw'n ejxamartei'n ma'llon h] nika'n kakw'" "
(vv. 94-95), preferisco, sire, fallire agendo con nobiltà che avere
successo nella volgarità.
John
Middleton Murry (in Shakespeare, trad. it. Einaudi,
1953) rileva la regalità di Cleopatra e quella di Antonio
nell' Antonio e Cleopatra di Shakespeare.
Cleopatra
ricorda regalmente la regalità di Antonio vivo, come lo vede morto:
"Cleopatra stessa rimane soffusa di uno splendore di tramonto e
la sua dignità nella morte viene rivestita della maestà dei cieli.
La disposizione delle parole è magica: dà valore e rilievo a quella
definizione della poesia data dal Coleridge: "le parole
migliori nel miglior ordine" prose:
words in their best order;
poetry: the best words
in the best order
"Quest'ordine è
tale che ogni rilievo confluisce in quella parola "regale"
(p. 351)
Regalità
e lealtà, procedono allora di pari passo; e colui ch'è leale,
diviene regale per la sua lealtà"
La regalità
di Cleopatra, del suo fascino, è messa in evidenza anche
da Plutarco
Il
quale scrive che la la sua bellezza in sé -auJto;
to; kavllo"- non era proprio incomparabile-ouj
pavnu dusparavblhton.-dus-parabavllw- getto
di fianco, paragono- né
tale da stordire quelli che la vedevano-oujd
j oi|on ejkplh'xai tou;" ijdovnta"- ma
la sua compagnia aveva una presa dalla quale non si poteva
fuggire-ajfh;n (a[ptw) dj
ei\cen hJ sundiaivthsi" a[fukton (Plutarco, Vita di
Antonio, 27).
L’essenza
della regalità è qualche cosa che rende l’uomo più uomo, cioè
più buono. Nel Mercante di Venezia, Porzia dice che
la clemenza adorna il monarca sul trono meglio della sua corona
poiché lo scettro è l’emblema del potere terreno e in esso
risiedono il timore e la paura che ispirano i re, but mercy
is above the sceptred sway, ma la misericordia è al di
sopra del potere scettrato. Essa ha il suo trono nel cuore dei re ed
è un attributo del Dio stesso, it is an attribute to God
himself (IV, 1, 188-197).
In
questa essenza della regalità vi è l’idea della comunione fra gli
uomini.
Antonio
e Cleopatra immortalano la loro regalità perseverando nella loro
diversità dai politici usuali.
Viene
in mente il Vangelo di Matteo: “et
eritis odio omnibus propter nomen meum; qui autem perseveraverit
usque in finem, hic salvus erit”, oJ
de; ujpomeivna" eij" tevlo" ou|to"
swqhvsetai (N. T. 10,
22).
Cleopatra
affronta la morte per non perdere la propria identità diventando
schiava di Ottaviano e non assimilarsi alla canaglia che l’ha
tradita asservendosi al vincitore come ha fatto Seleuco cui la regina
dice: “se tu fossi uomo, avresti pietà di me –wert thou a
man, thou wouldst have mercy on me” V, 2, 173-174)
Piuttosto
che vedersi vilipesa da littori e istrioni che rappresenteranno
Antonio come ubriaco e che dover assistere a qualche giovanotto il
quale travestito da becera Cleopatra squeaking
Cleopatra avvilirà
la sua grandezza raffigurandola in
the posture of a whore (V,
2, 214-219), la donna regale, la donna non comune decide di
uccidersi. Non ha più dubbi: “My
resolution is placed, and I haved nothing of woman in me: now
from head to foot I am a marble-constant; now the fleeting moon non
planet of mine”
(V, 2, 238-241), adesso la luna incostante non è il mio pianeta.
Cf Lady
Macbeth che vuole defemminilizzarsi quando invoca gli spiriti che
apportano pensieri di morte:"unsex me here", snaturatemi
il sesso ora, e riempitemi dalla testa ai piedi della crudeltà più
orrenda (of direst cruelty). Il sangue di cui gronda la
tragedia, nel suo corpo deve addensarsi e chiudere ogni
via di accesso al rimorso ( Macbeth, I, 5).
Cfr.
pure la Medea di Seneca la quale pensa di incenerire l'istmo di
Corinto e di assumere la ferocia massima negando la propria
femminilità:" pelle femineos metus/et inhospitalem
Caucasum mente indue./ " (vv. 42-44, scaccia le paure
femminili e indossa mentalmente il Caucaso inospitale, dice a se
stessa.
Lady
Macbeth e Medea vogliono uccidere altre persone, Cleopatra solo
la schiava che diventerebbe dopo la vittoria di Ottaviano, e
lo fa con regalità: the stroke of death is as a lover's
pinch (V, 2, 294), il tocco della morte è come il
pizzicotto di un amante.
Il
voltagabbana
Domizio
Enobarbo, già pompeiano, perdonato da Cesare, poi si unì a Sesto
Pompeo contro i triumviri. Ma nel 40 passò ad Antonio dal
quale defezionò durante la battaglia di Azio, come la
vide perduta.
Plutarco racconta
che in seguito a questo tradimento di Enobarbo, Antonio si comportò
magnanimamente con benevolenza (eujgnwmovnw", Vita
di Antonio,
63, 3) pur contro il parere di Cleopatra para;
th;n Kleopavtra" gnwvmhn. Infatti
si dispiacque di quella defezione, tuttavia gli mandò pa'san
th;n ajposkeuh;n,
tutti i suoi bagagli con gli amici e i servi. Enobarbo morì subito
come se avesse cambiato opinione (w{sper
metabalovmeno") per
il fatto che non erano rimasti nascosti la sua infedeltà e il suo
tradimento -ejpi; tw'/ mh;
laqei'n th;n ajpistivan aujtou' kai;
prodosivan.
Nella
tragedia di Shakespeare (Antonio e Cleopatra, III,
13) Enobarbo dice a Cleopatra che la colpa della sconfitta è di
Antonio.
La
regina gli domanda: “Is Antony or we in fault for this?”
Enobarbo
risponde: “Antony only, that would make his will
Lord of his reason” (III, 13, 2-4).
Fece
male a seguire Cleopatra che fuggiva: the itch of his
affection should not then-have nick’d his captainship, il
prurito dell’amore non avrebbe dovuto intaccare in quel momento la
sua funzione di comando (III, 13, 7-8)
Enobarbo
dopo le vittorie di Ottaviano pensa che the loyalty held too
fools, la lealtà serbata ai pazzi trasforma la fede in
pazzia-does make our faith mere folly,. Tuttavia ha dei dubbi:
chi segue fedelmente il suo signore caduto, vince colui che ha vinto
il suo signore (III, 13, 42-45).
Antonio
nella tragedia di Shakespeare reagisce come
nella Vita di Plutarco: Go
Eros, send his treasur after; do it.
non trattenere uno iota, te lo ordino. Scrivigli cortesi addìi e
saluti. Digli che gli auguro di non trovare più motivi per cambiare
padrone. O,
my fortunes have-corrupted honest man! (IV, 5,
12-16).
Anche
l'Enobarbo di Shakespeare si pente, e si uccide per giunta
. Prega la luna di essere testimone del suo pentimento (IV, 9, 7).
Sempre
rivolto a the blessed moon aggiunge: "trhow
my heart against the flint and hardness of my fault", getta
Il mio cuore contro la durezza di selce della mia colpa ed esso,
inaridito dal dolore, si frantumerà in polvere, ponendo termine a
tutti i ripugnanti pensieri. Oh Antonio, più nobile di quanto è
infame il mio tradimento, forgive me in thine own particular,
but let the world rank me in register a master-leaver and a fugitive:
o Antony, Antony! (IV, 9, 15-23), perdonami per tuo
proprio conto, ma lascia che il mondo mi classifichi nel registro dei
traditori e disertori.
Nella
prima scena del I atto Antonio afferma la propria identità di uomo
passionale e celebra l'amore che lo lega a Cleopatra
dicendo:"kingdoms are clay" ( …) the
nobleness of life is to do thus (I, 1, 35-37) i regni
sono fango, la nobiltà di vita è fare così. E abbraccia Cleopatra
dicendo che il loro mutuo amore gli fa imporre al mondo, rischiando
una punizione, di riconoscere che costituiscono una coppia
incomparabile. E' il prevalere della passione sulla rispettabilità,
sulle convenienze, sulla ragionevolezza.
Nella
prefazione a Demetrio-Antonio, Plutarco che
è meno benevolo di Shakespeare nei confronti di Antonio, afferma
che forse non è male inserire tra gli esempi le vite di
uomini che hanno fatto uso del loro ingegno in modo troppo
sconsiderato, e sono divenuti celebri nel potere e nelle grandi
imprese per i loro vizi ("eij"
kakivan").
Antonio
era amato dai suoi soldati poiché amava gozzovigliare con loro.
Fondamentale per lui era la figura di Ercole. Il suo comportamento,
cameratesco, generoso, passionale, era visto come Erculeo.
Nella
tragedia di Shakespeare si sente una musica in aria, o sotto terra,
davanti al palazzo di Cleopatra e un soldato chiede: “It signs
well, does it not?” E un altro “No”. Allora
“What should this mean?” E il pessimista: “’Tis the
god Hercules, whom Antony loved, Now leaves him” ( 4, 3,
14-16).
Sentiamone
un riuso fatto da T. S. Eliot: “the God Hercules/Had left him,
that had loved him well” (Burbank with a Baedeker, Bleistein
with a cigar (1920).
Plutarco scrive
che l’aspetto stesso di Antonio ricordava quello di Eracle quale
appare nei dipinti e nelle statue. Aveva una bella barba, un’ampia
fronte e un naso aquilino. Secondo una tradizione antica gli Antoni
erano Eraclidi discendenti da Antone, figlio di Eracle e il triumviro
si adoperava per confermare questa leggenda con l’atteggiamento e
l’abbigliamento: portava al fianco una grande spada mavcaira
megavlh e indossava un mantello ruvido savgo"
perievkeito tw'n sterew'n (4, 1-4).
I
Romani non approvavano il suo amore per Cleopatra e il fatto che
riconobbe i gemelli avuti da lei. Ma Antonio era abile nell’abbellire
le brutture ajll j ajgaqo;"
w]n ejgkallwpivsasqai toi'" aijscroi'" (Vita, 36,
6) diceva che la nobiltà di stirpe si propaga con molti
figli. Così Eracle e il suo progenitore figlio di Eracle avevano
dato libero corso alla natura mettendo al mondo tanti figli
Ed
ecco il brutto segno in Plutarco: poco prima della guerra con
Ottaviano “Pesaro città colonizzata da Antonio, situata
sull’Adriatico Peivsaura
jAntwnivou
povli" klhrouciva wj/kismevnh para;
to;n jAdrivan, fu
ingoiata da una voragine che si spalancò nella terra .
Una
statua di Antonio presso Alba stillò sudore e mentre
Antonio soggiornava a Patrasso, il tempio di Eracle fu colpito dai
fulmini e ad Atene il Dioniso della Gigantomachia situato sul muro
meridionale dell’acropoli cadde nel teatro strappato dal vento.
Antonio diceva di essere parente di Eracle per la stirpe e di Dioniso
poiché ne imitava lo stile di vita, Si faceva chiamare Diovnuso"
nevo" (Vita
di antonio,
60, 2-5).
Poi
ci furono altri presagi con tristo annunzio di futuro danno.
Nella Vita
di Antonio l’autore cita due versi dell’Edipo re ("la
città è piena tanto del fumo dei sacrifici,/quanto di preghiere,
quanto di gemiti” il quarto verso è leggermente modificato e il
quinto senza ritocchi) per significare la dissolutezza pestifera di
Antonio: quando il triumviro si recò in Oriente, l’Asia intera,
come quella famosa città di Sofocle (Tebe) era piena di fumi di
incenso, e insieme di peani e di gemiti (24, 3).
Subito
dopo Plutarco racconta che Antonio entrò in Efeso preceduto da donne
vestite come le Baccanti e da uomini e fanciulli abbigliati da Satiri
e da Pan; la città era piena di edera, tirsi, zampogne e flauti e
la gente acclamava Antonio come Dioniso che dà gioia e amabile. Per
alcuni sarà stato tale, ma per i più era
j
Wmhsth;~ kai; jAgriwvnio~ (24,
4-5), Dioniso Crudivoro e Selvaggio.
Quando
Cleopatra si recò da lui risalendo il fiume Cidno, con teatralità
ancora più vistosa, si diffuse dappertutto la voce che Afrodite con
il suo corteo andava da Dioniso per il bene dell’Asia (wJ~
hJ jAfrodivth kwmavzoi pro;~ to;n Diovnuson ejp j ajgaqw`/
th`~ jAsiva~, 26,
5). Quindi Plutarco racconta alcune buffonate che i due amanti
compivano divertendo gli Alessandrini i quali dicevano che Antonio
con i
Romani
usava la maschera tragica e con loro quella comica ( levgonte~
wJ~ tw`/ tragikw`/ pro;~ tou;~ JRomaivou~ crh`tai
proswvpw/, tw`/ de; kwmikw/` pro;~ aujtouv~, 29,
4).
Plutarco fa
notare un’altra analogia tra Eracle e Antonio: come Eracle fu
schiavizzato da Onfale, la regina di Lidia che gli tolse la clava e
la pelle leonina- to;
rJovpalon kai; th;n leonth'n (Vita, 90, 3), così
Cleopatra ammaliò, disarmò Antonio e lo persuase a rimanere ozioso
divertendosi con lei sulle spiagge di Canòpo
Cleopatra
nel rimpiangere Antonio ne ricorda la grandezza, la generosità la
forza e la gioia di vivere: le sue gambe cavalcavano l’Oceano, il
suo braccio alzato era il cimiero del mondo, la sua voce era
armoniosa come tutte le intonate sfere, ma se voleva dominare e
scuotere il mondo, era simile al tuono che rimbomba. Quanto alla sua
generosità non c’era inverno in essa (…) le sue gioie erano come
delfini; esse mostravano la schiena al di sopra dell’elemento in
cui vivevano, (V, 2, 82-90).
Cleopatra
decide di ricongiungersi all’amante morto e chiede a Charmian di
adornarla dalla regina che è: “I am again for cydnus-to meet
mark Antony” (V, 2, 227-228)
Allora
torniamo al trionfo dell’amore sul fiume Cidno.
Plutarco Vita
di Antonio (26),
Cleopatra
risaliva il fiume: “ejn
porqmeivw/ crusopruvmnw, tw'n me;n iJstivwn aJlourgw'n
ejjkpepetasmevnwn, th'ς d’
eijresivaς ajrgurai'ς kwvpaiς ajnaferomevnhς pro;ς aujlo;n
a{ma suvrigxi kai; kuqavraiς sunhrmosmevnon, in
un battello dalla poppa dorata, con le vele purpuree spiegate, con il
remeggio di remi d’argento condotto a suono del flauto insieme
con zampogne e cetre
Nell’Antonio
e Cleopatra di Shakespeare , la regina d’Egitto risaliva
il fiume Cidno in un battello simile a un trono che risplendendo
scintillava sull’acqua, la poppa era di oro battuto, le
vele di porpora e così profumate che i venti languivano d’amore
per esse, i remi erano d’argento e mantenevano i colpi al ritmo del
flauto. “the poop was beaten gold purple the
sails… the oars were silver which
to the tune of flutes kept stroke, (II, 2, 196-200).
CONTINUA
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