La mancanza di compassione è il contrassegno dell'uomo rozzo, ignorante o ammaestrato che sia
Ancora
l’Elettra di Euripide. La compassione
Oreste
dice che l’ ai[sqhsi" la
percezione delle pene, anche di quelle fuori dalla porta di casa
morde comunque i mortali davknei brotouv"
( Euripide, Elettra ,
291)
Chiede quindi
alla sorella che ancora non l’ha riconosciuto di raccontare
l’assassinio di Agamennone per poter riferire al
fratello lontano i discorsi non piacevoli ma necessari a sentirsi.
Bisogna fare sapere. Nell’ignoranza ajmaqiva/, che
è pure mancanza di sensibilità, rozzezza d’animo, poiché chi ha
sensibilità sente il bisogno della paideiva, nell’ajmaqiva dunque
non c’è in nessun modo oi\kto" la
compassione. Questa si trova nei sofoiv, tuttavia,
in effetti, neppure è indenne da pena l’eventualità che
nei sofoiv ci sia
un’intelligenza troppo sapiente – kai;
ga;r oujd j ajzhvmion - gnwvmhn ejnei'nai toi'" sofoi'"
livan sofhvn (296)
Insomma
anche l’eccesso di sapere può essere u{bri" se
il sapere non è sapienza.
Lo dicono
le Menadi di Euripide nel I Stasimo "to;
sofo;n d j ouj sofiva" (Baccanti ,
v. 395)
Insomma:
la sapienza sa di vita. Il sapere che non comprende non ama, non
sente la compassione, non aiuta la vita, è un sapere cimiteriale.
Sentiamo il
piccolo grande uomo del film Il grande dittatore di
Chaplin: “Our knowledge has made us cynical, our cleverness hard
and unkind. We think to much and feel to little. More than
machinery we need humanity. More than cleverness we need
kindness and gentleness”, la nostra conoscenza ci ha resi
cinici, la nostra intelligenza duri e scortesi. Noi pensiamo troppo e
sentiamo troppo poco. Più che di macchinari abbiamo bisogno di
umanità. Più che di intelligenza abbiamo bisogno di bontà
gentilezza.
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