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martedì 12 febbraio 2019

"Elettra" di Sofocle. Primi versi del I episodio

Elettra (Romagnoli)
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Primi versi del I episodio dell'Elettra di Sofocle
Deianira: l'abisso inghiotte chi lo guarda troppo a lungo

I episodio dell’Elettra di Sofocle 251-471
Elettra esprime tutto l’odio per la madre, lovgoisi gennaiva gunhv, 287, donna nobile a parole, l’assassina che ha l’impudenza di festeggiare tutti i mesi  il giorno ricorrente del crimine perpetrato con l’amante.
Per giunta la madre abbaia (uJlaktei`, 299) furiosa contro la propria figliola, e intanto il suo amante oJ pavnt j a[nalki~ ( il codardo in tutto 301) l’aizza, il miserabile che combatte con le donne-oJ su;n gunaixi; ta;" mavca" poiuvmeno" (302)
La madre le rimprovera perfino di avere salvato il fratello, racconta alle coreute Elettra
Io intanto mi consumo. Stando in mezzo ai mali è necessario praticare il male, -ajll j ejn toi" kakoi'"- pollh; j est j ajnavgkh kajpithdeuvein kakav (309).
Excursus su Deianira
 Chi frequenta a lungo un mostro, o un idiota, o un ignorante gli si assimila. Le malattie sono contagiose: anche quelle mentali
Cfr. Deianira nelle Trachinie e pure le donne ammazzate di recente: penso che abbiano per lo meno fatto una scelta sbagliata mettendosi con un assassino che per giungere a tanto deve essere stato da tempo un prepotente e un violento.
Sbagliatissimo è presentare queste vittime come eoine, “solari” etc. e indicarle come modello santificandole.
Si guardino molto bene le ragazze dall’accettare uomini maneschi anche per un solo giorno!
Nelle Trachinie  di Sofocle Deianira è la moglie infelice, sposa dell'infedele Eracle. Sin da ragazza, quando abitava con il padre, ebbe una dolorosissima paura delle nozze (v. 7-8). Infatti ricorda:"Mnhsth;r ga;r  h\n moi potamov",  jAcelw'/on levgw" (v. 9), il mio pretendente era un fiume, dico l'Acheloo. Insomma era corteggiata da un mostro.
 "Deianira appartiene ancora, in qualche modo, al regno dei mostri: è stata richiesta in sposa da uno di essi, desiderata da un altro[1], che l'ha toccata, che si confida con lei e ne fa una sua complice. E nella lotta contro Acheloo, Eracle ha fattezze ferine. Da questo bestiario, che ha conservato in sé come orrore e come fremito, Deianira non potrà uscire"[2]. La lotta da cui Eracle esce vincente è un fragore di mani, di archi di corna taurine insieme confuse (Trachinie , vv. 517-518).
La Deianira delle Heroides[3] di Ovidio,  lontana da Eracle occupato a inseguire  terribili fiere,  è ossessionata dal pensiero dei mostri con i quali il marito deve lottare:"inter serpentes aprosque avidosque leones/iactor et haesuros terna per ora canes " (IX, 39-40), mi aggiro tra serpenti e cinghiali e leoni bramosi, e cani[4] pronti ad attaccarsi con tre bocche. Senza contare gli amori con le straniere:"  peregrinos addis amores "(v. 49) 
"Chi lotta coi mostri deve guardarsi dal diventare un mostro anche lui. E se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te"[5].

All'inizio delle Trachinie, la moglie lasciata sola, a Trachis, in Tessaglia, per quindici mesi, lamenta l'assenteismo coniugale di Eracle il quale, come eroe, è impegnatissimo, ma come marito si comporta alla pari di un colono che, avendo preso un campo lontano (a[rouran e[ktopon labwvn, v. 32) va a vederlo solo un paio di volte all'anno, una quando semina e una quando miete:"speivrwn movnon prosei'de kajxamw'n[6] a{pax" (v.33).

Non manca un rimprovero a Oreste che intanto esita ( joknei`, 320)  a tornare, mentre io non esitai, fa Elettra.

CONTINUA


[1] Il centauro Nesso.
[2]U. Albini, Interpretazioni teatrali , Le Monnier, Firenze, 1972, p. 59.
[3]Sono  lettere d'amore. in distici elegiaci,di donne amanti di eroi, e altre  lettere di uomini a donne del mito con le risposte. Il primo gruppo ( epistole I-XV) uscì secondo alcuni attorno al 15 a. C. ,  fra la prima (20a. C.) e la seconda edizione degli Amores  (1 a. C.). Altri abbassano la data fino al 5 a. C.  Il secondo gruppo di epistole doppie ( XVI-XXI) fu composto poco prima dell'esilio (tra il 4 e l'8 d. C.). Il metro è il distico elegiaco.
[4]Come Cerbero, il cane di Ades, dal ringhio metallico.
[5] Nietzsche, Di là dal bene e dal male  (del 1875),  p. 94.
[6] Crasi di kai; ejxamw'n.

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