La Fedra di
D’Annunzio dice: “ Mia madre/ nacque dal Sole e
dall’Oceanina;/ e per ciò sono anch’io piena di raggi/ e di
flutti, sono piena di chiarori e di gorghi” (Atto I).
La
nutrice rinfaccia a Ippolito di essere uno truculentus et
silvester (Fedra, v. 462), truce e selvatico, in
quanto passa una gioventù senza Venere, una dea che colma i vuoti
della razza umana. Se la escludi, il mondo rimane senza vita:
“Excedat… rebus humanis Venus…vacuum sine ullis piscibus
stabit mare/alesque caelo derit et silvis fera (v. 469 ss.),
mancherà l’uccello al cielo e la fiera ai boschi.
Insomma: orbis
iacebit squalido turpis situ (471), il mondo
giacerà brutto in uno schifoso squallore.
Proinde
vitae sequere naturam ducem (v. 481), segui dunque la guida
della natura
Cfr.
Il Pervigilium Veneris
Cras
amet qui numquam amavit, quique amavit cras amet,
Ver
novum ver iam canorum; vere natus orbis est,
Vere
concordant amores vere nubunt alites,
Et
nemus comam resolvit de maritis imbribus
Cras
amorum copulatrix inter umbras arborum
Implicat
casas virentes de flagello myrteo.
Cras
Dione iura dicit fulta sublimi throno
Cras
amet qui numquam amavit, quique amavit cras amet
Sette
trochei e mezzo: tetrametro trocaico catalettico in
syllabam con un anceps finale
Cfr. amor
omnibus idem di Virgilio
"Omne
adeo genus in terris hominumque ferarum-que/et genus aequoreum,
pecudes pictaeque volucres/ in furias ignemque ruunt: amor omnibus
idem "( Georgica III, vv.
243-244) così ogni specie sulle terre di uomini e di animali, e la
razza marina, il bestiame e gli uccelli colorati si precipitano in
ardori furiosi, amore è lo stesso per tutti.
L’amore
viene spesso calunniato perfino dalla madre sua
Nel
romanzo di Apuleio, Psiche è adorata più di Venere la quale si
risente e convoca il figlio pinnatum et satis temerarium.
Costui ferisce, corrompe et nihil prorsus boni
facit (Metamorfosi, 4, 30).
Qui
Eros viene calunniato dalla madre.
Ricordiamo
altre calunnie.
Apollonio
Rodio: daivmwn
ajlginovei~ (IV, 64).
scetli
j [Erw~, mevga ph`ma, mevga stuvgo~
ajnqrwvpoisin (IV, 445), atroce Amore. Grande
angoscia, grande abominio per gli uomini.
Virgilio, Eneide IV
412: improbe amor, quid non mortalia pectora cogis!
Platone nella Repubblica fa
dire a Sofocle che è contento della vecchiaia, w{sper
luttw`nta tivna kai; a[grion despovthn ajpodrav~ come
se fossi fuggito da un padrone furioso e e selvaggio. Ab
domino agresti ac furioso profūgi (Cicerone, De
senectute, 14).
Venere
vuole che Psiche si innamori di un homo extremus (4,
31
Altre
rivalutazioni di Eros (dopo quella di Agatone nel Simposio platonico
ricordata sopra
Shakespeare
in Pene d’amore perduto, dice che il sentimento
d’amore è più lieve e sensibile delle tenere antenne di
chiocciole increspate (IV, 3).
Il
mondo senza Eros e Venere è una colossalre immondizia enormis
eluvies
Nell’Asino
d’oro di Apuleio, Psiche punisce le
sorelle attirandole in una trappola e facendole morire. Ha perso la
sua santa semplicità. Poi va a cercare Amore e intanto avis
peralba illa gavia, va a parlare a Venere.
Il
gabbiano dice che nell’assenza delle due divinità dell’amore, il
mondo sta precipitando nell’età del ferro: non voluptas,
non gratia, non lepos, sed incompta et agrestia et horrida cuncta;
non nuptiae coniugales, non amicitiae sociales, non liberum
caritates, sed enormis eluvies, una colossale inondazione di
immondizia et squalentium foederum insuāve fastidium (5,
28) e una sgradevole noia di rapporti squallidi.
La verbosa
et satis curiosa avis borbottava queste parole .
Credo
che l’immondizia che si accumula in alcune nostre città sia
simbolica proprio della mancanza di concordia e simpatia tra gli
esseri umani.
Nessun commento:
Posta un commento