Elettra
di Sofocle. II parte commentata secondo il mio metodo comparativo. Gli
excursus sono in più
Conclusione
del Prologo
Tra
i due fratelli è la ragazza che segue i dettami del codice eroico
(non cedere, non fingere mai)
Oreste
spinge il vecchio pedagogo a entrare poiché è arrivato
il kairov~ che
è il mevgisto~
ejpistavth~ (
Sofocle, Elettra,
76), il sovrintendente più grande di ogni azione umana
(e[rgou
pantov~).
Kairov~ è
una parola chiave. Cfr.
Isocrate Non si deve fallire l'occasione:"tw'n
kairw'n mh; diamartei'n"(Contro
i sofisti ,
16)
Si
sentono giungere i gemiti di Elettra dall’interno. Escono
Oreste, Pilade e il Pedagogo. Vanno a portare libagioni sulla tomba
di Agamennone. Monodia
di Elettra. Quindi compare Elettra,
uscendo dalla soglia della reggia, e recita una monodia
(86-120).
Elettra
si rivolge alla luce pura (w\
favo~ aJgnovn,
86 ). Ricorda che di notte e di giorno piange il padre cui sua madre
e l’amante (koinolechv~, 97)
Egisto spaccano la testa con la scure (scivzousi
kavra pelevkei,
99) come quercia i boscaioli (o{pw~
dru`n uJlotovmoi).
Il presente significa l’impossibilità di obliare l’orrore
E
non c’è altro compianto di donna (oi\kto~, 100)
che il suo.
Elettra
dice ouj
lhvxw qrhvnwn (102-103) non
cesserò di piangere come l’usignolo (ajhdwvn)
che ha perduto i figli. Cfr.
il non cedere di Achille cedere
nescius appunto
e il mito di Procne.
Quindi la
ragazza invoca l’ jarav.
La maledizione e le Erinni, quelle del padre, perché ne vendichino
l’eccidio. Inoltre chiede il ritorno del fratello.
Parodo commatica
(vv. 121-250).
E’
un dialogo lirico (kommov~) tra
Elettra e il Coro formato da donne nobili di Micene.
Nell’Elettra di
Euripide invece la ragazza vive in campagna sposata con un contadino
di buon animo che la rispetta al punto di non consumare le nozze
tanto grande è la diversità di rango. Questo matrimonio incongruo
era stato imposto da Egisto perché la figlia di Agamennone avesse
una prole debole
Nella
tragedia di Euripide Oreste vuole sapere tivno"
ou[nec j per
quale motivo Egisto u[bris
j se 266,
ti ha oltraggiata.
u{bri" è
anche dismisura, sproporzione e in questo matrimonio gli sposi non
sono commisurati ma sproporzionati
La
risposta è che voleva che Elettra generasse degli ajsqenh' dandola
a un uomo siffatto (268)
E’
il calcolo del re dei Medi nei confronti del nipote che sarà invece
Ciro il grande, Ciro il Vecchio
Ciro
venne indicato in maniera enigmatica a Creso dall’oracolo di
Delfi come il mulo in quanto nato da padre e madre di
stirpi e condizioni sociali diverse: la madre (Mandane) di lgnaggio
più alto, il padre (Cambise), di molto inferiore:"h\n
ga;r dh; oJ Ku'ro" ou|to" hJmivono": ejk ga;r duw'n
oujk oJmoeqnevwn ejgegovnee, mhtro;" ajmeivnono", patro;"
de; uJpodeestevrou"(I,
91, 5).
Questo
accoppiamento incongruo fu deciso da Astiage, il re padre di Mandane
che temeva il figlio della figlia in seguito a due sogni fatti e a
come vennero interpretati.
Nello
stesso modo si comporta Riccardo con la figlia del fratello Duca di
Clarence già fatto assassinare: “His
daughter meanly have I match’d in marriage”
( Riccardo
III,
IV, 3), sua figlia l’ho accoppiata in matrimonio
meschino.
Il
coro della tragedia di Euripide è formato da donne di campagna
Il
Coro di Sofocle maledice gli assassini di Agamennone. Dice a Elettra
che piangendo non farà risalire il padre dalla palude di Ade, comune
destino di tutti. Mentre lei soffre ajpo;
tw`n metrivwn (Elettra di
Sofocle, 140), fuori misura.
Elettra
ribatte che è nhvpio~,
stolto, chi dimentica i genitori periti miseramente (145).
E si assimila a Procne che Iti, Iti, eternamente geme o a Niobe che
piange nel suo sepolcro di roccia.
Il
Coro replica dando a Elettra della perissav (155):
le due sorelle Crisotemi e Ifianassa non sono così eccessive.
Excursus
su gli “straordinari”- perissoiv
Cfr.
le Baccanti di
Euripide
Primo
stasimo
Ant. b
Il
demone figlio di Zeus
gioisce
delle feste,
e
ama Irene che dona benessere,
dea
nutrice di
figli.
Uguale
al ricco e a quello di rango inferiore
concede
di avere la
gioia
del vino che toglie gli affanni;
e
porta odio a chi queste cose non stanno a cuore:
durante
la luce e le amabili notti
passare
una vita felice,
e
saggia tenere la mente e l’anima lontane sofa;n d
j ajpevcein prapivda frevna te
dagli
uomini straordinari ; perissw'n
para; fwtw'n
ciò
che la massa
più
semplice crede e pratica,
questo
io vorrei accettare (vv. 417-431).
perissw`n (v.
429): Gli
uomini straordinari, e non solo “in mal senso” non ricevono mai
il plauso degli ordinari, e qualche volta nemmeno quello degli autori
o dei loro personaggi.
Nell’ Antigone di
Sofocle Ismene risponde alle sollecitazioni della sorella
dicendo:"obbedirò a coloro che sono arrivati al potere. Infatti
il/fare cose straordinarie non ha senso, proprio nessuno (perissa;
pravssein oujk e[cei nou`n oujdevna)"
(vv. 67-68) .
Nell’ Aiace il
messaggero mandato da Teucro riferisce le parole di Calcante che
spiegano la rovina dell’eroe: “Ta;
ga; perissa; kajnovhta swvmata-pivptein bareivai~ pro;~ qew`n
duspraxivai~-e[fasc j oJ mavnti~”
(vv 758-760), infatti il profeta diceva che le persone eccessive e
stolte cadono in pesanti sventure da parte degli dèi.
Perissov~ è
spiegato dallo Scoliaste con pevra
tou` mevtrou,
“oltre la misura”, smisurato. Alcuni codici riportano kajnovnhta,
“inutili” (da ajn-
privativo e ojnivnhmi,
“giovo”). Sembra deporre in favore di questa lectio quanto scrive
Isocrate nel Panatenaico ,
composto intorno al 339 a. C., a più di 90 anni. Il principe della
retorica elogia Agamennone perché rappacificò i Greci e trascurò
tra le imprese quelle straordinarie e prodigiose ma prive di utilità
(me;n peritta;
tw`n e[rgwn kai; teratwvdh kai; mhde;n wjfelo`nta tou;~ a[llou~
uJperei`den),
e invece compì un’impresa utile: raccolse un esercito e lo
condusse contro i barbari.
CONTINUA
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