Giuseppe Maria Crespi Ecuba acceca Polimestore |
Le Troiane di Euripide (415 a. C.)
Parte 5
Quindi
entra Cassandra (Troiane, 307 ss.)
con una torcia in mano. Il fuoco dovrebbe illuminare le sue nozze.
E’ un
fuoco che brilla senza fumo.
Il fumo è di cattivo auspicio come nell’Asino d’oro alle nozze di Psiche e,
nelle Metamorfosi di Ovidio, durante
le nozze di Orfeo e Euridice dove la fiaccola è stridula lacrimoso fumo (X, 6) sibilante con un fumo che fa piangere.
Per
questo connubio di Cassandra invece non c’è fumo, e la principessa troiana
consacra la luce, oltre che a Imeneo, a Ecate per le nozze verginali, come
vuole il rito.
Ecate
è maestra di Medea e anche delle streghe del Macbeth: “I the mistress of
your charms” (III, 5), io la signora dei vostri incantesimi.
Il
trionfo di queste nozze coatte, il buon esito preconizzato dal brillare della
fiamma, sarà dato dall’uccisione di Agamennone, l’antifestino durante il quale
il sangue cadrà nel vino: “cruor Baccho
incĭdet” (Seneca, Troiane, v.
866).
Cassandra
non ha ancora deposto il suo ruolo di sacerdotessa: “oJ coro;~[1] o{sio~” (v. 328), la danza è sacra,
La
principessa troiana invita anche la madre a danzare.
L’invasamento religioso infatti può spingere
all’estasi mistica pure i vecchi, come Cadmo e Tiresia nelle Baccanti: “polia; xunwriv~, ajll j o{mw~
coreutevon” (v. 324), coppia canuta, ma comunque
si deve danzare, dice Tiresia.
Ecuba
invece qualifica come lugravn (v. 344) “lacrimevole”[2], la fiamma agitata
da Cassandra e vorrebbe che le venisse tolta.
Ma la
figlia insiste nel dire alla madre che deve essere contenta (cai`re, 353 - cavrma,
gioia) per le sue nozze regali che saranno funeste per Agamennone. Troia
insomma è più felice dei Greci.
Agamennone
ha già ucciso una figlia per riprendere Elena, l’adultera consenziente
(eJkouvsh~, v. 372). I Greci hanno fatto una guerra aggressiva e sono morti in
terra straniera. I Troiani invece morivano uJpe;r pavtra~ to; kavlliston klevo~ (v. 387), in difesa della patria, la gloria più bella.
E’ l’unico auspicio riconosciuto come valido
da Ettore: ajmuvnesqai peri; pavtra~ (Iliade,
XII, 243), difendere la patria.
Le
cose turpi è meglio tacerle: “siga`n a[meinon taj/scrav”, v.
384).
E’
l’aposiopesi imposta dal pudore della ragazza sacerdotessa che non vuole
ricordare l’adulterio.
I
morti troiani avevano l’abbraccio della terra peribola;~ ei\con cqonov~
(v. 389) e le esequie fatte dai familiari.
Ettore
è morto quale a[risto~
ajnhvr (v. 395).
Cfr. “E
tu onor di pianti Ettore avrai”, Foscolo,
Sepolcri, 392.
Senza
guerra, Ettore sarebbe rimasto un uomo oscuro (397)
Paride
poi ha sposato la figlia di Zeus. Comunque chi ha senno deve evitare la guerra:
“feuvgein me;n ou\n crh;
povlemon o{sti~ eu\ fronei”', v.400.
Echeggia
il v.95.: "mw'ro"
de; qnhtw'n o{sti" ejkporqei' povlei",
è stolto tra i mortali chi distrugge le città.
Ma se
la guerra c’è, allora è una gloria non vergognosa morire nobilmente per la
patria stevfano"
oujk aijscro;" povlei - kalw`~ ojlevsqai (v.
402), mentre è infamante morire non nobilmente mh; kalw`~ de; duskleev", v. 402).
Morire
nella bellezza
Cfr. Antigone (97): la ragazza dice che non
soffrirà niente di tanto grave da non morire nella bellezza.
Cfr. Ecuba
(378) dove Polissena dice che vivere senza bellezza è una grande fatica (v.
378).
In
Plutarco (Vita di Antonio) e
Shakespeare (Antonio e Cleopatra), il
suicidio della regina di Egitto viene approvato dall’ancella Carmiana: “it is well done and fitting for a princess -
descended of so many royal Kings. Ah soldier! (5, 2).
Comunque
Cassandra sarà il demone vendicatore di Troia i cui nemici verranno distrutti
da lei con le sue nozze (405).
Taltibio
commenta con il suo buon senso: io sono un povero (pevnh~ me;n eijm j ejgwv , 415), ma non mi sarei mai procurato un letto del genere.
Agamennone, il più potente dei Greci, si è assoggettato all’amore di questa
menade, dopo averla scelta.
Contro
gli araldi
Si
chiamano araldi (khvruke~, 425), dice ancora Cassandra, ma sono servi uJphrevtai dei tiranni e della città 426.
Gli
araldi sono malvisti da Euripide. Nelle Supplici,
Teseo giudica male Le madri che danno da mangiare ai figli fino a farli
diventare obesi sono come Circe - hJ suw'n morfwvtria, Troiane, 437) che dava agli uomini la
forma di porci
Andrebbero punite molto severamente. E' un attentato alla salute e alla bellezza; l’araldo di Creonte (komyov~[4], g j oJ kh`rux kai; parergavth~ lovgwn, v. 426), è sottile l’araldo e artefice di discorsi spropositati.
Andrebbero punite molto severamente. E' un attentato alla salute e alla bellezza; l’araldo di Creonte (komyov~[4], g j oJ kh`rux kai; parergavth~ lovgwn, v. 426), è sottile l’araldo e artefice di discorsi spropositati.
Quanto
al disgraziato (duvsthno~, Troiane 431)
Odisseo, egli non sa quali pene lo attendono al varco del dolore (oujk oi\d j oi|av nin mevnei paqei`n v. 431).
Euripide
riutilizza un’espressione usata dalla Cassandra di Eschilo che parla contro
Agamennone nella prima tragedia dell’Orestea
(oujk oi\den oi|a v. 1228): non sa quali mali la lingua dell’odiosa cagna,
leccando e tirando in lungo come accecamento nascosto, apparecchierà per la
mala sorte 1228 - 1230).
Cassandra
pre - vede le peripezie di Odisseo: Cariddi (Odissea XII), il Ciclope (IX) wjmobrwv~ t j ojreibavth~ (Troiane, 436) che mangia la carne cruda
e vaga per le montagne.
Sono
abitudini che Euripide attribuirà anche alle baccanti nella sua ultima
tragedia.
Quindi
vengono menzionati Circe (X), hJ suw`n morfwvtria (v. 437) che
dà la forma di porci
Le
madri che danno da mangiare ai figli fino a farli diventare obesi sono come
Circe - hJ suw'n
morfwvtria, Troiane, 43 - morfovw
do la forma) che dava agli uomini la forma di
porci
Andrebbero punite molto severamente. E' un attentato alla salute e alla bellezza.
Andrebbero punite molto severamente. E' un attentato alla salute e alla bellezza.
Quindi i naufràgi di Odisseo, gli amori del
loto (IX), la droga che fa perdere l’identità, le vacche sacre del sole (XII)
dalla carne vociante (muggiva) amara voce per Odisseo pikra;n gh`run 440 - 441.
Poi
l’evocazione dei morti e la lotta finale con i proci.
Sono
i polla; a[lgea annunciati nel primo canto dell’Odissea (v. 4).
Poi
Cassandra profetizza la morte di Agamennone, un farabutto sarai sepolto da
farabutto (kako;~ kakw`~
tafhvsh/, v. 446) di notte, non di giorno.
Nelle
Troiane di Seneca, Agamennone invece
è un personaggio positivo, un saggio che non vuole eccidi né sacrifici umani.
“Stamus hoc Danai loco, - unde illa
(Troia) cecidit (265 - 266).
Pirro
invece è furibondo e vuole ad ogni costo la morte di Polissena. Molto diverso
dal Neottolemo del filottete.
C’è
la pauta del ritorno del Caos
Il
Coro esclude la sopravvivenza dopo la vita: tempus
nos avidum devǒrat et Chaos (400).
Il
tempo in Shakespeare: è il cormorano che ci divora (Shakespeare. L. L. lost.)
Quindi
Pericle principe di Tiro: “Il tempo,
il re degli uomini, è insieme il loro padre e la loro tomba (he ‘s both teir parent and he is their grave (II, 3)
Quanto a se stessa, Cassandra antivede che
sarà gettata via nuda, in pasto alle belve. Poi la sacerdotessa getta le bende,
ornamento dell’estasi; w\
stevfh… caivret j (Troiane, 450 - 451).
Cassandra
sarà una delle tre Erinni (457) che distruggerà Agamennone.
Aletto, Tisifone, Megera nella città di Dite,
Dante Inferno IX canto VI cerchio:
“tre furie infernal di sangue tinte, - che membra femminine avìeno e atto - e
con idre verdissime eran cinte, 38 - 40. Sono “le meschine - della regina
dell’etterno pianto (43 - 44). “Guarda - mi disse - le feroci Erine. - Questa è
Megera dal sinistro canto; - quella che piange dal destro è Aletto; - Tesifone
è nel mezzo”; e tacque a tanto” (45 - 48). Chi parla è, ovviamente, Virgilio.
Cassandra
giungerà vittoriosa tra i morti dopo avere sconfitto gli Atridi.
Ecuba
che soffre pene degne di cadute ptwmavtwn a[xia (v. 468), sta
distesa a terra e invoca gli dèi anche se sono cattivi alleati poiché farlo ha
comunque una sua bellezza (sch`ma, v. 470) quando ci prende una sorte
sventurata.
E’
una forma di test sulla misericordia degli dèi. Ecuba era una donna fortunata
per tutti i suoi privilegi e ora andrà schiava. Questo cambiamento è dovuto
alle nozze di una sola donna (498).
Dei
felici nessuno bisogna considerare di buona sorte prima che sia morto (tw'n d j eujdaimovnwn - mhdevna
nomizet j eujtucei'n pri;n a]n qavnh/ 509 - 510)
Così Ecuba conclude il I Episodio
Il
messo che nella Medea di Euripide ha
narrato la morte atroce di Glauce e Creonte, ossia della sposa e del suocero di
Giasone, dice (vv. 1228 - 1230): θνητῶν γὰρ οὐδείς ἐστιν εὐδαίμων ἀνήρ· / ὄλβου
δ’ ἐπιρρυέντος εὐτυχέστερος / ἄλλου γένοιτ’ ἂν ἄλλος, εὐδαίμων δ’ ἂν οὔ,
“nessuno infatti tra i mortali è un uomo felice: quando passa un’ondata di
prosperità, uno può diventare più fortunato di un altro, ma felice nessuno.
Nessuno dunque è felice né fortunato del tutto.
Nessuno dunque è felice né fortunato del tutto.
Una
massima presente in Erodoto (I, 32) nell’Andromaca
(100 - 102) nelle Trachinie, nell’Edipo re (1528 - 1530).
CONTINUA
[1] Coreografia: ideazione di una danza; corografia
invece da cwvra, “regione”, descrizione di una regione.
[2] Cfr. lugeo,
lugubris, luctus.
[3]
latreiva è un servizio che può
essere reso a Dio hJ logikh; latreiva è il culto spirituale Romani, 12, 1. rationabile obsequium Paolo chiede una trasformazione con una renovatio mentis - transformamini renovatione mentis
[4] Komyav scaltre sono pure le qhleiw`n e[ph le chiacchiere di donne che Andromaca non lasciava
entrare in casa (Troiane, 651). Nelle
Rane di Aristofane, il personaggio di
Euripide dice di avere allevato discepoli come Qhramevnh~ oJ komyov~ (v. 968), lo scaltro Teramene. komyeiva, eleganza. kovmh, chioma. Komavw ho i capelli lunghi. Coma, comatus, chioma, cometa (komhvth~).
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