Per il 25 aprile 2019
Salvini compiaciuto del mitra è un’immagine epifanica,
rivela la sua essenza: “e questa pare a me sua quiditate”
(Dante, Paradiso, XXIV, 66).
Il 25 aprile non deve limitarsi a celebrare la liberazione
di 74 anni fa: ora è già tempo di
inaugurare un movimento di liberazione da questo rinnovato autoritarismo:
becero, razzista, guerrafondaio.
Osservo, non senza sgomento,
la foto di Salvini che guarda e palpeggia un mitra. Il suo media manager dice:
"Si avvicinano le Europee e se ne inventeranno di ogni per fermare il
Capitano. Ma noi siamo armati e dotati di elmetto" "(la Repubblica", 23 aprile,
p. 8)
Replico urbanamente che noi umanisti siamo dotati di parole belle e buone, di logoi kalogathoi, parole civili e pensieri morali con cui fermereno tale truppa.
Replico urbanamente che noi umanisti siamo dotati di parole belle e buone, di logoi kalogathoi, parole civili e pensieri morali con cui fermereno tale truppa.
Secondo Erich Fromm la noia della persona media può essere uno dei
motivi che la spingono a desiderare la guerra: “considering that the life of the average person is boring, routinized,
and lacking in adventure, the readiness to go to war must be understood as a
desire to put an end to the boring routine of daily life-and to throw oneself
into an adventure, the only adventure, in fact, the average person may expect
to have in his life” (Erich Fromm, The
anatomy of human destructiveness,
On the causes of War p. 242)
Salvini sembra spingere verso la guerra civile, il più spietato di tutti i conflitti. Ma quello auspicato e aizzato da lui è anche il più vile: quello dei penultimi, appena e malamente protetti, contro gli ultimi per niente protetti, anzi penalizzati da uno Stato che il capoleghista sta cercando di rendere simile a se stesso occupandone i gangli già alquanto tumefatti.
" ‘I possessori di armi legali non sono un problema’ " dice alla Fiera" (“la Repubblica”, 23 aprile, p. 9). Le uccisioni con armi da fuoco, legali o illegali che siano, sono quotidiane, sono un problema: etimologicamente un ostacolo alla vita civile.
Salvini sembra spingere verso la guerra civile, il più spietato di tutti i conflitti. Ma quello auspicato e aizzato da lui è anche il più vile: quello dei penultimi, appena e malamente protetti, contro gli ultimi per niente protetti, anzi penalizzati da uno Stato che il capoleghista sta cercando di rendere simile a se stesso occupandone i gangli già alquanto tumefatti.
" ‘I possessori di armi legali non sono un problema’ " dice alla Fiera" (“la Repubblica”, 23 aprile, p. 9). Le uccisioni con armi da fuoco, legali o illegali che siano, sono quotidiane, sono un problema: etimologicamente un ostacolo alla vita civile.
giovanni ghiselli
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