Non mi hanno
chiesto di firmare il manifesto in difesa dello studio della storia. Se me lo
chiederanno, lo firmerò. Del resto non sono mai stato adatto ad allungare gli
elenchi, né utile a ingrossare i cortei.
Credo di
essre più utile mettendo nel mio blog intanto solo i titoli degli argomenti contenuti
nel primo capitolo della mia introduzione allo studio della storia antica. Sono
un fautore convinto di questo studio. Amo molto la vita e la letteratura, e sono
convinto che senza un’ampia visione della storia resti scadente la conoscenza
della poesia che infatti nasce dalla storia e scarsa la consapevolezza della
nostra stessa vita
Conoscere i
fatti storici e quelli letterari è indispensabile alla crescita della persona. Cicerone Orator [1]: "Nescire
autem quid ante quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum (120).
Argomenti
del primo capitolo
Partiamo
dalle etimologie che indicano il signficato vero (e[tumo~) dei lovgoi, delle parole.
Storia, (iJstoriva) significa “indagine”, “ricerca”.
La storia dunque è investigazione, ricerca mossa dalla curiosità che,
dicono, fosse propria degli Ioni, nella cui lingua è scritta la storia di Erodoto come sono scritti,
fondamentalmente, i poemi omerici e i frammenti dei primi filosofi. Anche Odisseo in effetti vide città e
conobbe cose umane spinto dalla curiosità dell'indagine e dalla disponibilità a
meravigliarsi da cui, a detta di Platone (Teeteto ,
155d) nasce pure la filosofia e deriva il progresso umano[2].
La vita senza ricerca, dichiara il Socrate dell'Apologia platonica
, non è vivibile per l'uomo:"oJ de; ajnexevtasto" bivo"
ouj biwto;" ajnqrwvpw/, (38a). Ma le ricerca di Socrate
privilegia l'esame (ejxevtasi" ed ejxetavzw ), mentre nell' iJstorivh di
Erodoto è fondamentale la visione (cfr. la radice iJd - /eijd - oijd - , l'aoristo ei\don e il latino video ). Vedi il proemio di Erodoto p. 251)
1. Lo studio
della storia presenta varie possibilità di approccio: da quello politico ed
economico, al sociologico, all’antropologico, allo psicologico. Comunque la
storia comprende l’irrazionale (Pasolini), anche se talora (p. e. Tucidide)
cerca di eliminarlo.
Alessandro e
gli auspici. Cesare è
incline a una visione razionale della storia, come Tucidide.
Giuliano,
viceversa, in Ammiano Marcellino: volatus
avium dirĭgit deus (21, 1, 9).
Auerbach.
S. Mazzarino. Tacito (Annales XII, 43) e la crisi
dell’agricoltura italica (intorno al 50 d. C.). Rostovzev (Storia economica e sociale dell'impero
romano).
La politica
finanziaria di Tiberio. Gli anuli aurei.
Plinio il
Vecchio.
Il Satyricon, ubi sola
pecunia regnat (14).
Tacito (Historiae): venalia
cuncta, praepotentes liberti (I, 7). Crispino di Giovenale: quando
Crispino di Canòpo nella calura estiva si tira sulle spalle un mantello di
porpora e mette in mostra tra le dita sudate un anello d’pro, difficile
est saturam non scribere (I, 27 - 30) . Il Nigrino di
Luciano[3].
La riforma monetaria di Nerone. La necessità della conquista della Dacia per
l’oro che Nerone aveva svalutato..
La
Storia come galleria di esempi positivi o negativi (Plutarco).
Tito Livio :"Ceterum
et mihi vetustas res scribenti nescio quo pacto anticus fit animus "(Storie,
XLIII, 13, 2).
Tacito e la
grandezza del passato rispetto alla sopravvenuta decadenza[4]. Il filum di
tradizionalismo che unisce Catone - Sallustio - Livio e Tacito. I valori forti dei Romani
antichi: fides, disciplina, pudicitia.
Polibio: la storia
come correzione (diovrqwsi" I, 1).
Posidonio e Diodoro: gli storiografi quali benefattori dell’umanità.
Secondo gli stoici la storia universale è la proiezione della fratellanza
universale.
Altre storie
universali (Nicola Damasceno e Pompeo Trogo trasmesso da Giustino nel sommario
delle Storie Filippiche ).
Tucidide la maggiore
grandezza della guerra contemporanea, e l’esemplarità della costituzione
ateniese secondo Pericle (cfr. art 3 comma b della costituzione italiana)
Le biografie
volutamente paradigmatiche di Plutarco.
Machiavelli e le antique corti delli antiqui uomini (Lettera a Francesco Vettori ).
La storia come catarsi al pari della tragedia.
Plutarco e Shakespeare ( Amleto ), Montaigne, Vittorio Alfieri,
Foscolo, E. Canetti.
Nietzsche e la storia
monumentale, antiquaria, critica (II inattuale Sull’utilità e il danno
della storia per la vita, 1874). Plutarco
come rimedio all’impotentia .
Seneca sconsiglia
di proporre contromodelli.
Mazzarino: la logica
dei Greci è sempre aperta al contrasto[5]
Tutto deve essere presentato in maniera problematica. Il metodo protagorèo
della antilogie e i dissoi; lovgoi.
Persino Nerone riceve degli elogi: Nella Apokolokyntosis
(54 d. C.) Seneca presenta
il giovinetto Nerone come il sole il quale illuminerà i secoli d’oro che
scendono con stame bello “aurea formoso descendunt saecula filo” (IV,
1, 9).
Ed ecco il nuovo imperatore che appare luminoso come il sole.
Inoltre il
greco, sacerdote delfico Plutarco,
nel De sera numinis vindicta (567 F), immagina che l'anima di
Nerone, già condannata a vivere nel corpo di una vipera, passi alla vita di un
cigno, poiché aveva fatto qualche cosa di buono liberando i Greci, la stirpe
più insigne e cara agli dèi.
D’altra
parte Alessandro Magno viene
svalutato da Livio che lo pospone ai consoli romani a lui contemporanei con
l’argomento che questi ebbero ben altri avversari.
Esempio di
citazione utile al chiarimento
Alessandro morì giovane senza avere mai provato l’avversa fortuna: “nondum
alteram fortunam expertus decessit ”. Ciro e Pompeo le furono esposti
da una lunga vita. Nei consoli
romani che lo avrebbero combattuto (Tito Manlio Torquato p. e.) c’era indoles
eadem quae in Alexandro animi ingeniique (9, 17, 9) la medesima
qualità naturale di coraggio e di ingegno che in Alessandro, e in più la disciplina militaris, la
quale “iam inde ab initiis urbis tradita per manus, in artis perpetuis
praeceptis ordinatae modum venerat ” (9, 17, 10), già fin dagli inizi
della città tramandata di mano in mano, era giunta a una forma d’arte regolata
da norme immutabili. Non avrebbero ceduto ad Alessandro Manlio Torquato e Valerio Corvo insignes
ante milites quam duces (Livio, 9, 17, 13) distinti come soldati prima
che comandanti, né i Deci , devotis
corporibus in hostem ruentes, che si erano precipitati contro il nemico con
i corpi consacrati, né Papirio Cursore illo corporis robore, illo
animi! (9, 17, 14) . Decio Mure fu collega di Tito Manlio Torquato nel
consolato del 340. Fece atto di devotio nella battaglia del
Vesuvio (340 contro i Latini) immolandosi agli dèi mani. Il figlio ripetè il
gesto nel 395 al Sentino.
Quindi il
Macedone venne esecrato da Seneca (a
pueritia latro gentiumque vastator (De beneficiis I, 13, 3) e
da Lucano come “proles
vaesana Philippi - felix praedo " (Pharsalia, X, 20 - 21).
Domiziano, esecrato
da Tacito, viene viceversa
elogiato da Stazio che
nella Tebaide (I, 18) ne celebra i trionfi sui popoli nordici
derisi da Tacito nella Germania.
Il dubbio
non va eliminato. Machiavelli suggerisce
la mimesi dei Grandi della storia. Al contrario Guicciardini invece nega l’opportunità di imitare
necessariamente i Romani: il criterio è quello della discrezione.
Le
interpretazioni contrastive inducono il giovane a pensare.
Vite
composite e variopinte, ritratti
paradossali (Alcibiade, Catilina, Enrico da principe (Enrico IV
di Shakespeare) e da re (Enrico V). Proust. Plutarco: le Vite di Demetrio
Poliorcete e di Antonio. Luciano e
la processione della Tuvch[7]. Mussolini e il colonnello
Aureliano Buendía di Márquez.
[2]"gli Elleni... non accettano
mai i dati come ovvii, di per sé chiari; si meravigliano", M. Pohlenz, La
Stoa , p. 1.
[3] Il filosofo Nigrino
di Luciano denuncia la pacchianeria dei ricchi romani che si rendono
ridicoli sfoggiando ricchezze e rivelando il loro cattivo gusto: "pw'" ga;r
ouj geloi'oi me;n oiJ ploutou'nte" aujtoi; ta;" porfurivda"
profaivnonte" kai; tou;" daktuvlou" proteivnonte" kai;
pollh;n kathgorou'nte" ajpeirokalivan; (Nigrino , 21), come fanno a non essere
ridicoli i ricchi con le loro stesse persone dal momento che mentre mettono in
mostra le vesti di porpora e protendono le dita delle mani denunciano il loro
cattivo gusto?
[4] La fatica degli storiorafi
contemporanei si occupa di un campo ristretto ed è senza gloria:" nobis
in arto et inglorius labor" (Annales, IV, 32)
Nessun commento:
Posta un commento