Aristotele nel II libro della Politica critica
la comunanza delle donne e dei figli che ridurrebbe lo Stato a un’unica casa oijkiva e
la povli" cesserebbe di essere uno Stato che per
natura è pluralità (1261a, 20).
Lo Stato diventerebbe un unico individuo,
mentre è fatto da diversi individui e individui diversi ouj ga;r
givnetai povli" ejx oJmoivwn (1261a, 24)
Platone nella Repubblica parla
di comunismo a proposito di guerrieri o guardiani, mentre Aristotele intende
che la comunanza riguarda tutti
Anche Prassagora nelle Ecclesiazuse auspica
la riduzione della città a un’unica casa (vv. 673 - 674) “ to; ga;r a[stu
mivan oi[khsin fhmi poihvsein, riducendo a unità
parti diverse in modo che si possa andare da uno all’altro. I figli si
riconosceranno considerando propri padri quelli più avanti negli anni (636 - 7)
gli stessi argomenti di Socrate nella Repubblica (V,
461 c - d)
Dunque Prassagora dice: “koinwnei'n ga;r
pavnta" fhvsw crh'nai pavnwn metevconta" /kajk taujtou' zh'n, kai;
mh: to;n me;n ploutei'n , to;n d’a[qlion ei\nai” (590 - 591) dico
che è necessario che tutti partecipino e abbiano parte di tutto e vivano di
questo, e non che uno sia ricco e un altro misero, né che uno abbia tanta terra
da coltivare e un altro nemmeno da essere sepolto.
Aristotele (Politica 1260b,
38) sostiene che Socrate è tra coloro i quali richiedono pavnta"
pavntwn koinwnei'n tou;" polivta" e aggiunge che oujdeiv" a[llo" nessuno
altro (tranne Platone) si è inventato la comunanza dei figli e delle donne (kekainotovmhken
th;n peri; ta; tevkna koinovthta kai; ta;" gunai'ka" )
né la partecipazione delle donne alle mense comuni.
Del resto Aristotele afferma di conoscere da
Platone le opinioni non messe per iscritto ma dette a voce (Fisica, 209b, 4 -
15)
Quindi, se Platone è il solo, Prassagora fa
la parodia della Repubblica.
Questo sostiene Canfora in La crisi dell’Utopia, Aristofane
contro Platone (
Laterza 2014), ma le date attribuite comunemente alle
composizioni della Repubblica (dopo
il 387) e delle Ecclesiazuse (392)
sembrano non essere d’accordo. Del resto Canfora fa risalire la Repubblica a
un periodo precedente al primo viaggio in Sicilia di Platone (388).
Nella Repubblica di
Platone sembra che il comunismo riguardi solo i guardiani e tutt’al più i
filosofi, cui presumibilmente si estende. Non si capisce, non è detto quale
debba essere il regime del terzo ceto.
Aristotele frequentò Platone per un ventennio
(367 - 347)
Nel V libro delle Leggi ,
l’ultima opera di Platone, morto nel 347, la costituzione definita prima prwvth politeiva,
comporta la comunanza di tutto fra tutti –donne, figli e ogni altro bene in
omaggio alla massima pitagorica “i beni degli amici sono in comune” ( levgetai de;
wJ" o[ntw" ejsti; koina; ta; fivlwn) V, 739 c) la
prescrizione comunistica deve essere estesa, per quanto è possibile, all’intera
città.
Dunque se ci sarà comunanza delle donne, dei
figli e di tutte le ricchezze e l’eliminazione del cosìddetto privato con ogni
mezzo verrà eliminato kai; pavsh/ mhcanh'/ to; levgomenon i[dion
pantacovqen ejk tou' bivou a{pan ejxjh/vrhtai e
se le leggi daranno unità alla città, questa sarà la situazione migliore in
relazione alla virtù (739c)
Cfr. Actus Apostolorum,
II, 44 - 45 “Omnes
autem qui crediderant erant pares et habebant omnia
communia, et possessiones et substantias vendebant et dividebant illas omnibus,
prout cuique opus erat”.
Papa
Bergoglio, quando gli hanno domandato se per caso fosse comunista, ha risposto
all’incirca così : Siamo stati noi i primi.
Platone attraverso Socrate discuteva e
ridiscuteva tutto. Cicerone in Academica I,
46 scrive del filosofare platonico “nihil affirmatur et
in utramque partem multa disseruntur, de omnibus quaeritur, nihil certi dicitur”(I,
46). Cfr. i dissoi; lovgoi.
Diogene cinico riprese il tema della
comunanza delle donne, poi Zenone di Cizio e Crisippo, limitatamente ai saggi.
Aristotele attacca la visione platonica della
comunanza totale. Vuole anche segnare il proprio distacco dalla scuola di
Platone e intende valorizzare la sua scuola, il Liceo, contro l’Accademia.
I rinnegati sono sempre aspri verso le
proprie radici.
Le Ecclesiazuse dovrebbero
dimostrare il fallimento inevitabile dell’utopia comunistica in ragione
dell’egoismo strutturale degli esseri umani. C’è però una contraddizione: fare
amare Prassagora e far ridere del comunismo.
Platone vuole costruire sulla terra l’uomo
nuovo.
Cicerone definisce se stesso comitem Platonis (De re publica,
fr. 1b Ziegler). A me sembra una usurpazione
Lattanzio (250 - 320) che dal 317 fu precettore
di Crispo, figlio di Costantino, si scaglia soprattutto contro Lucrezio: Illius (Epicuri) sunt
omnia quae delīrat Lucretius (De opificio Dei,
6, 1) .
Se la prende anche con il comunismo delle
donne naturalmente.
L’educatore del principe è imbarazzato pure dalla
comunità dei beni. Sono passati 3 secoli
da quando per i primi cristiani tale comunanza era abituale (Actus Apostolorum,
II, 44 - 45 “Omnes
autem qui crediderant erant pares et habebant omnia
communia, et possessiones et substantias vendebant et dividebant illas omnibus,
prout cuique opus erat” and all that believed were together, and had all
things common; and sold their possessions and goods. And parted them to all
men, as every man had need.
Oramai la nuova fede ha conquistato i ceti
alti e Lattanzio ci dà una formulazione di compromesso: “de patrimoniis
tolerabile est, licet sit iniustum” sui patrimoni in comune si può
ammettere, sebbene sia ingiusto. Se uno, sua culpa, possiede
meno non deve avere vantaggi.
Ma soprattutto la parità donne uomini gli dà
fastidio: quanta
erit infelicitas urbis illius in qua virorum officia mulieres occupabunt!
(Divinae
institutiones, III, 21, 4)
Gesù invece si era opposto all’etica
dominante, come si vede dalla difesa dell’adultera ormai prossimaalla
lapidazione (N. T. Giovanni,
8, 2 - 11): Qui sine peccato est
vestrum, primus in illam lapidem mittat, he that is without
sin among you let him first cast a stone at her.
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