Una interpretazione degli applausi al morto durante i funerali: "carissimo estinto, finalmente hai terminato la gara pugnace che ci fa tanto feroci e ora avrai il premio per cui ti sei adoperato con ogni mezzo".
...et ducibus tantum de funere pugna est scrive Lucano (Pharsalia, VI, 811) a proposito delle guerre più che civili tra Cesare e Pompeo: hanno combattuto soltanto per una tomba. Così è per tutti noi, se ci pensiamo bene. Perché odiare, invidiare, contrastare tantum de funere? Mistero dell'iniquità e della stupidità.
Del resto, come scrive Anassimandro che si esprime con scrittura lapidaria e fortemente stilizzata “le cose che nascono devono morire kata; to; crewvn, secondo il dovuto, siccome pagano reciprocamente il fio della loro ingiustizia (didovnai ga;r auJta; divkhn kai; tivsin ajllhvloi~ th`~ ajdikiva~) secondo l’ordine del tempo (kata; th;n tou' crovnou tavxin)”.
Ma chi odia, chi invidia, chi accumula denaro
come “ruffian, baratti e simile lordura”, chi ammazza o applaude e acclama gli
assassini, non pensa a questo, anzi
crede di ritardare la propria morte con tali comportamenti meritevoli di
abominio.
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