Non sono tanto sensibile alle
arti figurative quanto all’arte della parola ma quando per la prima volta
giunsi a Olimpia, uno dei luoghi più belli della Terra invero, entrai nel Museo
e vidi il Frontone occidentale del tempio di Zeus, mi comossi,
osservando Apollo che, posto al centro della zuffa tra Lapiti e Centauri, la
sovrasta dall’alto, ritto in piedi, con il braccio destro sollevato a indicare
l’equilibrio, la bellezza con il suo stesso aspetto, e la necessaria vittoria
della civiltà sulla barbarie dei Centauri che, ubriachi, cercano di violentare
le donne e di rapire la sposa Ippodamia durante le sue nozze con Piritoo.
Ogni volta che ripasso da
Olimpia, torno a ossevare lo splendidissimo Frontone con devozione commossa e
non posso fare a meno di pregare il dio del “Conosci te stesso”, del “Nulla di
troppo” della Misura giusta, di tornare a civilizzarci, a mettere pace, ordine, armonia
tra noi mortali che nel breve passaggio su questa terra continuiamo ad
azzuffarci bestialmente come i Centauri stupratori
del maestro di Olimpia.
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