Ecuba (Daniela Ciancio) |
Commento
testuale dei vv. 59 - 153
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Ecuba appoggiata a un bastone e in versi anapestici chiede alle
ragazze del coro, le prigioniere di guerra, di sostenere lei, da
regina, diventata compagna di schiavitù: a[get
j th;n oJmodouvlon (…) provsqe
d j a[nassan (60 - 61).
Ricorda incubi e fantasmi che di notte la perseguitano. Invoca la
Terra signora w\ povtnia
Cqwvvn, madre dei sogni dalle
ali nere - melanopteruvgwn
mh'ter ojneivrwn - e dice che
vuole scacciare la visione notturna ajpopevmpomai
e[nnucon o[yin (72)
Sogni
Cfr.
Il sogno di Clitennestra nell’Elettra di Sofocle
Crisotemi
è stata mandata dalla madre a portare libagioni sulla tomba del
padre. Racconta alla sorella Elettra che la loro madre si è
spaventata in seguito a un sogno.
Clitennestra
ha veduto di notte Agamennone che tornava al mondo, si univa a lei,
poi piantava lo scettro nel focolare. Dallo scettro germogliava un
ramo, un virgulto (qallov~, v.
422) che ombreggiava tutta la terra di Micene.
Un
sogno del genere lo fa il re dei Medi, Astiage, in Erodoto: gli
sembrava che dalla vagina di sua figlia Mandane sposata con il
persiano Cambise nascesse una vite che occupava tutta l’Asia (I,
108). In precedenza aveva sognato che la figlia urinando sommergeva
tutta l’Asia (I, 107).
Già
spaventato da questo primo sogno e dall’interpretazione datane dai
Magi, Astiage diede alla figlia un marito persiano di nome Cambise
che considerava più debole di un Persiano di mediocre condizione
Al
tempo del secondo sogno Mandane era incinta e predissero
al nonno che il nascituro avrebbe regnato al suo posto. Quindi
Astiage consegnò il bambino ad Arpago perché lo uccidesse. Arpago
fece portare il neonato da un bovaro di nome Mitridate.
Sua
moglie di nome Kunwv lo
tenne e lo allevò al posto del proprio figlio partorito morto.
Ecuba
dunque nel sogno vedeva il figlio Polidoro creduto salvo in Tracia e
la sua cara figliola Polissena. La vecchia regina teme per questi due
figli e prega gli cqovnioi
qeoiv (79) gli dei sotterranei swvsat
j pai'd j ejmovn, salvate mio figlio, o]"
movno" oi[kwn a[gkur j e[t j ejmw'n, che è l’ unica
ancora rimasta della mia casa.
Frequenti
sono le metafore nautiche nelle tragedie: nelle Troiane del
415 Ecuba entra in scena
intonando anche lì una monodia in anapesti (vv. 98 - 152)
e
consiglia a se stessa l’accettazione del destino con questa
metafora nautica: “naviga - plei`
- secondo
la rotta kata;
porqmovn
- , naviga secondo il destino plei`
kata; daivmona e
non porre la prora della vita contro l’onda pro;"
ku'ma
- , ma naviga secondo le sorti” (vv. 103 - 105).
E’
una dichiarazione amara di amor
fati. Ecuba constata che
il polu;~ o[gko~ (v. 108), il
grande vanto degli antenati era oujdevn,
niente, era un gonfiore che si è dissolto.
Ecuba
sente che sta arrivando qualche brutta nuova - estai
to; nevon ( Ecuba,
83).
La
novità in greco ha spesso un significato negativo
Nel Filottete (vv.784)
di Sofocle quando
il sangue goccia dalla piaga, il malato aspetta qualche novità,
sicuramente non buona:"kaiv
ti prosdokw' nevon".
Il nevon indica
anche il sovversivo: newterivsai
th;n politeivan significa
sovvertire la costituzione (Tucidide 1, 115, 2).
Il
cuore di Ecuba frivssei
- frivx è l’incresparsi del mare e il brivido, di
freddo o di paura - , tarbei'
- cfr. torvus
- minaccioso (86)
rabbrividisce, ha paura. Vuole vedere Eleno e Cassandra i figli
prigionieri dei Greci, due giovani di spirito profetico dotati.
Di
notte Ecuba ha visto una cerva screziata - balia;n
e[lafon -
squarciata sfazomevnan dagli
artigli cruenti di un lupo, prefigurazione del sacrificio di
Polissena che al v. 526 viene paragonata a un movsco" un
vitello che balza.
Ecuba
ha visto anche l’ombra di Achille che reclamava il dono
(h[/tei gevra", 94)
di una delle tribolate troiane.
La
regina chiede agli dèi di stornare questo dalla figlia
Parodo
(vv. 98 - 153)
Entra
il Coro
Le
prigioniere hanno lasciato di nascoto le tende dei padroni e sono
andate da Ecuba. Ma il coro non porta buone notizie, anzi si
definisce kh'rux
ajcevwn (105) messaggero
di angosce.
In
un’assemblea plenaria degli Achei - ejn
j Acaiw'n plhvrei xunovdw/ (107)
hanno deciso di sacrificare tua figlia ad Achille. Tu sai che è
apparso salito sulla tomba crusevoi"
su;n o{ploi" (110)
con le sue armi d’oro - un altro spettro - e ha fermato le navi
gridando: “dove andate lasciando la mia tomba senza offerte? - to;n
ejmo;n tuvmbon ajfevnte" (115).
Un altro spettro dopo Polidoro.
Si
più pensare a Spettri di ibsen del 1881
L’esistenza
è spettrale in quanto dominata dagli spettri di un passato che è
ancora presente
“Spettri,
sì, sono spettri, gli spettri che ritornano” dice Helen Alving
alludendo al fatto che Regine, di cui suo figlio è innamorato, è
anche lei figlia carnale del padre di Osvald, di suo marito. I due
dunque sono fratellastri
Solo
l’elementarità animalesca della serva Regine può sottrarsi alla
morsa degli spettri: Osvald vedeva in Regine una possibile salvezza:
“hai visto come cammina, mamma? Non è un piacere guardarla?così
bella, soda. Ma sono figli dello stesso padre, pur senza saperlo. La
madre di Osvald però sa che la ragazza è nata da una
relazione adulterina de padre di Osvald, il defunto marito.
La
Alving lamenta la mancanza di luce in questo mondo
spettrale : “Io sono paurosa, pavida, sì, piena di timidezze e
paure perché c’è in me, profondamente radicato, qualcosa di
oscuro, di spettrale, che mi opprime come un’ossessione, come un
incubo da cui non riesco a liberarmi (..) Ah Manders, io credo che
tutti noi non siamo nient’altro che degli spettri e tutti noi
viviamo nell’ombra timorosi della luce, della chiarezza, della
verità”.
Il
figlio Osvald invece vorrebbe la luce: “E poi anche questo tempo,
questa pioggia che non finisce mai, che è capace di andare avanti
per settimane, per mesi, un raggio di sole uno se lo può sognare. Le
sue ultime parole sono “il sole, il sole”.
Un’altra
metafora marina nel racconto del Coro: “pollh'" d’
e[rido" sunevpaise kluvdwn ( Ecuba, 116)
si scontrarono i flutti di una tempesta e l’esercito si divise: una
parte voleva scannare la ragazza, a un’altra non sembrava ben fatto
Agamennone si adoperava in tuo favore , tenendo al letto della Baccante profetica - th'" mantipovlou Bavkch" ajnevcwn - levktra (121 - 122), mentre i due figli di Teseo (Acamante e Demofonte) dissw'n muvqwn rJhvtore" h\san (124) erano oratori di discorsi contrapposti ma erano d’accordo su un parere: quello di coronare la tomba di Achille con sangue fresco - ai[mati clwrw'/ 127 e dicevano che non si doveva porre il letto di Cassandra davanti alla lancia di Achille. Qui troviamo un riferimento probabilmente polemico alle antilogie e alla moda dei dissoi; lovgoi che potevano essere contrapposti solo apparentemente.
La
logica aperta al contrasto diviene metodica già con i Dissoì
lògoi [1],
i “Discorsi in contrasto” presenti pure nelle Antilogie perdute
di Protagora[2] il
quale "fu il primo a sostenere che intorno ad ogni argomento ci
sono due asserzioni contrapposte tra loro" come ricorda Diogene
Laerzio (9, 51).
Dunque
c’era una divisione di pareri perfino all’interno dello stesso
parere, prima che l’artista della parola persuasiva Odisseo oJ
poikilovfrwn l’uomo dalla
mente variopinta cioè scaltro, kovpi" imbroglione, hJduvlogo" dal
dolce eloquio, dhmocaristhv" adulatore
del popolo (vv. 132), convinse l’esercito a non rinnegare il
migliore dei Greci per evitare il sacrificio di servi: nessun caduto
doveva andare a lamentarsi con Persefone del fatto che i greci non
onorano i caduti.
Cfr.
La retorica sui caduti magari in guerre aggressive. Cerimonie fatte
per manipolare i giovani e invogliarli a morire pure loro.
Il
coro continua a parlare alla ex regina annunciando l’arrivo
imminente di Odisseo che verrà pw'lon
ajfevlxwn per strappare la puledra sw'n
ajpo mastw'n, dalle tue mammelle, e spingerla via dalla
vecchia mano - e[k te geraia'"
cero;" oJrmhvswn (143) Euripide, come altre volte,
mette in rilievo il patetico della situazione
La
parodo delle Baccanti si chiude con queste parole:
“felice hJdomevna
allora,
come puledra con la madre a[ra
pw'lo" o{pw" a{ma matevri
al
pascolo, muove il piede rapido, a balzi, la baccante” (165 -
167)
Insomma
la vitalità della puledra paragonata a quella della ragazza, rende
più raccapricciante il sacrificio della giovane.
Il
coro consiglia a Ecuba di correre agli altari e di gettarsi supplice
alle ginocchia di Agamennone. jAgamevmnono"
i{z j iJkevti" gonavtwn (145)
Se
le tue preghiere non la salveranno dovrai vedere la vergine caduta
sulla tomba tuvmbou propeth' (150), imporporata del
sangue foinissomevnhn
ai{mati che sgorga dal collo ornato d’oro con cupa
corrente - nasmw'/
melanaugei' (153).
Viene
in mente la pena di Ecuba sul corpo martoriato di Astianatte
nell’esodo delle Troiane, in
particolare il sangue che esce con rumore di risa dalle
ossa spezzate del capo del bambino (e[nqen
ekgela' - ojstevwn rJagevntwn fovno" ( 1176
- 1177)
[1] "
Un testo che può definirsi la formulazione "relativistica"
del pensiero dei sofisti…Gli "agoni di discorsi"
tucididei echeggiano questa problematica, pur a mezzo secolo di
distanza dai Dissoì lògoi… uno scritto sofistico redatto verso
il 450 o al più tardi 440" (S. Mazzarino, Il
pensiero storico classico,
1 pp. 258 ss.
[2] Nato
nella ionica Abdera intorno al 485 a. C., all'incirca coetaneo di
Euripide dunque.
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RispondiEliminaTenorshare 4MeKey 4.0.6.7
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