lunedì 26 agosto 2019

Epicuro contro il consumismo. V parte

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Esortazioni di Epicuro - Gnomologium Vaticanum epicureum -

22 L’amicizia è desiderabile di per sé, eppure trae origine dall’utilità - ajrch;n de; ei[lhfen ajpo; th'" wjfeleiva".
Cfr. viceversa Seneca: Si vis amari, ama (Ep. 9, 6).
Qui amicus esse coepit quia expedit, et desinet quia expedit (9, 9).
 Ista quam tu descrībis negotiatio est, non amicitia (9, 10)

26 Non bisogna approvare i precipitosi né i titubanti nei confronti dell’amicizia, ma per l’amicizia bisogna anche rischiare - dei' de; kai; parakinduneu'sai cavrin filiva" .
Cfr. Pindaro"il pericolo grande non prende l'uomo imbelle (oJ mevga~ de; kin - duno~ a[nalkin ouj fw'ta lambavnei)Per coloro ai quali è necessario morire, come uno potrebbe smaltire una vecchiaia anonima seduto nell'ombra invano?"(I Olimpica vv.81 - 84).
Cfr. il rischio è bello di Platone Kalo;~ ga;r oJ kivnduno~ (Fedone, 114 d).

29 Preferisco nell’indagine sulla natura dire con parresia quello che a tutti gli uomini è utile, anche se nessuno dovesse capirmi - ka]n mhdei;" mevllh/ sunhvsein - piuttosto che avere il fitto plauso della folla ripetendo pregiudizi.

33 Il grido della carne sarko;" fwnhv: to; mh; peinh'n, to; mh; diyh'n, to; mh; rJigou'n - non avere fame, né sete, né freddo: chi ha questo può gareggiare con Zeus in felicità - ka]n Dii; ujpe;r eujdaimoniav" macevsaito.

39 Non è amico chi cerca sempre l’utile né chi lo esclude: il primo mercanteggia il contraccambio come riconoscenza, il secondo tronca la speranza per il futuro.

46 scacciamo completamente da noi le cattive abitudini come dobbiamo evitare gli uomini malvagi che molto ci hanno nuociuto per molto tempo.

48 Finché siamo sulla via e{w" a]n ejn oJdw'/ w\men , cerchiamo di rendere la tappa seguente migliore della precedente, e giunti al traguardo vediamo di rallegrarci conformemente - oJmalw'" eujfraivnein. Si tratta di procedere metodicamente (ejn oJdw').
L’imperatore stoico Marco Aurelio vuole congedarsi dalla vita con gratitudine come un’oliva che una volta matura ( ejlaiva pevpeiroς genomevnh ) cade al suolo benedicendo la terra che l’ha prodotta e ringraziando l’albero che l’ha generata (IV, 48).

53 Oujdeni; fqonhtevon, non bisogna invidiare nessuno: i buoni infatti non meritano l’invidia - ajgaqoi; ga;r oujk a[xioi fqovnou ; i malvagi quanto più hanno successo tanto più si insozzano ponhroi; de; o{sw/ a]n ma'llon eujtucw'si , tosouvtw/ ma'llon auJtoi'" lumaivnontai.

54 Bisogna curare i mali presenti con il grato ricordo dei beni passati e con la coscienza che non si può rendere non avvenuto ciò che è avvenuto.
Cfr. Giuliano Augusto in Ammiano Marcellino Quid agi oporteat bonis successibus instruendi erimus” ( XXI, 5, 6).

58 bisogna liberarsi dal carcere dei pensieri ordinari e della politica - ejklutevon eJautou;" ejk tou' peri; ta; ejgkuvklia kai; politika; desmwthrivou.
A proposito dei pensieri ordinari sentiamo anche O. Wilde: “La morale moderna consiste nell’accettare i luoghi comuni della nostra epoca, ed io credo che per un uomo colto l’accettare i luoghi comuni della propria epoca sia la più rozza forma di immoralità”[1].

68 niente basta a colui per il quale è poco ciò che basta - oujde;n iJkano;n w\/ ojlivgon to; ijkanovn.

77 th'" aujtarkeiva" karpo;" mevgisto" ejleuqeriva , il frutto più grande del bastare a se stessi è la libertà.
Limiti della aujtavrkeia
Nel Duvskolo" di Menandro il protagonista, il vecchio Cnemone solitario e misantropo, in seguito a una caduta nel pozzo dal quale non è riuscito a uscire senza l’aito del figliastro Gorgia, comprende che nessuno è tanto autosufficiente da potere vivere senza l'aiuto del prossimo, e deve ammettere:" e{n d j i[sw" h{marton o{sti~ tw'n aJpavntwn wj/ovmhn - aujto;" aujtavrkh" ti" ei\nai kai; dehvsesq j oujdenov"" (vv.713 - 714), in una cosa probabilmente ho sbagliato: a credere di essere il solo autosufficiente tra tutti, e di non avere bisogno di nessuno.

78 l’uomo nobile si dedica all’amicizia e alla filosofia, delle quali la prima è un bene mortale, la seconda immortale.

79 l’uomo sereno procura serenità a se stesso e agli altri.

80 Per il giovane parte della salvezza è conservare la giovinezza e vigilare contro tutto quanto ci reca danno con l’assillo dei desideri.

Il secondo stasimo dell’Eracle di Euripide auspica due giovinezze per le persone buone
I vecchi tebani rimpiangono la giovinezza cara aJ neovta" moi fivlon mentre sentono il peso della vecchiaia a[cqo" de; to; gh'ra" aijeiv
Questo, più opprimente delle rupi dell’Etna - baruvteron Ai[tna" skopevlwn (639) sta sulla loro testa ejpi; krati; kei'tai dopo avere avvolto sulle palpebre un velo tenebroso (641).
Non c’è ricchezza né potere che valga quanto la giovinezza a{ kallivsta me;n ejn o[lbw/ kallivsta d j ejn peniva/ (647 - 648). Odio invece la vecchiaia penosa e luttuosa –to; de; lugro;n fovniovn te gh'ra" - misw' (650): vada in malora tra le onde kata; kumavtwn d j e[rroi, o venga portata a volo nell’etere. 
Se gli dèi avessero intelligenza e sapienza (xuvnesi" - kai; sofiva) riguardo agli uomini, donerebbero una doppia giovinezza (divdumon h{ban) come segno evidente di virtù a quanti la posseggono, ed essi, una volta morti, di nuovo nella luce del sole (eij" aujga;" pavlin aJlivou), percorrerebbero una seconda corsa, mentre la gente ignobile avrebbe una sola possibilità di vita (vv.661 - 669).
 A quanti mi dicono che porto molto bene l’età e mi chiedono qual è il segreto una volta rispondevo: “ho venduto l’anima al diavolo”, ora che sono più saggio e aborrisco i luoghi comuni replico: “dipende dal fatto che amo la vita e questa femmina meravigliosa mi contraccambia”



[1] Il ritratto di Dorian Gray, p. 88.

1 commento:

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