PIAZZA
VERDI RACCONTA: SCRITTORI A BOLOGNA
Lunedì, Piazza Verdi, ore 21.30, ingresso libero
Lunedì, Piazza Verdi, ore 21.30, ingresso libero
La rassegna “Piazza Verdi racconta: scrittori a Bologna” prosegue con un incontro con Valerio Varesi. Nel corso dell’appuntamento, curato dal Comitato Piazza Verdi, lo scrittore e giornalista di Repubblica dialogherà con Otello Ciavatti e Gianni Ghiselli.
Riporto qui il percorso che ho preparato per
presentare il libro di Valerio Varesi
Valerio Varesi - La paura
nell’anima - Frassinelli, 2018
Ambientato a Montepiano sull’appennino
parmense dove Soneri commissario della questura di Parma, va in villeggiatura
con la propria compagna Angela in una tarda estate. Angela soffre il verso dei
grilli che perpetuo trema. “è quasi meglio il rumore del traffico”, dice (p. 3)
“Per te è naturale ciò che è artificiale. La
città e la sua voce”, ribatte Soneri. Angela aggiunge che lui è rimasto in uno
stadio primitivo, con un po’ di ironia. E il commissario replica seriamente:
“Le caverne sono in città. Ognuno dentro la propria stanza senza stagioni a
comunicare con i tasti”.
I personaggi più importanti sono il fornaio
Garzi, il meccanico Morini, detto “Puleggia”, il sindaco Soratti, il
maresciallo Gualtieri, l’appuntato Paternò, il capitano dei carabinieri
Marrone, il boscaiolo Tilò “che percorreva i monti con una mula e riforniva di
legna i forni e le pizzerie della vallata (4). Poi c’è il postino Sandoni, e
tanti animali: la mula di Tilò, i lupi, i cinghiali, i cervi, le civette dalla
protesta stridula. Tutti fanno dei versi che si sentono spesso. Una volta anche
Il grido stridulo di una poiana.
Tilò trova uno del paese, Brunetti, semisvenuto
e ferito.
Il motivo conduttore è quello della paura.
Il maresciallo Gualtieri sostiene che “quando la
gente ha paura il mondo funziona meglio” (12)
Excursus su la paura
Cfr. il metus hostilis in
Sallustio e il devo" nelle Eumenidi di Eschilo.
Il concetto della paura opportuna all'ordine si
trova nel Bellum Iugurthinum[1] di Sallustio: "Nam ante Carthaginem
deletam... metus hostilis in bonis artibus civitatem retinebat. Sed ubi illa
formido mentibus decessit, scilicet ea quae res secundae amant, lascivia atque
superbia, incessere" (41), infatti prima della distruzione di
Cartagine…il timore dei nemici conservava la cittadinanza nel buon governo. Ma
quando quella paura tramontò dagli animi, naturalmente quei vizi che la
prosperità ama, la dissolutezza e la superbia, si fecero avanti.
Giovenale riprende questo tema nella sesta
satira, quella contro le donne: una delle ragioni della castità delle Romane
antiche era “proximus
urbi/Hannibal” (vv. 290 - 291), Annibale alle porte dell’urbe.
Nella Vita di Cleomene[2], Plutarco racconta che gli Spartani onorano
la Paura “timw`si de; to;n Fovbon”, non come venerano gli dèi che si vogliono
distogliere perché ritenuti dannosi, ajlla; th;n politeivan mavlista
sunevcesqai fovbw/ nomivzonteς (30, 9), ma i quanto credono che
con la paura soprattutto si tenga unito lo Stato.
E poco più avanti: “dio; kai; para; tw̃n
ejfovrwn sussivtion to;n Fovbon i{druntai Lakedaimovnioi”, perciò presso la mensa degli efori gli Spartani
innalzarono il tempio di Paura.
Nelle Eumenidi di Eschilo entrambe
le parti contendenti affermano la necessità di mantenere vivo to; deinovn per il bene
della povli".
Nel secondo Stasimo, il coro delle
Erinni canta: "a volte è bene il terrore (e[sq j o{pou to; deino;n eu)/ e quale ispettore delle anime (frenw'n ejpivskopon)/ deve restarvi a fare la guardia"(vv. 517 - 519).
E subito dopo, ancora le Erinni: mht j a[narkton bivon - mhvte
despotouvmenon - aijnevsh/" : panti; mesw/ to; kravto" qeo;" -
w[pasen (526 - 530), non lodare una vita
di anarchia né una soggetta al dispotismo: in ogni caso il dio dà potenza al
giusto mezzo.
Più avanti la stessa Atena consiglia ai
cittadini che hanno cura della città di rispettare uno stato senza anarchia né
dispotismo ("to;
mhvt j a[narcon mhvte despotouvmenon", v.
696) e di non scacciare del tutto la paura dalla città: infatti quale mortale è
giusto se non ha nessuna paura? (kai; mh; to; deino;n pa'n povlew" balei'n -
tiv" ga;r dedoikw;" mhde;n e[ndiko" brotw'n; vv. 698 - 699).
Nell'Aiace di Sofocle il personaggio
di Menelao sostiene la stessa cosa per imporre il suo ordine di non seppellire
Aiace che non obbediva ai capi: ouj ga;r pot ‘ ou[t j a]n ejn povlei novmoi kalw'" -
fevroint j a[n, e[nqa mh; kaqesthvkh/ devoς,
- out j a]n stratovς ge swfrovnwς a[rcoit j e[ti -
mhde;n fovbou provblhma mhd jaijdou'ς e[cwn (vv.1073 - 1076), mai infatti le leggi potrebbero
procedere bene in una città dove non si trovasse sancito il timore né un
esercito potrebbe essere comandato con equilibrio, se non avesse nessuno scudo
di paura né di rispetto.
E poco dopo: “devoς ga;r w/|
provsestin aijscuvnh q ’ oJmou', - swthrivan e[conta tovnd j ejpivstaso” (vv. 1079 - 1080), sappi infatti che ha la salvezza
quello nel quale risiede la paura insieme con il rispetto.
Il maresciallo sostiene “se c’è paura c’è anche
rispetto”.
Fine excursus
Adelmo e Rina sono gli osti e i ristoratori del
paese. La loro trattoria è il punto di ritrovo di molti personaggi.
Soneri è un osservatore della natura; la osserva
e la ascolta soprattutto di sera e di notte.
Cfr. guardare il cielo nelle Baccanti di
Euripide.
Nelle Baccanti Cadmo suggerisce
alla figlia Agave impazzita di guardare il cielo: “ej~ tovnd j aijqevr j o[mma so;n
mevqe~” (v. 1264), lascia il tuo occhio aperto
qui al cielo.
Guardare le sorgenti dei fiumi, osservare
l’innumerevole sorriso delle onde marine (Prometeo incatenato)
e amare la terra madre di tutti noi.
Cfr. Eschilo, Prometeo incatenato,
vv. 88 - 90 pontivwn
te kumavtwn - ajnhvriqmon gevlasma.
Cfr. anche D’Annunzio, Elettra: “Il
riso innumerevole delle onde marine”.
Soneri trova incantevole “lo scenario immobile
della valle che sembrava verniciato dalla luce lunare” (17). Angela reagì con
una punta di stizza. La donna non sopportava i versi degli animali
Piove, l’estate è morente si comincia a sentire
anche freddo e quel mondo così fradicio aveva l’aspetto malinconico di qualcosa
che si conclude. Come quando, da ragazzo, tanti anni prima, un temporale di
Ferragosto metteva fine all’estate e a una parentesi di felicità “ 29.
Interviene la paura di “un russo che ha fatto
fuori un barista e probabilmente altri nel suo paese. Forse è un ex militare
dell’armata rossa (41) Sembra che il modello sia Igor. Angela nota che tra
quei monti si trovano gli stessi spettri che aleggiano in città. E i ricordi
belli di Soneri sono utopie. Poi i due si abbracciano: “il contatto morbido e
accogliente, non importa se quello di una madre o di un’amante, è il moglio
modo di sentirsi vivi” (44)
La magistrata Falchieri chiede al commissario di
fare da supervisore alle indagini. “Manovra la lusinga con l’abilità di un
chirurgo con l’aggravante di essere almeno in parte sincera”, pensava Soneri.
Intanto è sparito un ragazzo di 25 anni. La
chiostra dei monti pareva la schiena ricurva e irsuta di un grosso orso 48.
Platone ha scritto tutta la natura è
imparentata con se stessa (th'" fuvsew" aJpavsh" suggenou'" ou[sh", Menone, 81d).
Dostoevskij fa dire allo stariez Zossima
che "il mondo è come l'oceano; tutto scorre e interferisce insieme, di
modo che, se tu tocchi in un punto, il tuo contatto si ripercuote magari
all'altro capo della terra. E sia pure una follia chiedere perdono agli
uccelli; ma per gli uccelli, per i bambini, per ogni essere creato, se tu
fossi, anche soltanto un poco, più leale di quanto non sei ora, la vita sarebbe
certo migliore"[3]. Bisogna cogliere i nessi.
Il ricercato Vuikovic era un trasformista, un
criminale che rompeva la consuetudine, pensava il commissario mentre sfogliava
il dossier.
“Ulisse sta per salpare di nuovo” lo sorprese
Angela, “chissà che nuova sponda ha intravisto al di là del mare. Ricordati che
non sono Penelope e non so nemmeno tessere” (50).
“La giornata estiva era entrata in quell’ora
luminosa come l’adolescenza, quando non è più mattina e nemmeno mezzogiorno. I
prati dopo il temporale erano rinverditi come ridipinti (51).
Il postino Sandoni parla del ragazzo
sparito, Maurizio Martelli: “Commissario, qui, appena ti scosti dalla
consuetudine, diventi il bersaglio dei pettegolezzi” Uno di quell’età deve
essere sposato, avere un lavoro e magari un figlio piccolo. “Se non è così, è
perlomeno strano. Poi le chiacchiere volano. Dicono che giri di notte, da solo.
53.
Soneri va nella farmacia “i farmacisti si
assomigliano tutti: sempre ben pettinati e sorridenti, l’aristocrazia del
commercio” 56
La titolare Renata Orzi sembrava
un’annunciatrice della televisione: stesso sorriso da rivista e stesso
portamento, come perennemente in posa davanti al fotografo. (56) nella farmacia
faceva le pulizie Oriana Martelli, la madre del ragazzo strano.
La Orzi spiega a Soneri che
l’apparenza da assumere in paese è l’essere allineato al comportamento comune.
C’è un confine oltre il quale scatta la riprovazione o la vergogna (57).
Maurizio aveva frequentato l’università di Parma
senza avere dato nemmeno un esame. I genitori si vergognavano.
La gente ha paura per via della fragilità “Ci
sentiamo troppo soli. Lei non immagina quanti ansiolitici vendo. Perfino al
prete” dice la farmacista 59.
Un altro personaggio strano del quale parla il
sindaco Soratti è l’ex sindaco novantenne, Benati. Il prete don Filippo
sembrava pure lui percorso da una inquietudine. Poi c’è il capitano dei
carabinieri Marrone (nomen - omen?).
Con Soneri si danno presto del tu.
Le giornate si accorciano: “l’ombra delle
montagne schiacciava il buio nel fondovalle. Solo qualche pozzanghera lanciava
ancora timidi bagliori” 73 . Quando il cielo di notte si squarcia proietta sui
versanti un biancore lunare Quella immagine di inquietudine ricordava ad Angela
certi dipinti di William Turner. Lo stesso cielo sopra i velieri in un mare in
tempesta” La luna era intermittente (74)
Ai Malavasi venne a mancare una manza (77).
La madre del ragazzo sparito, Oriana dice:
“questo è un paese di gente cattiva. Uno pensa che ci sia tranquillità, ma
basta poco perché ti saltino al collo. Una minima disgrazia e ti
seppelliscono” (83)
Paura e cattiveria sono interdipendenti. Marrone
teme che i vertici dell’arma vogliano gettare addosso a lui il possibile
fallimento della cattura del Serbo.
“Capisco. Sei un attore di commedia”
“E forse la mia è la parte della vittima” (85).
“ Apuleio (Florĭda. 18 comoedus
sermocinatur, tragoedus vociferatur) differenzia in modo netto la
recitazione degli attori comici e degli attori tragici: di tipo fortemente
colloquiale l’una, fortemente sostenuta e incline alla declamazione potente
l’altra”[4].
Qualche cosa di analogo dice Ovidio a proposito
dello stile tragico e di quello comico: “Grande sonant
tragici: tragicos decet ira coturnos/ usibus e mediis soccus habendus erit”[5], i tragici hanno un suono forte: l’ira si addice ai coturni
tragici: la commedia va tratta dall’esperienza quotidiana.
Un'altra attrice, attrice di un solo ruolo di
poche battute, è la maestra Anemia che faceva i solitari e ripeteva:”
Questo paese finisce male, c’è tanta cattiveria, ma proprio tanta” (86)
Soneri, incuriosito dal Serbo, dice “Molti
criminali hanno avuto un padre tiranno” 91. Questo delinquente si faceva
chiamare Ezechiele e in prigione guardava a lungo i cartoni animati in
televisione siccome il padre non glieli lasciava vedere. Nel paese Montepiano è
rimasto qualche cosa di pagano. C’è chi crede in folletti etc.
Il ragazzo scomparso viene trovato morto sotto
una sorgente.
Tilò dice che “dalla gente ci puoi tirar fuori
di tutto perché dentro ha tutto. E adesso si è aperto il coperchio” 98. E’
l’’epifania scatenata dalla paura.
Martelli era stato ucciso da un fucile a
pallini. Da reietto che era vivo, questo ragazzo da morto era diventato oggetto
di commiserazione. Non dicevano più quelli là ma chiamavano i suoi genitori
Oriana e Guido come se fossero parenti stretti. L’ipocrisia del borgo selvaggio.
Rina l’ostessa crede che una donna tenga bordone
al Serbo: “Solo le donne sanno essere fedeli ad ogni costo” 100
Il vecchio ex sindaco Benati stava con una
badante, Irina. Benati sostiene che la convivenza con l’immaginario
sia ormai l’unico segno di spiritualità rimasto. Lui crede nello spirito
dei monti Beffardello 105 “Se gli lasci un po’ di pane e latte sulla
porta, non ti entra in casa”. Il rosso lo intimidisce e basta mettere un drappo
rosso o un fiocco alla porta ma Irina non vuole “dice che le ricorda il
comunismo” (105).
Soneri tornò a casa che era buio. Ascoltò il
coro dedi grilli, il canto della notte. Poi all’improvviso proruppe l’assolo
potente di un lupo, così vicino da dargli un brivido (106).
Il postino Sandoni dice a Soneri che molti
sospettano che sia Tilò a informare il delinquente. “Tutto sembrava deragliare
da un’armonia prestabilita lasciando le creature sconvolte” (118) Si sentivano
animali lanciare versi disperanti. Si potevano udire le corse alla cieca di
cinghiali, cervi caprioli e volpi, un esercito in rotta (118) “essi fuggono
via/ da qualche remoto sfacelo,/ ma dove ma quale egli sia/ non sa né la terra
né il cielo” (cfr. Scalpitio di
Giovanni Pascoli)
Scalpitio
Si sente un galoppo lontano
(è la...? ),
che viene, che corre nel piano
con tremula rapidità.
Un piano deserto, infinito;
tutto ampio, tutt'arido, eguale:
qualche ombra d'uccello smarrito,
che scivola simile a strale:
non altro. Essi fuggono via
da qualche remoto sfacelo;
ma quale, ma dove egli sia,
non sa né la terra né il cielo.
Si sente un galoppo lontano
più forte,
che viene, che corre nel piano:
la Morte! La Morte! La Morte!
dal libro "Myricae"
di Giovanni
Pascoli
“La paura viene dal non
conoscere”. (121)
Da Adelmo, Soneri e Marrone
mangiano tortelli di castagna e bevono “una bottiglia di
Ortrugo fresco di cantina e più gradevole di un massaggio. Poi un vassoio
di salumi. (123).
I RIS mandano i risultati desunti dal cadavere
del ragazzo. Soneri pensa che le indagini spesso corrono sul binario della
logica trascurando le motivazioni umane.
Un ferramenta fa affari poiché tutti hanno
la fregola della sicurezza e comprano inferriate, sistemi di allarme,
recinzioni, serrature, porte blindate e persino video camere, dice Angela e
vorrebbe tornare in città.
Ma Soneri ormai è coinvolto.
Benati parla con aria oracolare e ricorda a
Soneri le sopravvivenze del paganesimo: “quassù è rimasto abbarbicato agli
alberi come il vischio” 120. Soneri va da Artenice Rocchi, una specie di maga
che conosce favrmaka
kalav (131).
La donna dice che le donne sanno fare cose
come le guarigioni. “Hanno un rapporto stretto con la natura per via della luna
e del mestruo (137).
“C’è un ritmo universale che ci attraversa. Mi
faccio condurre, lo assecondo standogli in groppa senza sproni né briglie. Non
posso fermarlo. Posso solo rimettere in armonia chi vi si oppone e per questo
si ammala” 138.
“Il male è un passo falso nell’armonia come un
piede pestato nel ballo” dice ancora la donna.
"Il destino dell'uomo è inserito
nell'ordine divino del mondo; e quando l'ordine divino e il disordine
umano vengono al cozzo, si sprigiona la scintilla della tragedia (…) In
base a tutti i drammi di Sofocle risulta evidente che le leggi non scritte non sono
costituite esclusivamente né dalle tradizioni familiari né dal rituale
mortuario. Le leggi non scritte regolano l'intero ordinamento divino del
cosmo" [6].
Ogni respiro che facciamo lo prendiamo dal
cosmo. Inaliamo la sua aria; parliamo con il suo fiato; il suo pneuma è la
nostra ispirazione. La parola “cosmo” indica un mondo conformato dall’estetica.
Oriana era incinta quando si sposò con Guido.
Lei si era lasciata imbrogliare da un farabutto e lui era insicuro oltre che
brutto “conveniva a tutti e due costruirsi una parvenza di normalità”. Disse
Amgela. Soneri pensava alla normalità ed era sempre più spinto a
rivalutare vciò che usciva dalle regole 149.
Soneri era ammaliato dal fascino della
solitudine del paese, ma il telefonino suonò in tasca con il suo squillo
volgare sebbene attutito Era Juvara con la notizia che il Serbo metteva proprie
foto in una pagina sua di facebook. Lui nei boschi. Sono selfie.
Guido Martelli parla a Soneri dei bracconieri
che vendono la carne. Il bracconaggio vale uno stipendio. I ristoranti
della valle hanno sempre carne fresca. Tilò è un vecchio comunista che non
parla con gli sbirri.
“La maggior parte delle persone desidera mettersi
nei panni non suoi. Ma in definitiva uno è quello che è, e tentare di
cambiare rende ridicoli. Come noi due che siam dei poveracci.” (p. 161). Guido
Martelli è un personaggio tragicissimo che ha sposato la donna incinta di un
altro, è stato disprezzato dalla comunità del paese, e ha finito con l’uccidere
il figlio della moglie.
Mettersi nei panni degli altri può essere una
cosa buona se lo facciamo per comprendere e aiutare chi soffre, mentre è
pessima se lo si fa rifiutando se stessi e il proprio destino.
A questo proposito sentiamo Leopardi e
Nietzsche.
Per quanto riguarda il lato positivo,
il Recanatese scrive: “ Gli scolari partiranno dalla
scuola dell’uomo il più dotto, senz’aver nulla partecipato alla sua dottrina,
eccetto il caso (raro) ch’egli abbia quella forza d’immaginazione, e quel
giudizio che lo fa astrarre interamente dal suo proprio stato, per mettersi ne’
piedi de’ suoi discepoli, il che si chiama comunicativa. Ed è generalmente
riconosciuto che la principal dote di un buon maestro e la più utile,non è
l’eccellenza in quella dottrina, ma l’eccellenza nel saperla comunicare”[7].
E più avanti: “Ma il gran torto degli educatori
è di volere che ai giovani piaccia quello che piace alla vecchiezza o alla
maturità; che la vita giovanile non differisca dalla matura; di voler
sopprimere la differenza di gusti di desiderii ec., che la natura invincibile e
immutabile ha posta fra l’età de’ loro allievi e la loro, o non volerla
riconoscere, o volerne affatto prescindere…di volere che gli ammaestramenti, i
comandi, e la forza della necessità suppliscano all’esperienza ec.”[8].
Sentiamo Nietzsche per quello negativo
che è la non accettazione di se stesso.
“La mia formula per la grandezza dell’uomo è amor fati: non
voler nulla di diverso, né dietro, né davanti a sé, per tutta l’eternità. Non
solo sopportare, e tanto meno dissimulare, il necessario - tutto l’idealismo è
una continua menzogna di fronte al necessario - ma amarlo…”[9].
“Ma in fondo, proprio “in fondo” a noi stessi
c’è sicuramente qualcosa che non si può insegnare, un Fatum spirituale
granitico…ciò che “in fondo a noi” non è insegnabile”[10].
“Il necessario non
mi ferisce; amor
fati è la mia intima natura, das ist meine
innerste Natur ”[11].
Tilò parla con Soneri e dice che bisognerebbe
sparare per una causa giusta: “non c’è mai stata tanta ingiustizia nel mondo,
nemmeno quando c’erano gli agrari” (169)
Soneri dice ad Angela: “Sono le utopie a farci
apparire orribile il tempo in cui viviamo. Bisognerebbe camcellarle. Anche una
zuppa di pane vecchio può risultare buona se hai solo quella 178.
Angela replica che immaginare ci tiene vivi. E’
il posto in cui ci ritroviamo, il cortile dove giocavamo da piccoli.
I coniugi Martelli formavano una famiglia
vissuta di menzogne, compromessi e finzioni. “Un equilibrio tra complici in
quel naufragio silente che è la paura delle proprie debolezze” 198.
Tilò parla a Soneri della paura: “in paese hanno
tutti qualcosa da nascondere: le tasse, la caccia di frodo, certi lavoretti
edilizi, i vizi. Con l’arrivo di quello è venuto a mancare la fiducia nel
silenzio del tuo vicino. Il ricatto reciproco non è più riuscito a tener ferma
la gente, il sospetto del tradimento si è diffuso e in questi casi qualcuno
passa alle spicce…dicono che me la faccia con Teresa! (la mula) 207.
Altro vino nominato “la bottiglia di
Bonarda” 211 Intanto l’estate muore e si avvicina l’umido equinozio che
offusca la luce.
Benati, l’ex sindaco di Montepiano, novantenne,
racconta a Soneri che sente delle voci delle quali non si accorge chi non vuole
ascoltare.
Il commissario è scettico, e il vecchio replica:
“Tutto c’entra perché tutto si manifesta sotto
varie forme” dice p. 259.
La tradizione, prosegue il vecchio, “è
conservare usanze sempre uguali nel tempo. Se la smarrisci non sai più quello
che sei ed è allora che il disagio prende la gente” 260
Altro vino il Gutturnio
La mula di Tilò viene ferita per dispetto perché
si diceva che il suo padrone aveva fatto la spia sul traffico tra bracconieri e
macellai. Rina, l’ostessa commenta dicendo che certuni del paese “non sono
migliori di quel bandito. Solo gli manca il coraggio. Sfogano il rancore contro
i deboli come quella povera mula” 264. Che poi era stata assalita e mangiata
dai lupi nonostante la disperata difesa di Tilò.
Angela parla con Soneri e smonta i cieli
dell’infanzia dell’amante: i bambini non si accorgono degli odi, delle paure,
delle cattiverie. “E poi c’è la memoria a tradirci. Confeziona tutto con i
nastrini, ma è falsa” 285
Soneri ricorda che una volta “c’erano anche
solidarietà e compassione”
Angela ammette: “c’erano sì, E’ sempre tutto
mischiato. Questo mondo è un inferno con qualche angolo di paradiso… Tilò
e la sua mula, ecco dove vedo un po’ di paradiso” (286).
Vino Ortrugo
Alla fine Angela dice che Rina ha dato ragione
alla vecchia maestra Anemia: “Non crediamo più in Dio, non crediamo più alla
politica, siamo diventati più poveri e tutti che si sorvegliano, tutti a
sospettare l’odio che incombe”
Il Serbo rappresenta solo la causa scatenante
Nell’ultima pagina Soneri dice alla Falchieri:
“Se dovessi dire chi ha ucciso quel ragazzo, direi proprio la paura” 313
Fine 21 luglio 2019
[1] Del 40 ca.
[2] Re di Sparta dal 235 alla battaglia di Sellasia del 222.
Fu sconfitto da Antigono
[3]F. Dostoevskij, I fratelli Karamazov ,
del 1880, p.402.
[4] M Di Marco, Op. cit., p. 90.
[5] Remedia amoris,
375 - 376.
[6]V. Ehrenberg, Sofocle e Pericle ,
p. 40 e p. 49.
[7] Zibaldone, 1376.
[8] Zibaldone, 1473.
[9] Ecce homo, perché sono cos’ accorto, p. 38
[10] Di là dal bene e dal male, Le nostre virtù.
[11] F. Nietzsche, Ecce homo, Il
caso Wagner, p. 92.
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