mercoledì 28 agosto 2019

Il discorso della verità e il discorso della bellezza


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Il discorso della verità è semplice, perciò non bisogna complicarlo - veritatis simplex oratio est, ideoque illam implicari non oportet" (Seneca Ep. 49, 12).Gli imbroglioni invece tendono a cavillare e sottilizzare sul fumo (cfr. Aristofane, Nuvole, 320[1]), a pescare nel torbido (cfr. Aristofane, Cavalieri, 307 e 867[2]) .
Nelle Fenicie[3] di Euripide, Polinice afferma la parentela della semplicità con la giustizia e con la verità: "aJplou'" oJ mu'qo" th'" ajlhqeiva" e[fu, - kouj poikivlwn[4] dei' ta[ndic' eJrmhneuavtwn" (vv. 469 - 470), il discorso della verità è semplice, e quanto è conforme a giustizia non ha bisogno di interpretazioni ricamate. Invece l' a[diko" lovgo" , il discorso ingiusto, siccome è malato dentro, ha bisogno di rimedi scaltri:"nosw'n ejn auJtw'/ farmavkwn dei'tai sofw'n" (v. 472).

Il discorso della bellezza non solo è veritiero ma è anche denso e conciso.
Nell’Ars poetica Orazio suggerisce: “ carmen reprehendite quod non/ multa dies et multa litura coercuit atque/ praesectum decies non castigavit ad unguem” (vv. 292 - 294), biasimate la poesia che né un lungo tempo né molte cancellature hanno rifinito né dopo averlo sfrondato una decina di volte non ha corretto fino alla perfezione: "Non ho mai provato, fino ad oggi, in nessun poeta, lo stesso rapimento artistico che mi dette, fin dal principio, un'ode di Orazio. In certe lingue quel che lì è raggiunto non lo si può neppure volere. Questo mosaico di parole in cui ogni parola come risonanza, come posizione, come concetto fa erompere la sua forza a destra, a sinistra e sulla totalità, questo minimum nell'estensione e nel numero dei segni, questo maximum , in tal modo realizzato, nell'energia dei segni - tutto ciò è romano e, se mi si vuol credere, nobile par excellence . Tutto il resto della poesia diventa in paragone qualcosa di troppo popolare - nient'altro che loquacità sentimentale"[5].

Vi inoltro queste citazioni che mi fanno pensare non bene della quasi totalità dei nostri politici eletti da appena la metà del popolo italiano.
Sono vaghi di ciance e bramosi di poltrone. Discutono su come distribuirle senza riguardo per gli interessi di chi dovrebbe votarli.
Se continueranno a parlare senza idee, senza programmi e senza parole chiare, concrete, sensate, verranno votati solo da loro stessi.



[1] Strepsiade, sebbene vecchio e tardo, ha capito quali sono gli insegnamenti della scuola di Socrate e dice: “già la mia anima si è levata a volo e "già ha voglia di cavillare leptologei'n h{dh zhtei' e sottilizzare sul fumo peri; kapnou' stenolescei'n - e trafiggendo un concetto con un concettuzzo ribattere con un altro discorso"(vv. 319 - 321). Strepsiade, sebbene vecchio e tardo, capisce presto che cosa si impara nel pensatoio di Socrate: la mia anima, dice, al maestro messo in cattiva luce da Aristofane " ha già voglia di cavillare leptologei'n h{dh zhtei' e sottilizzare sul fumo peri; kapnou' stenolescei'n e trafiggendo un concetto con un concettuzzo ribattere con un altro discorso"(Nuvole, vv. 320 - 321).
[2] Nei Cavalieri (424 a. C) di Aristofane Cleone - Paflagone è chiamato “borborotavraxi” (v. 307), il mescola - fango; egli si comporta come i pescatori di anguille, i quali le acchiappano, solo se mettono sottosopra il fango: “kai; su; lambavnei", h]n th;n povlin taravtth/" (v. 867), anche tu arraffi, se scompigli la città, gli fa il salsicciaio.
[3] Composte intorno al 410 a. C.
[4] Cfr. Kuvriai dovxai XXIX sui desideri innaturali che rendono variopinto il piacere citato più avanti (p. 16)
[5] Crepuscolo degli idoli, Quel che debbo agli antichi, 1.

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