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giovedì 8 agosto 2019

L'impiego corretto e proficuo dei classici


Michele Battini
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Nel quotidiano “la Repubblica” di oggi 8 luglio 2019 c’è un lungo articolo (pp. 32 - 33) firmato da Michele Battini intitolato In tempi oscuri ci illuminano i classici.
Vengono menzionati diversi autori e personaggi ai quali “ i classici sono sempre serviti a suggerire immagini drasticamente polemiche nei confronti della vita presente e del potere”.
Trovo molti nomi e pochi esempi tratti dai testi degli autori.
Ne riferisco uno: “Prima dei philosophes, Tacito era già stato apprezzato dagli umanisti. Guicciardini (Ricordi): “Insegna molto bene Cornelio Tacito a chi vive sotto a’ tiranni el modo di vivere e governarsi”.
Una citazione che falsa il testo il quale senza la mutilazione apportata cambia senso. “Insegna molto bene Cornelio Tacito a chi vive sotto a’ tiranni el modo di vivere e governarsi prudentemente, così come insegna a’ tiranni e modi di fondare la tirannide”[1].
Per giunta in un altro dei Ricordi (110) Guicciardini scrive: “Quanto si ingannano coloro che a ogni parola allegano e Romani! Bisognerebbe avere una città condizionata come era la loro, e poi governarsi secondo quello essemplo: el quale a chi ha le qualità disproporzionate è tanto disproporzionato, quanto sarebbe volere che uno asino facessi il corso di uno cavallo”.

L’esempio è la stella polare dell’educazione antica: Seneca sostiene che la via per la saggezza è breve ed efficace attraverso gli esempi, mentre è lungo il cammino che passa per i precetti:"longum iter est per praecepta, breve et efficax per exempla (Epist., 6, 5).
Gli esempi dunque vanno sempre apposti a un’affermazione soprattutto quando questa è generica o arbitraria.
Per quanto riguarda la polemica nei confronti del potere attuale, faccio un esempio citando diversi autori i quali dicono, ciascuno a suo modo, che maltrattare gli ospiti e in generale gli stranieri, soprattutto se poveri e bisognosi, è un comportamento abominevole.
All’inizio del terzo atto dell’Ifigenia in Tauride di Goethe la protagonista eponima parla con Oreste nel quale ha intanto riconosciuto un Landsmann (941) un uomo della sua patria dove l’ospitalità è un dovere sacro nei confronti di chi passa accanto al focolare degli dei. Anche l’ultimo servo selbst der letzte Knecht è per noi benvenuto in terra straniera ist uns in fremdem lande hoch wilkommen (943).
Nel quinto atto Ifigenia si rivela al re della Tauride Toante quale figlia di Agamennone decisa a rifiutare la funzione di sacerdotessa svolta per anni nicht Priesterinnur Agamemnons Tochter. (v. 1822)
Dice di avere obbedito solo ai genitori e agli dèi, mai al rozzo ordine di un uomo.
Non io risponde Toante ma ein alt Gesetz un’antica legge ti comanda. (1831)
Ifigenia replica: “mi parla una legge più antica: das Gebot, il comandamento dem jeder Fremde heilig ist, per cui ogni straniero è sacro”. (1834 - 1836)

Sentiamo quello che dicono Nausicaa ed Eumeo a Odisseo
La principessa dei Feaci Nausicaa, nel VI canto dell’Odissea (207 - 208) vuole aiutare Ulisse giunto naufrago nell’isola di Scheria e dice queste parole alle ancelle in fuga spaventate alla vista dello sconosciuto sconciato dal mare : “ to;n nu`n crh; komevein: pro;~ ga;r Dio;~ eijsin a[pante~ - xei`noiv te ptwcoiv te, dovsi~ d j ojlivgh te fivlh te”, dobbiamo prenderci cura di lui: da Zeus infatti vengono tutti gli stranieri e i poveri, e un dono pur piccolo è caro.
 Le stesse parole (Odissea, XIV, 57 - 59) dice Eumeo, il guardiano dei porci di Itaca, quando Ulisse gli si presenta travestito da mendicante, irriconoscibile, e il porcaio lo accoglie ospitalmente spiegandogli che non è suo costume maltrattare lo straniero (xei`non ajtimh`sai), nemmeno quando ne arriva uno kakivwn più malconcio di lui.
 Eumeo dunque aiuta e onora Odisseo, che presentatosi come un pezzente e irriconoscibile, suscita la sua compassione:"aujtovn t j ejleaivrwn"(v.389), perché ho compassione di te, gli dice.
  
Non dissimile è la situazione di Edipo giunto a Colono cieco e vagabondo, per giunta malfamato. Teseo, il re di Atene, lo aiuta poiché, dice “so bene di essere uomo”(Edipo a Colono, v. 567).

 Bisognerebbe che Salvini e la gente come lui leggessero o rileggessro i classici.
Un ultimo esempio: Orazio nell’Ars poetica prescrive: “vos exemplaria Graeca/nocturna versate manu, versate diurna” (vv. 268 - 269), voi leggete e rileggete i modelli greci, di notte e di giorno.


[1] Ricordi, 18. La redazione definitiva dei Ricordi è del 1530.

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