lunedì 19 agosto 2019

Una brevissima storia della vita politica parallela alla mia

Sono nato nel novembre del ’44 a Milano a guerra non finita. Mia madre mi portò a Pesaro nell’aprile del ’46. I ricordi risalgono al ’48 . Da allora  le zie mi portavano a Moena in agosto. I Moenesi erano poveri, alle zie non piacevano punto. Tornando a Pesaro per la fiera di San Nicola (10-11-12 settembre) dicevano che questa sì che era una terra benedetta da Dio. Ma in luglio quando mi portavano alle battiture e alle vendemmie dei poderi di mia nonna a Tavullia e Montegridolfo vedevo che anche i contadini di qua erano poveri assai. Nemmeno loro piacevano alle zie. Poi ci fu il “miracolo economico”. Economico appunto non culturale, tanto meno spirituale. Durante l’adolescenza amavo Leopardi. Mi avevano detto che la sorella della mia bisnonna, Domenica Carancini, aveva sposato Rodolfo Antici, nipote di A.delaide. Ero sempre molto solo e ripetevo tra me Il passero solitario guardando Recanati da Potenza Picena dove ero ospite di un’altra zia sposata là, sull’altro lato della valle del fiume che “chiaro appare”. A scuola ero dotato nelle materie letterarie. Vinsi un premio per i 30 liceali più bravi d’Italia. Mi iscrissi a lettere classiche contro il parere di mia madre. Diceva che sarei stato povero per tutta la vita. Mi sostennero le zie con delle promesse anche economiche. L’Università  mi piaceva poco. La maggior parte dei professori valeva meno di quelli del liceo Mamiani di Pesaro. Però mi piacevano gli autori: Omero, Euripide e gli altri che dovevo tradurre. Mi laureai con la lode ma senza entusiasmi.  Non mi avevano dato una visione d’insieme. Me la sono fatta più avanti per conto mio studiando molto anche per piacere agli studenti.
Mi entusiasmò invece il ’68. Mi liberò, mi autorizzò, mi rafforzò. Mi aprìi, mi scoprìi con le donne. Le mie donne: il meglio dell’umanità. Divenni comunista nonostante  il disprezzo dei poveri respirato in casa, o forse per reazione a quel disprezzo.. Le zie mi disapprovarono ma non mi diseredarono. Dal ’68 al ’72 furono anni belli. Di simpatia e solidarietà tra gli esseri umani. Di liberazione delle donne e della sessualità. Ne avevo sofferto molto la repressione domestica parrocchiale e scolastica. Mi scatenai.  Il ministro Brodolini di Recanati preparò uno Statuto dei lavoratori molto avanzato. Poi la reazione ordita e perpetrata con le  stragi. Poi l’irrazionalità fricchettona del ’77 e i carri armati di” Kossiga” nella zona universitaria a Bologna. Andai al funerale di Lorusso con i miei studenti del liceo Minghetti nel mese di marzo. Nel marzo del ’78 il rapimento di Moro e in maggio, il 9 maggio, il vile assassinio di quell’uomo colto, buono, inerme. “Doveva” morire siccome aveva voluto portare i comunisti al governo.
 Quindi gli anni 80 con la “Milano da bere” e l’apoteosi del consumismo, dell’individualismo, dell’egoismo. Poi “mani pulite” che cercò di fare un poco di pulizia appunto. Ma la spazzatura accumulata era già troppa allora. La feccia che comanda ora retro fata tulit ha riportato indietro il destino, al punto più basso.
Tuttavia io non cederò.
gianni

Nessun commento:

Posta un commento

Ifigenia CLXXXI La fedeltà mal riposta. Il rimpianto della rosa bianca trascurata.

  Il sole aveva sbaragliato le nubi. Mi tolsi la maglietta per   l’abbronzatura che va ripassata, come le lezioni. Mi guardai il petto e i...