Sono nato nel novembre del ’44
a Milano a guerra non finita. Mia madre mi portò a Pesaro nell’aprile del ’46. I
ricordi risalgono al ’48 . Da allora le
zie mi portavano a Moena in agosto. I Moenesi erano poveri, alle zie non
piacevano punto. Tornando a Pesaro per la fiera di San Nicola (10-11-12
settembre) dicevano che questa sì che era una terra benedetta da Dio. Ma in
luglio quando mi portavano alle battiture e alle vendemmie dei poderi di mia
nonna a Tavullia e Montegridolfo vedevo che anche i contadini di qua erano
poveri assai. Nemmeno loro piacevano alle zie. Poi ci fu il “miracolo economico”.
Economico appunto non culturale, tanto meno spirituale. Durante l’adolescenza amavo
Leopardi. Mi avevano detto che la sorella della mia bisnonna, Domenica
Carancini, aveva sposato Rodolfo Antici, nipote di A.delaide. Ero sempre molto
solo e ripetevo tra me Il passero solitario guardando Recanati da Potenza
Picena dove ero ospite di un’altra zia sposata là, sull’altro lato della valle
del fiume che “chiaro appare”. A scuola ero dotato nelle materie letterarie. Vinsi
un premio per i 30 liceali più bravi d’Italia. Mi iscrissi a lettere classiche
contro il parere di mia madre. Diceva che sarei stato povero per tutta la vita.
Mi sostennero le zie con delle promesse anche economiche. L’Università mi piaceva poco. La maggior parte dei
professori valeva meno di quelli del liceo Mamiani di Pesaro. Però mi piacevano
gli autori: Omero, Euripide e gli altri che dovevo tradurre. Mi laureai con la
lode ma senza entusiasmi. Non mi avevano
dato una visione d’insieme. Me la sono fatta più avanti per conto mio studiando
molto anche per piacere agli studenti.
Mi entusiasmò invece il ’68.
Mi liberò, mi autorizzò, mi rafforzò. Mi aprìi, mi scoprìi con le donne. Le mie
donne: il meglio dell’umanità. Divenni comunista nonostante il disprezzo dei poveri respirato in casa, o
forse per reazione a quel disprezzo.. Le zie mi disapprovarono ma non mi
diseredarono. Dal ’68 al ’72 furono anni belli. Di simpatia e solidarietà tra
gli esseri umani. Di liberazione delle donne e della sessualità. Ne avevo
sofferto molto la repressione domestica parrocchiale e scolastica. Mi scatenai.
Il ministro Brodolini di Recanati
preparò uno Statuto dei lavoratori molto avanzato. Poi la reazione ordita e
perpetrata con le stragi. Poi l’irrazionalità
fricchettona del ’77 e i carri armati di” Kossiga” nella zona universitaria a
Bologna. Andai al funerale di Lorusso con i miei studenti del liceo Minghetti
nel mese di marzo. Nel marzo del ’78 il rapimento di Moro e in maggio, il 9
maggio, il vile assassinio di quell’uomo colto, buono, inerme. “Doveva” morire
siccome aveva voluto portare i comunisti al governo.
Quindi gli anni 80 con la “Milano da bere” e l’apoteosi
del consumismo, dell’individualismo, dell’egoismo. Poi “mani pulite” che cercò
di fare un poco di pulizia appunto. Ma la spazzatura accumulata era già troppa
allora. La feccia che comanda ora retro
fata tulit ha riportato indietro il destino, al punto più basso.
Tuttavia io non cederò.
gianni
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