Apprezzo Gad Lerner per il
suo antirazzismo morale e intelligente, ma questa volta a parer mio ha reso,
senza volere, un servizio a Salvini attraverso L’analisi situata nelle pagine 1 e 4 del quotidiano “la Repubblica” di oggi, 17
agosto 1919.
L’articolo parte da una filologia non so se
gallo-italica o longobarda chiarendo i significati della parola milanese “ganassa”.
Poi Lerner attribuisce al ministro fragilità e insicurezze, quindi sensibilità,
astuzie e finezze, equilibrismi, capacità di cogliere l’attimo, quindi
intelligenza. L’articolo finisce con l’accostamento di Salvini al “mitico
Capitan Trinchetto. Si vantava di imprese mirabolanti, le sparava grosse,
finché un coro iniziava a canzonarlo col ritornello: “Cala, cala Trinchetto!”. L’estate
di Salvini inaugurata al Papeete con “Fratelli d’Italia” in versione dance,
potrebbe chiudersi così, più modestamente, con un sano “Cala Trinchetto”. Una
chiusa bonacciona tutto sommato.
Io credo che Salvini sia un
attore che recita la parte del gradasso. Per entrare nel ruolo si è reso pure
piuttosto grasso.
Più semplicemente e
sinteticamente di Lerner associo questo Matteo all’attore cui Macbeth giunto vicino alla propria fine paragona la vita
«Life is but a walking shadow; a poor player, / That struts and frets
his hour upon the stage, / And then is heard no more: it is a tale / Told by an
idiot, full of sound and fury, / Signifyng nothing» ( Shakespeare, Macbeth V, 5), “la vita è solo un’ombra che cammina; un povero attore che si
pavoneggia e si agita sulla scena nella sua ora e poi non se ne parla più: è la
storia raccontata da un idiota, piena di frastuono e di furia, che non
significa nulla”.
Il Matteo che ha preceduto
questo, dico Renzi, recitava una parte del genere quando aveva su di sé le luci
della ribalta.
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