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mercoledì 7 agosto 2019

"Ifigenia in Tauride" di Goethe (1786) e il culto della parola tra i Greci. 1

Pietro Testa, Sacrificio di Ifigenia

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Le persone educate sono logocentriche. I barbari maltrattano la parola
Ifigenia in Tauride di Goethe (1786) e il culto della parola tra i Greci
Mi sento sacerdote di tale culto

Arcade, messo del re scita Toante dice a Ifigenia che gli Sciti non attribuiscono alcun pregio alle parole: Der Skyte setz ins Reden keinen Vorzug (164)
E il re meno di tutti am wenigsten der König 165.
Dunque Ifigenia deve andargli incontro con la sua civiltà maggiore e superiore, quella greca.

Il culto del lovgo~ è greco, la trascuratezza della parola è barbarie
Isocrate arriva alla celebrazione quasi religiosa della parola fondatrice di umanità e civiltà: "ejggenomevnou d j hJmi'n tou' peivqein ajllhvlou~ kai; dhlou'n pro;~ hJma'~ aujtou;~ peri; w|n a]n boulhqw'men, ouj movnon tou' qhriwdw'~ zh'n ajphllavghmen, ajlla; kai; sunelqovnte~ povlei~ w/jkivsamen kai; novmou~ ejqevmeqa kai; tevcna~ eu{romen, kai; scedo;n a{panta ta; di j hJmw'n memhcanhmevna lovgo" hJmi'n ejstin oJ sugkataskeuavsa" "( Nicocle[1], 6), ma siccome è connaturata in noi la capacità di persuaderci a vicenda e di rendere chiaro a noi stessi quello che vogliamo, non solo ci siamo allontanati dalla vita selvaggia, ma ci siamo riuniti, abbiamo fondato città, dato leggi e inventato arti, e quasi tutto quanto è stato costruito da noi è stata la parola a organizzarlo.

La parola dunque è creatrice e civilizzatrice.
Il prologo del Vangelo di Giovanni del resto estende questa considerazione a termini cosmici " jEn ajrch'/ h\n oJ lovgo", kai; oJ lovgo~ h\n pro;" to;n qeovn, kai; qeo;" h\n oJ lovgo". ou|to" h\n ejn ajrch'/ pro;" to;n qeovn. pavnta diaujtou' ejgevneto, kai; cwri;" aujtou' ejgevneto oujdevn. In principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum et Deus erat Verbum. Hoc erat in principio apud Deum. Omnia per ipsum facta sunt, et sine ipso factum est nihil (1, 1 - 3), in principio c'era la Parola e la Parola era con Dio e la Parola era Dio. Questa era in principio con Dio. Tutto fu fatto tramite lei e senza lei nulla fu fatto.

Quindi il verbo si fece carne: "kai; oJ lovgo" savrx ejgevneto" (14). Io collego questa affermazione, del tutto arbitrariamente, alla facundia persuasiva che attira gli ascoltatori, massime le donne, poiché è in corpo di donna che il verbo si fa carne.

 Rprendiamo in mano Isocrate per sottolineare il valore anche etico del lovgo" inteso come parola e come pensiero: "to; ga;r levgein wJ" dei' tou' fronei'n eu\ mevgiston shmei'on poiouvmeqa, kai; lovgo" ajlhqh;" kai; novmimo" kai; divkaio" yuch'" ajgaqh'" kai; pisth'" ei[dwlovn ejstin" ( Nicocle, 7) il parlare come si deve lo consideriamo segno massimo del saper pensare, e un discorso veritiero, legittimo e giusto è l'immagine di un'anima buona e leale. Queste parole celebrative del logos, tornano, come espressioni liturgiche, nell’Antidosis (255). Entrambe le orazioni giungono a una conclusione che indica nella potenza della parola l’unico mezzo per trasformare il pensiero in prassi: “eij de; dei' sullhvbdhn peri; th'~ dunavmew~ tauvth~ eijpei'n, oujde;n tw'n fronivmw~ prattomevnwn eurhvsomen ajlovgw~ gignovmenon, alla; kai; tw'n e[rgwn kai; tw'n dianohmavtwn aJpavntwn hJgemovna lovgon o[nta, kai; mavlista crwmevnou~ aujtw'/ tou;~ plei'ston nou'n e[conta~”, se si deve tirare le somme su questa potenza, troveremo che nulla di quanto è fatto con intelligenza viene fatto senza la parola, ma che anzi la parola è guida delle azioni e dei pensieri tutti, e che si avvalgono soprattutto di essa quelli che hanno la più grande capacità di pensiero[2].

"Sicché il Logos, nel suo doppio significato di parola e di pensiero, diventa per Isocrate il "symbolon", il contrassegno della paideusis"[3].
Non solo dell’educazione ma anche della duvnami~ dell’uomo.
Il ragazzo che ha studiato bene, con buoni insegnanti, possiede, prima di tutto, una facoltà di eloquio superiore a chi non ha fatto studi altrettanto buoni e ben guidati.

Platone afferma che parlare male, fa male all'anima. Lo fa dire a Socrate nel Fedone :" euj ga;r i[sqia[riste Krivtwn, to; mh; kalw'" levgein ouj movnon eij" aujto; tou'to plhmmelev"[4], ajlla; kai; kakovn ti ejmpoiei' tai'" yucai'"" (115 e), sappi bene…ottimo Critone che il non parlare bene non è solo una stonatura in sé, ma mette anche del male nelle anime.

  


[1] Del 368 a. C. Le stesse parole tornano nell’Antidosis (254 - 255) del 354 a. C.
[2] Nicocle 9 e Antidosi 257. 
[3] W. Jaeger, Paideia 3, p.134.
[4] Aggettivo formato da plhvn e mevlo~, contro il tono, contro il metro.

1 commento:

  1. La parola, se usata "malamente", con cattiveria e pungente acrimonia,anche se dice il vero può causare un tale male in chi la subisce, talvolta, inenarrabile.
    Gesù è Via, Verità e Vita, il binomio " Verità/Vita" sono, a parer mio, i lemmi fondanti il Cristo o Logos o verbum Colui che serve a stabilire la verità e si diffonde nella materia inerte animandola e portando alla vita i diversi enti.

    Bellissimo Blog, da leggere e rilegge...
    Grazie Professore

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