Ieri sera sono andato al cinema in piazza senza problemi di orario dato che questa mattina non dovevo prendere il treno.
Ho visto questo bellissimo film del 1954 per la prima volta. Una vergogna per un cinefilo. La bella rassegna della cineteca ha un difetto nell’orario: inizia alle 21, 45 con due o tre interventi prima del film che comincia intorno alle 2 2 e 20. Se è lungo si va ben oltre la mezzanotte
Ieri c’è stato anche un contrattempo e il film è terminato poco prima delle due. Quindi mezz’ora di bicicletta per arrivare a casa poi la cena povera e nemmeno intera. Non mangio mai prima di uno spettacolo.
Questo comunque mi è piaciuto molto- Avevo visto il rifacimento I magnifici sette, meno che modesto, una brutta copia.
Il capolavoro di Kurosawa è ben altra cosa.
Tutto il film è bello. Non lo racconto perché la vicenda è nota.
Kurosawa mette in rilievo la generosità e la nobiltà d’animo di questi guerrieri che si battono rischiando la vita in favore dei contadini vessati dalla violenza di bande armate numerose e criminali.
Tra i sette c’è uno che non è un samurai né viene creduto quando si spaccia per tale. E’ un contadino anche lui. Viene accolto ma talvolta anche deriso perché non conosce le regole dello stile della casta nobile, cavalleresca. Ma è pure lui una bella persona. Ho notato un particolare. Quando i banditi danno fuoco a una casa con un mulino, ne esce una madre ferita a morte con il suo bambino in braccio. Il samurai spurio le va incontro, prende il piccolo in braccio, mentre la madre muore, e dice: “questo bambino sono io stesso. Ho patito dì tutto, sono stato maltrattato da sempre da tutti, fin da piccolo”. Più o meno queste le parole della traduzione visibile sotto le immagine
Ho pianto nel buio della piazza vedendo queste parole: ho pensato a Edipo, a tanti altri bambini maltrattati, a quanti in questi giorni, da diversi mesi, vengono ammazzati nelle guerre, e a me stesso. Ho pianto anche di consolazione perché me la sono sempre cavata con l’aiuto di persone buone che mi hanno salvato da quelle cattive e attive.
Faccio solo l’esempio dell’Antonia di Carmignano. Chi mi legge la conosce. Ma ce ne sono state alcune altre. Mi hanno aiutato senza volere niente in cambio. Ho dato a queste belle persone soltanto il mio affetto, la mia stima e la contentezza di me stesso raggiunta grazie a loro.
I benefattori avranno per sempre la mia gratitudine. Che Dio li benedica.
Bologna 29 giugno 2024 ore 17, 33 giovanni ghiselli
p. s.
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