Tra le palpebre, le lenti a contatto, i poveri occhi e il cervello sentivo scrosciare cascate di vetri e di cocci infuocati mentre la gola e la bocca sputavano sabbia tossendo, sputando e mugghiando.
Maledetta cretina. Come potei distinguere qualcosa mi accorsi che scappava. Dopo qualche minuto la vidi sguazzare nell’acqua come una grossa oca. Saltellava poi si accovacciava, schiamazzava e dimenava le braccia. Intanto l’ombra del momte Ardizio era arrivata agli scogli antistanti la riva e tutta la spiaggia comunicava un senso di desolazione.
Quando fu uscita da quel pelago cupo mi venne vicino mentre continuavo a pulirmi la faccia sconciata da un pugno di rena.
Disse: “Mi sono tuffata nell’acqua fredda perché sbollisse il desiderio che tu non vuoi più accontentare”
Tra le lacrime cercai di guardarle e le dissi: “Vedi che guaio hai combinato? Se lo farai un’altra volta non potrai più tornare da me”
“Vedremo” osò ancora dire.
“Sei avvisata. Intanto andiamo via di qui”.
Durante il tragitto verso il bagnino Alfredo di tanto in tanto si gettava in acqua per significarmi che poteva fare a meno di me.
A mia volta pensavo: “Speriamo che vada via presto, che si innamori di un altro. Nel frattempo se mi darà noia farò finta di niente. Alle sue provocazioni opporrò il mio muto disprezzo”.
Come fummo arrivati nella zona degli alberghi, questi ombreggiavano già tutto il mare
“Come Dio vuole è autunno-pensavo. Presto ricomincia la scuola. Là dentro dovrò vederla per forza se le rinnovano la supplenza, ma poi, una volta usciti, per carità: ognuno a casa sua”.
Bologna 5 giugno 2024 ore 19, 46 giovanni ghiselli
p. s.
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