Vorrei sottoporre questo racconto di Plutarco ai presunti grandi della Terra che fanno o preparano le guerre.
Propongo che gareggino tra loro o si bastonino a vicenda invece di mandare i giovani militari a morire e di bombardare i civili: donne, infanti e uomini.
Pirro, il re dell’Epiro bramava l’azione e rispose alla chiamata dei Tarantini contro i Romani (280 a. C.)
Alla sua corte viveva Cinea che era stato allievo di Demostene ed era molto stimato dal re stesso per la sua eloquenza.
Questo saggio nei suoi discorsi confermava quanto dice Polinice a Giocasta a proposito del fratello Eteocle nelle Fenicie di Euripide: “non doveva cercare di risolvere il contrasto con le armi, la parola può annientare ogni ostacolo: pa`n ga;r ejxairei` lovgo~- (515-516).
L’oratore dunque domandò al re quali piani avesse, e Pirro rispose che voleva conquistare prima l’Italia, poi la Sicilia, poi la Libia e Cartagine. “E quando avrai conquistato tutto il mondo?-domandò Cinea- che cosa faremo?”
Pirro si mise a ridere e rispose che si sarebbero riposati, e se la sarebbero spassata ubriacandosi e parlando tra loro.
Allora Cinea obiettò: “ perché non lo facciamo subito? Che cosa ci manca?”
Ma questa replica infastidì Pirro (Plutarco, Vita di Pirro, 14).
Spero che i pacifisti ricordino queste parole e qualche volte le utilizzino aggupiungendole a slogan già consunti.
Bologna 22 giugno 2024 ore 11, 38 giovanni ghiselli
p. s
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