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La scuola corrotta II parte con il primo coro.
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Docente. |
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Io sono stata promossa dal ginnasio al liceo, perché non ho mai |
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fatto concessioni alla demagogia. Una volta perfino i ginnasiali |
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osavano non ascoltare o addirittura sciamare via. Ma io continuavo a |
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leggere grammatiche e manuali, anche se in classe restava un |
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ragazzino solo che a sua volta leggeva il giornale. E leggerò ora, a |
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maggior ragione, con l'aula piena. Infatti non vi serve studiare il |
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significato di Ulisse nella letteratura occidentale, come pretendono |
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certi fanfaroni capaci di collegare Omero non solo a Leopardi, ma pure a |
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Joyce, mentre non pretende che gli allievi conoscano il nome del fratello di Eschilo, e il |
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perfetto di tutti i verbi, compreso |
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lambavnw. |
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. Tuttavia la "nobile |
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gara" sbandierata or ora sussisterà, non dubiti: chi ricorderà il |
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maggior numero di paradigmi avrà il voto più alto. Non c'è modo |
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migliore di ripristinare l'agonismo dei Greci.
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Studentessa. |
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I suoi colleghi "educano" alla maniera sua?
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Docenti. |
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I migliori insegnano come me, però sono più fiscali nella |
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valutazione e nella sorveglianza degli scritti.
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Nota |
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Verbo tra i più comuni. Significa “prendo”. |
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Studentessa. |
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Siete fiscali in che modo?
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Docente. |
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Quando vi interroghiamo, vogliamo vedere se ricordate quanto |
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ricordiamo noi e vi abbiamo insegnato: infatti una è la verità, uno il sapere. Quando facciamo |
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la sorveglianza stiamo molto attenti, data la sregolatezza |
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connaturata negli adolescenti. Voi dovrete convincermi della |
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vostra presenza collaborativa con un comportamento irreprensibile. |
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Suona la campanella. |
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Allora ci siamo intesi. Noi dobbiamo ricominciare la letteratura |
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greca che è stata assassinata con l’ntrusione di Nietzsche, di Hegel, di Heidegger e altri che non c’entrano niente: i cattivi maestri del vostro cattivo ex maestro. |
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Per domani studiate il manuale da pagina uno a pagina cinque: la |
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vita di Omero.
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Primo Coro. |
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La classe. |
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Ho passato due anni a studiare |
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la cultura europea, |
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con tensione di tutte le forze |
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per centrare l'idea della bellezza morale |
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Ho tenuto lo sguardo sulla kalokajgaqiva, |
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e ho imparato a pensare |
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cosa valgano il coraggio, l'onore, l'ingegno |
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dell'omerico eroe; |
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la giustizia di Eschilo; |
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la pietà religiosa di Sofocle che indaga sull’anima umana; |
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e, di Euripide, la compassione dal dolce pianto, |
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la mente che rende malato l'eroe, |
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la madre furente; |
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la Pianura della realtà cui anela Platone; |
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la buona mente e il furore di Seneca, |
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il romanzo dell'Arbiter che raffigura i vizi con lingua da orafo , |
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Si tratta di Petronio e del Satyricon. |
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la sofferenza di Dostoevskij impregnata di idea, |
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il potenziamento dell'uomo di Nietzsche; |
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l'almanaccare di Svevo, |
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il borghese e l'artista di Mann, |
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l'angoscia contagiosa di Kafka, |
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la donna pensante di Ibsen, |
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l'inconscio e il pansessualismo inquietante di Freud, |
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la terra di Eliot in attesa di pioggia divina, |
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i salotti mondani di Proust che vuole sbucciare le cose, |
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i topi di Joyce affogati in barili di birra.
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Ma adesso quel tempo è lontano. |
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E' arrivato il momento |
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di fissare all'orecchio |
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la parola ordinaria del manuale |
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e il paradigma fugace.
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Che i miei studi passati sian vani comunque |
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giudizio verace non è. |
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Ho imparato che l'Uomo |
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destinato al dolore e alla morte, |
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effimero come le foglie, |
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con potenza di mente e purezza di cuore |
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può forzare il destino a portarlo di là. |
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Al di là del dolore, al di là della morte, |
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resta il bene che fai, |
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l'amore che dai, |
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la giustizia che rendi, |
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il bello che crei, |
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il vero che cerchi, |
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e la nobile stirpe dell'Uomo |
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che sempre procede, |
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e se cade talora o declina, |
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risorge con nuovo vigore |
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come foglia nella selva fiorita al tempo di primavera.
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Il bene cos'è? |
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E' capire la parte profonda della nostra persona, |
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è sconfiggere mostri paurosi generati da antichi dolori, |
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per attingere il massimo oggetto di scienza: |
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che nell'umana creatura c'è Dio. |
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Amore cos'è? |
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Un assillo che spinge a creare nel Bello. |
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Giustizia cos'è? |
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E' luce serena che rischiara ogni vivere onesto, |
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è fiamma vitale che scalda lo sguardo profondo del buono, |
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è il lampo sinistro che svela la colpa |
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dello stolto violento, dell'ipocrita triste, |
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e infine, tremendo, li abbatte. |
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Il bello cos'è? |
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E' ricchezza interiore che dagli occhi si irradia su tutto l'aspetto |
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e diviene armonia delle membra, alto stile di vita. |
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Il vero cos'è? |
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E' oggetto di indagine eterna: |
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senza esame non è degna di essere vissuta |
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la vita dell'uomo.
Bologna 17 giugno 2024 ore 9, 30 giovanni ghiselli p. s. Statistiche del blog Sempre1587210 Oggi114 Ieri300 Questo mese7908 Il mese scorso71734
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