Davanti alle nostre gambe nude che principiavano a rabbrividire sostava un cane bavoso, pieno di zecche. Un poco più in là due galline sonnolente facevano il solito verso. La ragazza cominciava a perdere il beneficio umorale tratto dalla buona pedalata e dava i primi segni tipici della propria inquietudine: sollevava e subito dopo abbassava il tallone agitando la punta del piede convulso.
Ero preoccupato e cercai di calmarla: le raccontai una favola esopica contaminata con la fabula milesia più licenziosa che conoscevo. Così tornarono il suo e il mio buonumore.
Durante quel mese la educai a imprese pedalatorie sempre più egregie: dopo diversi allenamenti, un giorno di sole languido ma non malsicuro, la indussi a seguirmi per la via che il console Emilio fece costruire da Rimini a Piacenza ut Flaminiae committeret, per unirla alla Flaminia, come scrive Livio che non erra. Il latino che le citavo doveva accrescere nobiltà alla pedalata che durò dall’alba al tramonto. Quando giungemmo al mare gridai Qalavtta! Per aggiungere un altro po’ di lustro alla nostra fatica. Arrivammo alla casa di Pesaro poco primo che fosse buio, il sudario dell’estate, che l’umido, invido equinozio fa calare prima delle otto, ora legale.
La ragazza era sfinita eppure contenta e radiosa. Disse: “ce l’ho messa tutta Gianni, per essere degna di te”.
Le risposi che l’amavo e se avesse scalato con me la durissima salita del Monte delle formiche là ci saremmo dati la mano per sempre.
“Lassù c’è un santuario con l’immagine di Maria la mamma di Gesù- -spiegai.
-Sotto l’icona si legge questo distico
Certatim volitant formicaead virginis aram
at simulac volitant victima quaeque cadit.
Le vittime che sacrificheremo noi saranno l’egoismo, l’invidia, la maldicenza”.
Ifigenia disse: “Tu sei un genio e io ti amerò per sempre”.
Quel giorno fu brava senza intermissione. A Savignano sul Rubiconde qui finis est Galliae1 avevamo fatto una sosta durante la quale cercò di chiarirmi come durante l’estate non avesse mai fornicato con chicchessia. Non mi convinse però quel giorno fu talmente brava che volli mostrarmi convinto della sua vacanza immacolata nell’ infernale bufera erotica dei lidi romagnoli.
Nota 1
Che la Gallia finisca a Savignano come afferma Cicerone (Filippica VI, 3, 5) non è lontano dal vero: si dice che noi Pesaresi parliamo romagnolo, io sostengo che fino a Rimini sono un poco marchigiani siccome allungano le vocali come si fa qui
Bologna 9 giugno 2024 ore 11, 22. giovanni ghiselli
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