A partire dalle ultime tragedie: le Baccanti di Euripide e l’Edipo a Colono di Sofocle rappresentate alla fine del V secolo, la natura un poco per volta diventa il paradiso perduto da ritrovare da parte dei moderni uomini civilizzati.
Teocrito di Siracusa 315-260 è l’autore che porta questo percorso al suo vertice
L’attenzione verso la natura cresce anche nel modus vivendi delle classi dirigenti. Vale per tutti la villa di Tivoli fatta costruire dall’imperatore
Adriano 117-138.
Invero la natura era già state presa in considerazione da Omero-il paragone tra gli uomini e le foglie risale a lui- , poi dai lirici.
Questo argomento è meno sentito dai tragediografi e dagli storiografi del V secolo almeno fino all’Ippolito di Euripide (428).
Il giovane figlio di Ippolita e Teseo porta alla sua dea vergine Artemide una corona fatta di fiori intrecciati tovnde plekto;n stevfanon (v.73) colti da un prato incontaminato- ejx ajkhravtou leimw`no~- dove non vanno i pastori con il gregge, né falciatori con il ferri, ma solo l’ape in primavera trasvola quel prato puro- ajll j ajkhvraton-mevlissa leimw`n j hjrinh; dihvrcetai-.
Ippolito sembra il fondatore dell’agricoltura biologica.
Il Fedro di Platone rappresenta Socrate che invece è indifferente alla natura: si scusa con Fedro dicendo di essere strano a[topo~ -229c- e filomaqhv~, uno che ama imparare dai rapporti umani: “ ta; me;n ou\n cwriva kai; ta; devndra oujde;n m j ejqevlei didavskein, oiJ d j ejn tw`/ a[stei a[nqrwpoi” (230d), il luoghi di campagna dunque e gli alberi, non vogliono insegnarmi niente, gli uomini della città, invece sì.
Ai contadini di Aristofane-Diceopoli negli Acarnesi e Trigeo nella Pace -viveversa vogliono salvare gli alberi e la campagna dalla guerra,
Vediamo una poetessa della lirica monodica “prefilosofica”
Saffo (630-570) assimila diverse persone alla natura.
La bellezza della terra e quella del cielo vengono paragonate al fascino di certi esseri umani.
Quindi i poeti ellenistici “postfilosofici”
Teocrito rappresenta una natura estiva calda e rigogliosa, sonora di cicale, di rane, ricca di frutti, popolata da trovatori, aedi che la cantano e lavoratori che la coltivano.
Le Talisie, il VII idillio è tra i più noti ritratti letterari di questo trionfo dell’estate.
Virgilio imita il poeta Alessandrino nelle sue Bucoliche, soprattutto la seconda con il tema della lucertola che riposa all’ombra nell’ora meridiana.
Bruno Snell considera postfilosofica la poesia alessandrina. Di fatto è impolitica siccome ambientata fuori dalla polis. Inoltre lo scrittore non ha la prospettiva di un popolo che lo legge o lo ascolta come i drammaturghi e pure Erodoto che leggeva brani delle sue storie a Olimpia.
L’autore alessandrino e pure Virgilio vogliono piacere piuttosto ai loro signori, committenti e mecenati.
Callimaco di Cirene 310-240
La sua poetica accomanda la brevità. Cultura è una forma del ricordo che mette in contatto cose distanti: è suvnesi~ è intelligenza e questa non è mai prolissa.
Del resto la scelta della Musa snella, sottile, l’aveva già dichiarata il personaggio Euripide delle Rane in polemica con la magniloquenza di Eschilo:" i[scnana me;n prwvtiston aujth;n kai; to; bavro" ajfei'lon-ejpullivoi" kai; peripavtoi"" (vv. 941-942) io prima di tutto resi sottile l'arte e le tolsi pesantezza con giri di parolette brevi.
Catullo riprenderà tale poetica nel carme 95
Il poeta di Sirmione traduce Saffo nel carme 51, e nel carme 66. anche un episodio degli Aitia di Callimaco, la chioma di Berenice moglie di Tolomeo III Emergete. E’ un elogio della fedeltà della regina.
Un altro episodio degli Aitia, quello di Aconzio e Cidippe viene ripreso da Ovidio nellaXXI lettera delle Heroides, quella di Cidippe.
Qui c’è il tema della scrittura ingannevole, che anticipa quella della pubblicità.
Un preludio a tale rifiuto si trova negli Acarnesi -425-di Aristofane quando Diceopoli identifica la vita della città con quella del consumistica: dappertutto si sente e si legge: a[nqraka~ privw” (v. 34), compra i carboni, poi l’aceto, poi l’olio, mentre nella sua campagna che produceva tutto nemmeno sapeva cosa fosse ‘compra’ “ oujd j h[/dei privw” (v. 35).
Nell'epillio in esametri Ecale Callimaco racconta come Teseo, la notte prima della lotta contro il toro di Maratona, venne ospitato dalla vecchina Ecale in una casetta rustica con cibo campagnolo
Un'imitazione di questo poemetto si trova in un episodio delle Metamorfosi di Ovidio (VIII, 625-723): i vecchi pii Filemone e Bauci offroni ospitalità a Giove e Mercurio nella loro umile capanna
Un'anticipazione dell’ interesse per la vita degli anziani umili si trova nell'Ifigenia in Aulide di Euripide (del 405) quando il grande capo Agamennone dice a un vecchio servitore :"Ti invidio, vecchio,/invidio tra gli uomini chi passa/una vita senza pericoli, ignoto, oscuro;/quelli che vivono tra gli onori li invidio meno"(vv. 17-19). Questi versi prefigurano già il "vivi appartato" di Epicuro e in generale il disimpegno politico dell'intellettuale nella civiltà ellenistica
Nell’Inno Ad Artemide Callimaco rappresenta la dea bambina che vezzeggia Zeus, mostrando un'altra predilezione dell'arte ellenistica: quella per il mondo infantile in quanto portatore di grazia e di primitività.
Pesaro 10 giugno 2024 ore 16, 58 giovanni ghiselli
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