Le gare sportive dovrebbero prendere il posto delle guerre.
Ieri abbiamo visto la celebrazione del “Giorno più lungo” come se quel massacro di giovani di varie nazioni e culture si dovesse ripetere perché la guerra è inevitabile.
Personalmente cerco di invocare la pace da associare alla cultura, all’amore, alla bellezza, allo sport
Lunedì 17 giugno dalle 17 terrò una conferenza sulle odi pindariche che celebrano le gare sportive. Sarò nella biblioteca Ginzburg di Bologna.
Si può seguire attraverso questo link: meet.google.com/ xxp.dkvk.qxu.
Leopardi e Nietzsche scrivono parole piene di ammirazione sugli agoni greci.
Il poeta di Recanati (Zibaldone , 328-329) nota la differenza "tra i giuochi greci e i romani" per mettere in rilievo"la naturalezza dei primi che combattevano nella lotta nel corso ec. appresso a poco coi soli istrumenti datici dalla natura, laddove i romani colle spade e altri istrumenti artifiziali. E quindi la diversa destinazione di quei giochi, diretti presso gli uni ad ingrandir quasi la natura ed eccitare le grandi immagini, sentimenti ec.; presso gli altri o al semplice sollazzo, o all'addestramento militare".
Nietzsche, in Umano troppo umano, (vol.2, 226, Saggezza dei Greci) scrive:"Poiché il volere vincere e primeggiare è un tratto di natura invincibile, più antico e originario di ogni gioia e stima di uguaglianza. Lo stato greco aveva sanzionato fra gli uguali la gara ginnastica e musica, aveva cioé delimitato un'arena dove quell'impulso poteva scaricarsi senza mettere in pericolo l'ordinamento politico. Con il decadere finale della gara ginnastica e musica, lo stato greco cadde nell'inquietudine e dissoluzione interna".
Cfr. l’ Edipo re di Sofocle: nel secondo stasimo il coro chieda al dio di non interrompere mai la nobile gara benefica per la città: “to; kalw`~ dj e[con – povlei pavlaisma mhvpote lu`sai- qeo;n aijtou`mai”. E’ la gara atletica, e l’ agone oratorio nella competizione elettorale.
Gli epinici di Pindaro, cantati da un coro quando il vincitore torna dalla gara, hanno anche una valenza religiosa: sono inni cultuali che trattano di cose venerande. E il poeta, mentre celebra chi ha vinto, perviene alla sua altezza; il celebrato e il celebratore, secondo la concezione dell'antico aedismo, salgono insieme sopra una vetta splendidamente soleggiata da dove è possibile volgere lo sguardo al significato della vita umana.
La vittoria infatti esige l’ode che è un sacro debito del poeta alla festa ( qeovdmaton crevo~ Olimpica III , Antistrofe 1) e alla stessa dike :"lodare il valente è fiore di giustizia"- divka~ a[wto~ ejslo;n aijnei`n- , leggiamo in Nemea III , 29.
C’è un detto:tetelesmevnon eslovn- mh; camai; siga`/ kaluvyai(Nemea IX , 7), una nobile azione compiuta non celarla a terra in silenzio.
Il cantore ispirato, toccando le cose mortificate dall'uso, le ravviva e restituisce loro il pregnante significato originario: vive più a lungo delle gesta la parola che, con il favore delle Grazie, una lingua estragga dal fondo dell'anima"( rJh`ma d j ejrgmavtwn croniwvteron bioteuvei- o{ ti ke su;n Carivtwn tuvca/- glw`ssa freno;~ ejxevloi baqeiva~ Nemea IV, 6-8).
Bologna 7 giugno 2024 ore 11, 10 giovanni ghiselli
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1583197
Oggi103
Ieri305
Questo mese3895
Il mese scorso71734
Le visualizzazioni del mio You Tube Osare l’inattuale sono 477.
Non attuale oggi purtroppo è la pace
Nessun commento:
Posta un commento