Questa pièce mi risollevò e aprì la strada al romanzo che state leggendo. Fino al giorno del giugno successivo in cui Ifigenia mi lasciò per un attore famoso, tuttavia non iniziai quest’opera grande. Ora so che quando si comincia a scrivere un romanzo epico, cercando di renderlo storico piuttosto che personale, razionale, preciso e nello stesso tempo meraviglioso con logos e mythos, predisponendosi ad anni di sacrifici, di rinunce a ogni piacere non funzionale all’opera intrapresa, si sente la necessità di questo concepimento e parto, si ode un tuono e si vede un lampo che chiamano a tale compito, quali segni del cielo, e non è possibile sottrarsi a un impegno siffatto: esso richiede cure assidue ogni giorno, come un figlio piccino, bisognoso di tutto; si fa pensare sempre come un’amante amata, esige tutta l’attenzione, le energie necessarie alla sua crescita; si fa sentire anche nel letto quando non riusciamo a prendere sonno e quando domiamo. Perfino quando facciamo l’amore. Del resto l’entusiasmo di Ifigenia per quanto avevo scritto e per me non durò a lungo. Verso la fine di ottobre notai un calo di interesse nei miei confronti. Il primo novembre, secondo anniversario del nostro inizio amoroso, scalammo insieme parte della dura salita che si inerpica su per il monte cosiddetto delle formiche. L’anno precedente, alla prima ricorrenza del natale erotico, vi eravamo saliti chiusi nell’automobile: allora le dissi che se avesse raggiunto quella cima in bicicletta, l’avrei sposata. Allora speravo che mi lasciasse e azzardai tale promessa convinto che non ce l’avrebbe fatta. Ora invece temevo di essere lasciato e le chiesi di tentare la prova. Segni e contrassegni, prove e controprove: a ottanta anni vivo ancora così. Questo mese il giro del Peloponneso con il Taigeto. Fino a quando non ne morirò. “Tu non cedere mai”, mi dico sempre. Ifigenia, non più tanto interessata a me, disse che non ce l’avrebbe fatta. Invece scalò due terzi dell’impervia ascesa. “Al prossimo anniversario- le dissi- compirai l’impresa e non ne morrai come le formiche”. Quindi le recitai il distico che avevo letto in cima a una scalinata posta nell’abside della chiesa posta sulla cima del monte: Certatim volitant formicae ad Virginis aram Et simulac volitant victima quaeque cadit Il primo novembre del 1981era caduto anche il nostro sodalizio. Io mi trovavo a Pesaro da solo: la mattina fino a mezzogiorno scrivevo a penna i primi capitoli di questa opera nuova e già antica, il pomeriggio andavo al mare prima che dal cielo scendesse il buio precoce. Osservavo i gabbiani che si posavano sulla sabbia umida o volavano sopra l’acqua giallastra nella bruma che calava implacabile mentre un relitto di sole mortificato appariva quale un lampione languente, a corto di gas. Gli uccelli famelici emettevano strida disperate. Di Ifigenia non sapevo più niente, nemmeno se fosse ancora viva o già morta. Oggi so che è l’una e l’altra cosa.
Bologna 26 giugno 2024 ore 9, 55 giovanni ghiselli p. s. Statistiche del blog All time1602465 Today62 Yesterday308 This month9456 Last month13707
|
Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
LE NUOVE DATE! Protagonisti della Storia Antica | Biblioteche Bologna - Tutte le date link per partecipare da casa: meet.google.com/yj...
venerdì 26 luglio 2024
Ifigenia CXLII. Il fatidico monte delle formiche.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento