martedì 30 luglio 2024

Il rapporto malato tenuto in piedi con le stampelle.


Tornai a casa mia, nel mio letto. Ero infelice. Tanto che non potevo dormire. Pensieri simili a enigmi penosi formavano intrecci inestricabili e confusi.

Avevo notato da tempo che Ifigenia non era più entusiasta di me e avevo sospettato che la sua distrazione amorosa fosse dovuta al maestro di danza del quale mi aveva parlato più volte, e avevo previsto fin dall’inizio pure gioioso di due anni prima che il nostro amore non sarebbe durato per tutto il tempo della mia vita mortale se fossi campato altri decenni poiché già allora non ero inesperto di eventi amorosi e i più belli vissuti erano durati un mese; però che una sera nuda nel nostro letto, seduta sulle calcagne Ifgenia avrebbe detto: “gianni devi essere forte perché io mi sto innamorando di un altro”, non l’avevo previsto, non così presto poiché il mio stupido e misero orgoglio di maschio non aveva avuto la forza di presoffirlo, non in questa maniera inopinata e fuori luogo.

Mi trovavi dunque spiazzato, umiliato e non sapevo come reagire.

Sono sempre stato bravo nelle reazione a infortuni e disgrazie ma questa volta la situazione mi appariva più che mai penosa e difficile.

Mi diedi a esaminare le possibilità che avevo di evitare la disffatta della mia identità ferita.

Se non la lasciavo, perdevo quanto restava della mia dignità già vacillante agli occhi dell’ambiziosa, pretenziosa ragazza; del resto se  imponevo il divorzio perdevo subito quella che era non solo la mia unica compagna di letto ma anche la principale ragione di vita.

Era per ifigenia che studiavo e scrivevo.

Se invece era lei a lasciare me poveretto, non sembrava che ne avesse intenzione ma sapevo già questo: “ varium et mutabile semper femina”. L’avevo letto e pure provato. Potevo ancora tenere in piedi quel rapporto non più vitale:  era malconcio come un malato che si regge sulle stampelle.

Pesaro 29 luglio 2024 ore 10, 37 giovanni ghiselli

p. s.

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