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giovedì 25 luglio 2024

La scuola corrotta secondo atto

Sicché ripresi in mano la tragicommedia ambientata nella scuola

Il primo atto è già pubblicato in facebook e nel blog in data 17 giugno 2024

 


 La scuola corrotta secondo atto

 

 

Scena unica

Il Preside. La classe.

Preside. Un uomo non bello, nemmeno piacente, anzi piuttosto

sgradevole. Entra senza bussare, senza salutare, poi parla alla classe.

 

Effettivamente voi senza esame non potrete accedere

all'Università.

Lasciate perdere i ricordi e guardate al futuro: avete davanti un

corso di studi più elevato, e professori dagli intenti più limpidi.

Dobbiamo dirla una buona volta questa benedetta verità:

voi avete  seguito un corso immorale tenuto da un uomo equivoco.

Ho sentito, senza volere, mentre passavo casualmente di qua,

alcune parole della vostra strana, incresciosa lamentela: volevo

retrocedere, poiché non mi piace avere l'aria di ascoltare mentre

mi avvicino e non intendo; tuttavia alcuni nomi sospetti di quella

cantilena fastidiosa, mi hanno indotto a proseguire, francamente

controvoglia, fino alla vostra presenza.

Ed eccomi qua in mezzo a voi, non renitente al mio dovere di capo Istituto.

 

Ebbene, io vi dico chiaro e tondo: non posso tollerare che nella

mia scuola si leggano autori scelti con il criterio e il gusto

dell'immoralità. E' una storia vecchia di due anni: quando presi la

doverosa decisione di mettere ordine qua dentro, il sobillatore

vostro commentava il Satyricon in una terza liceo di ragazze, il

Simposio in seconda, e il canto di Nausicaa  in prima. Come

vedete c'è sempre il sesso nella testa di quell'uomo che vi plagia. Il

sesso e la politica: mi risulta che ha scritto articolacci dove si

legge che per vedere chiaro nelle stragi, bisognerebbe togliere il

segreto di Stato. Senza contare il torbidume erotico di cui mena

vergognoso vanto.

 

Io certe porcate non le ammetto perché sono padre di famiglia e so

quanto facile è turbare la sensibilità inquieta degli adolescenti.

Sicché, appena arrivato, cercai di ripulire la scuola da tanto

marciume, ma non potei arrivare al repulisti definitivo poiché

quello aveva l'appoggio degli studenti e dei genitori plagiati;

tuttavia riuscii a sottrargli due classi sbattendolo in una quarta

ginnasio: la vostra. Speravo che si sarebbe vergognato di trattare


 

 

sesso e politica in una classe di quattordicenni; invece colui ha

rincarato la dose: al Satyricon completamente guasto, al Simposio

pericolosamente ambiguo, al sesto canto dell''Odissea interpretato

con malizia, ha osato aggiungere le laidezze sovversive che

stavate rievocando or ora con la vostra nenia triste e spudorata.

Freud, Svevo, Joyce, Kafka, Mann, Proust, non mi curo di leggerli

poiché non mi sento attirato dalla putredine morale della

decadenza; però se i punti cruciali sono quelli raccolti per caso dal

mio orecchio: pansessualismo, giustizia, vizi, topi affogati, allora

il ginnasio F non è piegato al mio volere, ma si lascia indirizzare

da quella brutta persona sulla via raccapricciante dell'anarchia

politica e della trivialità pseudoculturale.

 

Studentessa.

Non è vero Preside, lei è informato male.

 

Preside

I miei informatori, docenti, segretari , bidelli, sono persone serie,

precise, e mi hanno riferito le sconcezze che sono state dette in

questa classe; lerciume che il vostro lamento opprimente del resto

conferma. Sapete che cosa vuol dire pansessualismo? Tutto sesso,

tutto sesso. E giustizia? Vergognosa polemica sociale: sovversione.

 Alcuni di

quei libri li ho letti; non sono poi tanto disinformato: il Simposio

contiene un'apologia dell'omosessualità; il Satyricon è la bibbia

della corruzione, e dopo tutto anche il Seneca morale del vostro

bel giustiziere, bastonava a sangue gli schiavi e praticava l’usura.

Probabilmente era ebreo.

No, certi scandali

non li tollero più; quel sobillatore lo manderò via, e pure voi, se

manterrete questo atteggiamento, sarete smembrati.

 

Studentessa.

Sì come Penteo dalle Baccanti oppure Atteone dai cani.

 

Preside.

Volete insegnarmi qualcosa? Io non ho niente da imparare.


 

 

 

Studentessa.

No, infatti. Lei no. Io però a questo punto capisco che non si tratta

più di una faccenda personale tra lei, un docente buono e uno

cattivo: ora la questione è politica, ed io ne voglio parlare alla

classe, anche se lei non è più capace di imparare.

 

Preside.

Come ti permetti? Stai peggio?

 

Studentessa.

No. Sia gentile e mi lasci parlare. Oramai non solo la nostra classe,

ma tutto l'Istituto, anzi tutto il paese, sente un bisogno profondo di

pulizia morale e di intelligenza efficiente. Noi abbiamo lavorato

efficacemente nel senso della moralità; ecco perché rifiutiamo  i

sistemi mafiosi che penalizzano l'intelligenza morale.

 

Preside.

Non è vero.

 

Studentessa.

Lei dice "non è vero".

Io affermo che il suo non è un giudizio perché lei non ha seguito

il nostro lavoro: l'abbiamo invitata diverse volte, ma ci siamo

sempre sentiti rispondere che l'atmosfera di questa classe non le è

congeniale.

Avrebbe potuto in ogni modo verificare il valore anche

specificamente scolastico del nostro studio dai compiti scritti che

le sono stati regolarmente consegnati. Ora faccio un tentativo

estremo contro la sua ostinata volontà di non capire, e le spiego la

sostanza del nostro impegno. Spero che il mio rendiconto valga

più dei sospetti scatenati dai pettegolezzi insistenti delle spie,

quasi un constans rumor1

Le mie affermazioni non sono sospette siccome non hanno

speranza di lucro di fronte a lei e agli attuali docenti; anzi, so bene

 

 

Nota

1

Diceria insistente. L'espressione è presa da Tacito, Agricola, 43, dove lo

storiografo avanza dubbi sulla morte naturale del suocero Agricola che con i suoi

successi aveva scatenato l'invidia dell'imperatore Domiziano.


 

 

 

che se non riuscirò a convincerla, non avrò vita facile in questo

istituto e forse dovrò andarmene, ma sono disposta a correre il

rischio: una scuola che elimina persone desiderose di imparare,

che annoia e mortifica invece di vivacizzare le menti, che

annebbia le coscienze invece di trarre luce dal fumo, non è degna

di essere considerata un luogo di educazione, né di essere

frequentata.

 

Preside.

Queste sono parole di una persona plagiata.

 

Studentessa.

Non siamo stati plagiati, bensì educati da una persona, un

maestro che abbiamo a nostra volta stimolato a studiare molto.

 

Preside.

Ammesso e non concesso che quello studiasse, voi che cosa

facevate?

 

Studentessa.

Lui studiava, poi ci riferiva le sue letture con piacere, con

chiarezza logica  e pathos, cioé in maniera viva, commentandole

attraverso altre letture, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, e facendo

confronti con le proprie esperienze di uomo umano.

In tal modo ci provocava a leggere, a riflettere, a reagire con il

nostro punto di vista per il quale provava interesse e rispetto;

insomma lavoravamo tutti con lo stesso scopo: progredire insieme

e renderci migliori a vicenda.

Quando lo criticavamo, anche aspramente, poiché le sue

provocazioni avevano messo in crisi i luoghi comuni sui quali ci

eravamo adagiati, lui reagiva impegnandosi di più, approfondendo

ancora, scavando il terreno sotto il pregiudizio per farlo crollare,

senza reprimerci né lasciarsi scoraggiare.

In questo modo ci dava un esempio di fede in quanto

faceva, ci mostrava con un lavoro instancabile che la cultura è la

nobiltà dell'uomo e  l'educazione è predicato di nobiltà.

 


 

 

 

Preside.

E allora?

Studentessa.

Allora noi venivamo a scuola provando un senso di accrescimento

vitale quando c'era lui. Adesso non c'è, e noi già sentiamo la noia,

per non dire la nausea nei confronti della scuola. Vuole sapere

perché?

 

Preside.

Io lo so: perché non avete ancora preso coscienza che a scuola non

si viene per divertimento.

 

Studentessa.

No. Noi ci sentiamo mortificati in quanto è mortificante

l'atteggiamento di chi dovrebbe educarci. Abbiamo sentito parlare

una docente che ci ha preannunciato il suo stile di

insegnamento, e quello dei suoi colleghi dello stesso stampo.

.

Dovrebbero invogliarci a leggere, e pretendono lo studio

mnemonico del manuale; dovrebbero esortarci a pensare con il

nostro cervello, e non ammettono alcuna critica;

dovrebbero incoraggiare la fede nell'uomo, sempre vacillante nel

tempo della violenza, e ripetono dentro le aule la

malafede, la diffidenza del rapporto umano più sconcio: quello

del despota pazzo con i sudditi demoralizzati. Il tiranno classico è

il loro modello. Questo è violento, ipocrita e corrotto? Lo sono

anche loro. Sono ipocriti, siccome vogliono simulare conoscenze

che non hanno e sanno di non avere. Sono violenti, poiché cercano

di imporci la loro miseria mentale sottraendoci la cultura cui

abbiamo diritto. Sono corrotti, in quanto prendono uno stipendio

corrisposto a un lavoro che non sanno fare. Sono diffidenti per il

fatto che esercitano un potere di giudizio non corrispondente a

un'effettiva superiorità culturale e morale, e quando, ad esempio,

io mi impegno senza malizia per tradurre un brano la cui versione

è già stata controllata dal docente in un libro stampato, costui, invece di aiutarmi, mi

sorveglia come se fossi un ladro, temendo che io faccia quello che

lui ha fatto in precedenza.


 

 

 

Preside.

Hai concluso la tua filippica?

 

Studentessa.

No. Rimane da fare una considerazione. Certi insegnanti a mio

parere sono privi di cervello e di cuore, due organi essenziali

all'educatore vivo e non meccanico.

Non hanno mente: infatti se l'avessero capirebbero la nostra e  non

ci annoierebbero a morte perfino quando parlano delle loro

materie, e lei preside non dovrebbe chiuderci a chiave dentro la

scuola per non lasciarci scappare da tanta noia.

Non hanno sensibilità, poiché se l' avessero , non oltraggerebbero

di continuo la mia , delicata se permette, con battute offensive,

gesti di spregio, risposte evasive, valutazioni arbitrarie.

 

Preside.

Ma insomma, al di là delle calunnie nefande e distruttive che

voglio fingere di non avere udito, che cosa avete appreso di

positivo da quell'uomo?

 

Studentessa.

Un metodo di studio e di ricerca.

 

Preside.

Di che cosa? E dove?

 

Studentessa.

Del significato della vita umana nei testi più tradizionali e

tradizionalisti.

 

Preside.

E quale sarebbe il senso della tua vita? Quello di criticare e

calunniare chi è migliore di te?

 

Studentessa.

No. Il suo modo di parlare mi offende: non è da educatore, né da

uomo civile; ma le voglio rispondere lo stesso come a un uomo cui


 

 

 

si deve rispetto. Devo controbattere la sue accuse infondate.

 

Noi abbiamo trovato nei libri, e verificato con l'esperienza, che la

scarsa moralità è la causa prima dell'infelicità umana. Nella storia

nostra e in quella dei popoli, abbiamo notato che quando tramonta

la luce del bene e del bello morale, cadono nel buio, e nel gelo, tutti i valori suscitati

da tale astro: la grande arte che è etica e politica, l'educazione che

deve valorizzare e assecondare l'aspirazione al Bene insita in tutti i

giovani, la religione che valuta l'uomo più degli idoli fabbricati da

lui.

Abbiamo cercato esempi di quanto vengo affermando nei classici

europei, come l'Edipo re  di Sofocle,  l'Apologia di Socrate scritta

da Platone, le Lettere a Lucilio di Seneca , La terra desolata di

Eliot, L'uomo senza qualità di Musil, e molti altri. Dopo avere

letto questi libri e averli confrontati con la nostra coscienza, ci

siamo sentiti autorizzati e incoraggiati a un vivere morale, cioè a

prendere sul serio noi stessi e gli altri, a non giocare con il cuore

della creatura umana che è sacra, a considerarla un fine, non un

mezzo; in  fondo sono luoghi comuni già sentiti, ma in questo

momento il liceo, la città, la nazione, sono malati di stanchezza

morale, di tubercolosi dell'anima, ed è tempo di affermare con

forza la necessità di una cura.

 

Preside.

Figuriamoci! Lei non sa quello che dice! Seneca bastonava gli

schiavi personalmente, con le sue mani!

 

Studentessa.

Non so a quale fonte faccia riferimento. Me la indichi! Io la invito

a leggere la quarantasettesima Epistola a Lucilio.

 

Preside.

La conosco, eppure non ignoro che Seneca predicava bene e

razzolava male, come qualcuno qua dentro, ammesso e non

concesso che predichi bene. Comunque Seneca transeat , ma

Petronio con tutti quegli sdilinquiti cinedi, e quel pervertito di

Joyce, e l'omosessuale Proust e gli altri araldi


 

 

 

della putredine dove il vostro cosiddetto maestro sguazza qual

porco in brago, come si accordano con la vostra moralità?

 

Studentessa.

Abbiamo cercato di capire cosa sia la decadenza.

 

Preside.

E' il vizio di cui il vostro insegnante si bea.

 

Studentessa.

No. E' l'energia morale che viene meno, la gioia di vivere che cala,

il vigore dell'uomo che si spegne; è il suolo stesso che perde la

forza di generare, poiché tutta la natura è imparentata con sè stessa. Abbiamo sguazzato, come dice lei, nella

decadenza, per capire la situazione attuale: come è avvenuto che

l'uomo ha perso il contatto con lo spirito ed è diventato il

burattino del profitto. Gli autori che abbiamo interrogato ci hanno

risposto tutti nella stessa maniera: l'uomo si corrompe, degenera e

si estingue ogni volta che diviene idolatra. L'opinione adesso

corrente che l'essere umano non valga più del suo denaro, hai

cento lire, vali appena cento lire, ubi sola pecunia regnat2 , per

dirla con il cantore dei cinedi , è il sintomo più evidente

 

dell'esaurimento di una nazione. Allora essa si consuma. Si

consuma nei lucri disonesti, nelle guerre, nelle stragi, nel consenso

ai tiranni, nella volgarità dei gusti depravati, nei matrimoni senza

amore, negli adultèri e negli aborti, nell'alcol e nelle droghe,

nell'incultura e nell'idiozia generale.

Noi vogliamo agire in favore di un rinascimento intellettuale e

morale, intanto in questo Istituto. E non basterà lei con i suoi

 docenti preferiti  a fermarci. Noi vogliamo imparare a non

essere spiritualmente stanchi, a non sentirci meno preziosi delle

ricchezze materiali, a non seguire l'opinione comune, quando essa

non sia verificata dalla ragione. Nei testi che lei chiama immorali,

abbiamo letto che nell'uomo c'è un'anima cui dobbiamo rispetto

poiché è più potente e duratura dello sporco denaro, del potere

violento e ipocrita, del dolore probabile, della morte sicura. Dentro

lo spirito umano abbiamo trovato il bello morale, il massimo oggetto del sapere, che l'immensa

 

Nota

 

2Dove solo il denaro ha potere, Petronio, Satyricon, 14.


 

 

 

confusione dei più non riconosce, e l'avidità dei potenti disprezza.

E adesso con la forza che ne ricaviamo,  proclamiamo questo

bando per noi stessi, per lei e per tutta la scuola: "non è compito

dell'insegnante  leggere i manuali dalla

cattedra poiché sappiamo farlo da soli a casa. Non è funzione del

preside privilegiare gli insegnanti incolti e svigoriti per espropriare i ragazzi

del diritto di imparare e di pensare; viceversa è dovere di tutti i

morali-intelligenti risollevare l'educazione e la cultura, dare un

vigore nuovo a questo suolo afflosciato, risuscitare la speranza dei

giovani che attendono una moralizzazione meno catastrofica di

quella paradossalmente, e temo, solo temporaneamente, causata in

questi giorni dal terremoto dell'Italia meridionale.

 

Preside.

Allora sarai tu a fare il professore, il preside, il ministro della

pubblica istruzione.

 

Studentessa.

No. Auspico un'autorità intelligente e morale, qui e dovunque. Io

credo con il Manzoni che non ci sia giusta superiorità di uomo

sopra gli uomini se non in loro servigio . Io penso che di fronte a

 

un'autorità stupida e immorale la disobbedienza sia una virtù.

 

Preside.

Vada fuoi!.

 

Studentessa esce. Suona la campanella.

 

Bene, ora vado a bonificare un'altra classe del vostro ex.

Arriva alla porta, si ferma perplesso, si volta e guarda i ragazzi.

Paludi, paludi.

Esce.

 

Bologna 25 luglio 2025 ore 17 giovanni ghiselli

p. s.

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