Olimpia, 2024 |
Sono tornato da un viaggio in bicicletta di 701 chilometri distribuiti in 11 tappe. Ero con il carissimo amico Alessandro, ex allievo, ex collega dopo il mio pensionamento, comes in tanti viaggi di questo tipo, iniziati nel lontano 1996, e in altri di ordine culturale e spirituale.
La prima tappa è stata Pesaro-Ancona dove siamo saliti sul traghetto. Alessandro ha 27 anni meno di me e dall’anno scorso è più forte di me in bicicletta. Tende a pedalare sempre al massimo e mi sono stancato a stargli dietro. Non gli ho chiesto subito di rallentare, poiché fino a due anni fa era meno forte di me in salita e lo staccavo. In pianura si stava insieme, mentre in discesa restavo indietro io. Chi precedeva, ogni tanto si fermava e aspettava.
Sul traghetto non si era trovata la cabina dove dormire e mi sono adattato a farlo disteso sul duro pavimento tutto vestito e infilato dentro un sacco a pelo per non esporre il mio corpo mortale e freddoloso ai morsi spietati, innaturali dell’aria condizionata che mi ripugna e mi fa ammalare.
Ho potuto dormire poco e male. La mattina mi chiedevo se, indebolito com’ero, ce l’avrei fatta, a compiere il giro del Peloponneso con tante salite ripide e discese precipitose. Temevo di affrontare una prova spropositata rispetto ai miei 79 anni e 8 mesi, eppure sapevo che dovevo almeno tentare e non cedere prima di essere giunto al limite estremo.
Sbarcammo a metà pomeriggio. Avevamo deciso di puntare prima di tutto su Olimpia perché volevamo rivedere il sito archeologico e io volevo dare al viaggio un significato agonale: una gara del vecchio ciclista che si confronta con il giovane comes e con se stesso qual era tempo fa. Non molto tempo invero.
Una specie di ritorno di Casanova.
Quella sera precorremmo l’Acaia verso ovest, arrivando al confine al confine con l'Elide. Non tanti chilometri, ma Alessandro andava forte e mi affaticai. Volli tenere duro e non gli chiesi di rallentare, come faceva Fausto Coppi con i gregari più giovani, già a 37 anni.
Il giorno seguente arrivammo a Olimpia. Ero stremato. Tornammo nel sito.
Ci ero arrivato per la prima volta nel 1977 con l’amico carissimo Fulvio. Oggi un’amicizia celeste e sempre presente tuttavia. Parlavamo spesso di lui siccome dal 1996 al 2012 si erano fatti insieme diversi giri ciclistici nei luoghi sacri dell’Ellade fino al Parnaso, all’Olimpo, a Troia. Non senza Atene, Sparta, Maratona, Delo, Santorini e Melo.
Già nel tempo di quel debutto lontano mi commosse la visione del frontone occidentale del maestro di Olimpia situato nel Museo: vi ravvisai subito non solo un elemento di base della cultura greca ma anche un aspetto fondamentale della mia vita: la lotta tra il caos e il cosmo che prevale. La cultura supera la brutalità, la bellezza giustifica la vita, la giusta misura ridimensiona la dismisura violenta e demenziale.
Apollo insomma prevale sui centauri, violentatori ubriachi. Non mi sazio di lacrime quando vedo quell’opera meravigliosa. C’è la storia dell’umanità e pure la mia personale.
L’ambiente naturale di Olimpia contribuisce alla meraviglia.
Usciti dal sito, mi resi conto che avevo ecceduto nel consumo delle mie forze. Le pulsazioni cardiache salite sopra i settanta colpi al minuto non tendevano a calare e per giunta non erano punto regolari. Un’extrasistole forse. Mi dissi che era arrivato il momento improcrastinabile di parlarne con l’amico dicendogli che dovevo andare più piano se volevo vivere ancora: “tu vai pure del tuo passo-gli dissi- io procederò pedalando in modo da non sovraffaticarmi. Vai avanti e aspettami ogni due o tre chilometri. Vorrei compiere tutto il giro senza ricorrere al taxi come favevano talora alcuni dei nostri compagni di viaggio, comites cari assai del resto”.
Alessandro mi incoraggiò e mi passò la paura con l’extrasistole. La frequenza del battito poi torno sotto i cinquanta. Potevo continuare.
Ringrazia Dio chiunque Egli sia.
Bologna 19 luglio 2024 ore 18, 46
giovanni ghiselli
p. s.
Il blog è arrivato a 1600049
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