Leggo sul quotidiano “la Repubblica” di oggi queste parole dette da Nicola Turetta intercettato a sua insaputa mentre parlava al figlio Filippo, il ragazzo assassino della ragazza Giulia Cecchettin, cercando di confortarlo durante il primo incontro in carcere avvenuto il 3 dicembre scorso.
Copio le sue parole da pagina 15 del giornale nominato sopra.
“Eh va beh, hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza..Non sei un terrorista. Non sei l’unico…Ci sono stati altri 200 femminicidi!”.
Parole che lasciano immaginare la mala educazione avuta da questo disgraziato ragazzo.
Esaminiano alcune parole: “hai fatto qualcosa”. Ammazzare una giovane donna oramai è una cosa qualunque, più o meno come dare un calcio a un cane importuno, forse anche meno grave.
Tale messaggio è pure annidato in tante espressioni dei media.
Sono mesi che in almeno due guerre vengono ammazzati i civili, soprattutto bambini, però si vuole far credere che continuare a mandare armi negli inferni dei conflitti sia un atto di giustizia.
Nel traffico stradale il pedone viene ucciso o ferito impunente se non si accorge in tempo e non balza via rapidamente da un’automobile che gli piomba addosso o da una motocicletta o perfino da una bicicletta guidate da un tale che guarda il cellulare.
Scrivo da mesi che la violenza è di moda. Questa si manifesta in varie forme, alcune magari attenuate rispetto a quella impiegata dal carnefice di Giulia.
Un’altra violenza diffusa è quella di parlare senza curarsi di essere capiti. Non farsi capire è una moda seguita da molti per non essere contraddetti e continuare a sproloquiare.
Un’altra ancora è quella dell’aria condizionata che impone una temperatura anche di dieci gradi inferiore a quella esterna a chi entra sudato in un ambiente troppo refrigerato rischiando diversi malanni.
Riferisco altre parole del pessimo padre: “Non sei l’unico…Ci sono stati altri 200 femminicidi”.
Il femminicidio dunque è una prassi diffusa, un modus vivendi. Tu figlio mio “non sei uno che ammazza le persone”.
Come se una ragazza non fosse una persona e il figlio avesse ammazzato una fastidiosa zanzara che lo disturbava.
Questa, ripeto, è un’orrenda moda diffusa che sento il dovere di denunciare.
A me, per dirla tutta, fa pena anche il figlio assassino di un padre siffatto e non auspico l’ergastolo per lui. Ma diversi anni di prigione dovrebbero essergli dati perché non passi il messaggio che chi ammazza non è un assassino e non deve pagare né espiare.
Anni di rieducazione per fare di lui una persona umana.
Non uccidete più: sono già troppi gli umani ammazzati. Basta con le guerre: siamo coperti di sangue.
Concludo citando Alessandro Manzoni il quale, nelle Osservazioni sulla morale cattolica (cap. VII) scrive:" Il sangue di un uomo solo, sparso per mano del suo fratello, è troppo per tutti i secoli e per tutta la terra". Il sangue di una sola ragazza non è meno prezioso
Pesaro 28 luglio 2024 ore 17, 10 giovanni ghiselli
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1603264
Oggi207
Ieri357
Questo mese10255
Il mese scorso13707
Nessun commento:
Posta un commento