NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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giovedì 25 luglio 2024

La scuola corrotta Terzo atto Scena unica.


La classe, il maestro, il docente, il preside.

Preside.

Ho fatto chiamare il vostro ex insegnante per un confronto.

 

Studente.

Lui è ancora il nostro maestro.

 

Preside.

Sì, maestro di anarchia. Non c'è male più grande.

 

Studente, sottovoce.

Però!! Conosce l'Antigone  di Sofocle!1

 

Preside.

 

Per esempio: perché lei, professore, si faceva dare del tu dagli

studenti, se non per confutare l'autorità e annientare la gerarchia naturale e

sacra ?

 

Maestro.

Non ho mai proposto agli studenti di darmi del tu; ci arrivano

spontaneamente quando si accorgono che siamo tutti persone, cioé

soggetti morali e intelletti pensanti, capaci di dare e farsi rendere

ragione.

 

Nota

1

Il ragazzo ricorda il v.672:"

ajnarciva" de; mei'zon oujk e[stin kakovn", non c'è

male più grande dell'anarchia. E' pronunciato dal tiranno Creonte.


 

 

 

Preside.

Già, così trovano tutte le ragioni per non studiare.

 

Maestro.

Non è vero. Questa presa di coscienza infatti avviene attraverso lo

studio e lo scambio delle idee: certo è che dopo avere provato il

gusto della loro dignità umana e scolastica, non sono più

predisposti al morbo dello studente servile:  la coazione a ripetere

riassunti di manuali e traduzioni dettate senza una parola di

commento.

 

Docente, alzando la mano e aspettando che il preside la guardi.

Signor Preside, potrei difendermi?

 

Preside.

Prego signora: la sua parola onesta è sempre gradita.

 

Docente.

Scusi, professore, ma io qui vengo calunniata: io non ometto mai

di mettere in rilievo il sublime della poesia che traduco.

 

Studente.

E la prosa ?

 

Docente.

Silenzio tu! E' sublime anche quella. Sicuramente però io non

vado a caccia dell'idea politica come certi colleghi, poiché essa è

pericolosa quanto la dinamite, particolarmente nelle teste tanto

verdi degli adolescenti. Lei professore non crede?

 

Maestro.

Così in assoluto no. L'idea è pericolosa quando si accampa nella

mente del ragazzo senza ammettere confutazione dialettica; il

giovane deve conoscerne diverse. Il rischio dell'ideologia unica

qui a Bologna l'abbiamo corso intorno al 1975 quando il P.C.I.

faceva il piglia tutto, e l'intellettuale ganascione, echeggiando La

distruzione della ragione di Lukàcs, proclamava che al di fuori

del razionalismo materialistico c'è solo un irrazionalismo debole al

servizio della borghesia imperialistica e reazionaria.

Successivamente tale panrazionalismo gretto e totalitario divenne

dispotico , disgustoso al punto di spingere molti di noi verso

l'irrazionale, con tanto di fricchettoni variopinti e

ragazze che sferruzzavano in classe . Questo  succede ogni volta che  la logica senza pietà dei vari  “illuminismi” suscita per reazione movimenti di simpatia nei confronti dell'istinto e del sentimento. Euripide con le Baccanti

per esempio, oppure il movimento dello Sturm und Drang . Forse

volevamo amare la vita più di quanto consenta la logica. Forse

avevamo torto.

 

 

Docente.

Sì ma io cosa c'entro?

 

Maestro.

Lei sta collaborando all'attuazione di un disegno infernale.

 

Docente.

Lei non sa quello che dice! Io eseguo. O no? Cosa

faccio di male io?

 

Maestro.

Ora glielo spiego. Ma partirò dal vertice.

Un giorno Potere supremo, guardando fuori dalla sua reggia d'oro,

si accorse che le genti tendevano all'irrazionale. Allora convocò i

profeti esperti di menti umane destinate al consumo e pose loro

tale quesito:" vati svelatemi il vostro pensiero. Io voglio sapere

come andranno i miei affari se le svigorite teste dei mortali

destinati a comprare, procederanno sulla strada dell'irrazionale.

 

E siccome gli avevano spiegato Freud, aggiunse:"mi conviene

concimare la pianta dell'Es, oppure ci guadagno a rivalutare la

logica vacillante? Che cosa dobbiamo imporre attraverso i mezzi

di informazione?"

Secondo lei signora quale fu la risposta?


 

 

 

Docente.

Cosa vuole che ne sappia? Se questa non fosse una sua fantasia, le

risponderei che i disegni delle menti dei grandi sono

imperscrutabili.

 

Maestro.

Fino a un certo punto. I sacerdoti del quattrino che conoscono gli

arcani di tutti i mercati, presenti passati e futuri, risposero così:

"Se tu, signore, rimetterai in corso questa pur pallida logica, non

vedrai crescere le vendite dei tuoi prodotti, che per lo più non sono

necessari alla felicità dell'uomo anche solo un poco ragionevole".

Allora il re domandò:"Devo dunque ammettere il soddisfacimento

delle pretese del cuore?"

Secondo lei cosa rispose quel grande?

 

Docente.

Ma dica professore, intende forse canzonarmi? Parla sul  serio o

scherza?

 

Maestro.

Purtroppo sto raccontando una parabola storica di tragica serietà.

Dunque i vati risposero:"Se tu ammetterai il soddisfacimento

dell'amore che unifica, la stirpe umana crescerà in forza, sicurezza

e intelligenza; assisterai all'avvento di una razionalità nuova,

quella comprensiva della mente e del cuore, più vasta e profonda

della logica fredda che ora sta declinando; vedrai nascere idee

nuove, ampie e potenti, molto diverse dai concettuzzi striminziti

 che informano il meschino vivere attuale della gentucola

comune".

 

I sacerdoti tacquero. Allora il sovrano domandò:"Ma le vendite dei

miei prodotti, come andranno?"

 

"Male o re, male per te" risposero i sacerdoti in coro. Quindi il loro

portavoce spiegò:

"Quando le genti saranno state potenziate dall'amore razionale,

vorranno procurarsi soltanto le cose belle che le tue macchine non

sanno produrre".

Il sire guardò i suoi consiglieri con occhi sanguinari, poi

domandò:"Come potremo scongiurare questa sciagura?"


 

 

 

I profeti, impauriti, si affrettarono a rispondere attraverso il

corifèo:

"Non temere, signore. Prima di tutto colpiremo le idee.

Impediremo a chiunque di produrne di nuove e vive; le vecchie le

diraderemo, assottiglieremo, svaluteremo, finché saranno

annientate. La televisione, i giornali, il cinema e soprattutto la

scuola, dovranno progressivamente impoverirsi dal punto di vista

culturale, fino a restare svuotati di espressioni mentali.

Le televisioni dovranno propinare pubblicità, menzogne e

frastuono: parole drogate e rumore. I giornali ribadiranno i luoghi

comuni più triti e vieti; il cinema continuerà a produrre film di

evasione fatti di violenza, stupidità e pornografia. Abbiamo messo

in giro alcune pellicole: Super man, Flash Gordon, un'avventura

senza tempo nello spazio senza confini, Super donne porno, Sesso

infuocato, Oroscopiamoci3 . Per gettare fumo negli occhi, si

 

possono tenere in piedi anche alcuni vecchi maestri del cinema

che passa per buono. Tanto non hanno più niente da dire e

biascicano ricordi personali suggerendo l'evasione dalla politica

agli intellettuali poco intelligenti. Il popolo del resto non li ha mai

considerati.

Ma per depravare le menti, il mezzo più importante è la scuola.

Arruolerà insegnanti fanatici dei tecnicismi, demoralizzati,

pezzenti mentali avversi tanto alle idee quanto ai sentimenti.

Quelli capaci di volare più in alto verranno minacciati, isolati e, se

non basterà, eliminati. Insomma il pensiero e l'arte dovranno

sparire dalla circolazione.  Le teste dei giovani, completamente

prive di nutrimento spirituale, perderanno la capacità di

pensare. Rimarranno solo le sensazioni. Allora anche su queste noi

tireremo una serie di colpi: non sarà difficile estirpare quanto può

rimanere di positivo, di favorevole alla vita nelle menti svigorite.

Basterà potenziare con foga sinistra, quindi evidenziare con enfasi, , gli effetti

dell'odio che abbiamo già infiltrato tra gli uomini: accresceremo la

frequenza e la forza distruttiva degli atti terroristici,

incrementeremo la circolazione della droga, favoriremo

 

Nota 3

 

Erano proiettati nei cinema del centro di Bologna quando questo lavoro fu

scritto, nel novembre-dicembre del 1980.


 

 

 

l'avvelenamento di Eros attraverso nuove pesti inaudite. Agli

uomini resterà solo il consumo dei tuoi prodotti. Le deboli teste

vaneggianti nel vuoto culturale, nell'assenza di emozioni vitali,

perderanno ogni affetto nobile, ogni pensiero elevato, e resteranno

in balia di un'unica pulsione: quella della rovina. La massa

dall'anima sciancata non potrà non parteciparvi: nei casi estremi

ammazzando e ammazzandosi, nella media sostituendo la

distruzione con la sua metafora più ovvie per gente manipolata dai

tuoi servi dell'informazione: il consumo indiscriminato dei

prodotti che tu vorrai imporre, o divino".

 

Il sacerdote tacque e osservò speranzosamente il volto del suo

signore. Questo aveva seguito il discorso scrutando i ministri del

suo culto con aria sprezzante, ma, udite le ultime parole, non poté

dissimulare un moto di intima soddisfazione che anzi, stava per

manifestarsi nel lancio di una manciata di luccicanti monete, il

massimo bene da conseguire secondo le menti dei vati.

Ma ad un tratto un pensiero molesto gli attraversò il cervello.

Trattenne l'oro in mano e domandò:

"degli uomini politici che cosa faremo?"

I sacerdoti, già pronti a saltare per afferrare l’agognata mercede, bloccarono i

piedi sul pavimento marmoreo che, candido più dei gigli

splendenti, nitido quanto il biancore delle nevi intatte,

rispecchiava gli aurei cassettoni dell'alta volta simulando le

fattezze della reggia di Zeus.

I ministri, contraffacendo anch'essi la serenità dell'Olimpo,

risposero rassicuranti:"Non preoccuparti, o supremo. In campo

politico noi unificheremo e divideremo secondo il tuo interesse.

Uniremo la maggioranza con l'opposizione per segnare la morte

della dialettica; divideremo l'etico dal politico per situare la

bruttura morale sull'acropoli della nazione. La fine di ogni

dibattito serio garantirà la processione sulla via tracciata dalla tua

volontà: quali unici valori resteranno vendere e comprare; il bello

in sé, la bontà, la generosità, non conteranno più nulla. La politica

senza morale autorizzerà ogni nefandezza in nome del successo."

Il sovrano alzò il pugno per la seconda volta, ma poi, in preda a un

altro dubbio, lo abbassò di nuovo. I sacerdoti riuscirono ancora a

dissimulare il desiderio.


 

 

 

"E se qualcuno-domandò il gran duce ai vati oramai trepidi-se

qualche persona morale e intelligente, con parole nobili, con un

bel volto sereno, svelerà il vostro piano al popolo?"

 

"Ti ricordi di Socrate e di Cristo?", ribatterono i profeti, con un

sorriso di compatimento per i due disgraziati. Poi continuarono:

"Quell'uomo farebbe la stessa fine. Quando il terreno sarà stato

preparato secondo i tuoi interessi, signore, le anime nobili, amiche

della vita, verranno isolate dall'odio, annientate dalla calunnia,

ridicolizzate dal successo dei tuoi lacché. Può essere che alcuni

cerchino di resistere ai tuoi profitti".

 

"E noi li lasceremo fare?", domandò minaccioso il monarca.

 

"Mai o divino", risposero i ministri in coro.

Quindi il corifeo spiegò:"Noi faremo lo sforzo supremo per eliminarli e giungere alla

soluzione finale. Organizzeremo scempi e stupri con i quali

screditeremo definitivamente le idee morali, amiche della vita, e

gli ostinati fanatici desiderosi di manifestarle. Eliminati questi, li

sostituiremo con nostre creature meccaniche, automi cui

applicheremo maschere ripugnanti dai nasi dilatati, dagli occhi

striminziti, dalle bocche viscide e bavose, dai denti formidabili,

dalle pappagorge ridondanti. Avranno l'aria di gente stanca,

generata senza amore, nemica della luce, priva di intelligenza e di

vita. Li metteremo davanti a tutti per offendere il merito; li

programmeremo a pronunciare frasi insignificanti, con voce

arrogante, catarrosa, e toglieremo al popolo ogni voglia e

possibilità di occuparsi del bene comune, di partecipare alla

gestione della così detta cosa pubblica che sarà diventata cosa

soltanto tua".

 

Il re si compiacque della soluzione finale e per suo diporto scatenò

un'ignobile gara sul  lustro e duro pavimento dove i profeti si

lanciarono in rapido, scivoloso agone a raccattare monete.

La parabola è finita. Io credo che in Italia sussista ancora un poco

di quell'anima che non si china a venerare i miseri quattrini.

Perciò chiedo ai ragazzi di conservare l'entusiasmo, il mio e il

loro; ai rari volti e cuori umani ancora presenti nei desolati luoghi

del potere chiedo che non ci lascino soli contro la fangosa ondata

di indifferenza e ignoranza che incombe sulla scuola e sulla

società italiana.E prego lei preside che ha potere qua dentro, di


contribuire a vitalizzare questo istituto stanco e cadente siccome

povero di cultura.

 

Preside.

Allora lei non vuole vedere l'autorità annientata?

 

Maestro.

No, anzi: voglio vederla rifondata sulla morale e sulla bellezza.

 

Docente.

E non auspica che gli studenti prendano a calci i professori?

 

Maestro.

Al contrario. Io vedo gli allievi e i docenti nella loro totalità di

persone, e perciò considero la diffidenza o l'ostilità con cui gli uni

trattano gli altri, quali frutti guasti di menti malate.

 

Preside.

Ma lei in pratica che cosa chiede?

 

Maestro.

Sì, ha ragione:  glielo specifico meglio. Premetto che le mie esigenze di

fondo, quelle della pulizia morale, dell'intelligenza, della cultura,

le ho individuate grazie all'aiuto dei migliori tra i giovani che ho

cercato di educare dal 1969 in avanti. E ora, a nome di questi

ragazzi desiderosi e capaci di pensare, amare, studiare; adolescenti

che non sono ancora abituati alle menzogne, non sanno odiare,

non vogliono sprecare il tempo della loro vita a scuola né altrove,

chiedo ai pochi uomini con responsabilità di potere ancora

moralmente vivi, di lottare contro l'ipocrisia, la corruzione la

violenza; chiedo al partito comunista di tornare a fare un'

opposizione vera, oppure, se ne avrà la forza elettorale, di fare il

governo ammettendo un'opposizione, poiché la fine della dialettica

è la morte del pensiero e della libertà.

A lei preside, chiedo di togliere spazio agli insegnanti incolti che

detestano la scuola per darne di più agli entusiasti dell'educazione, agli atleti dello studio;

ai colleghi raccomando di studiare fino al sacrificio di altre attività e di non essere diffidenti verso

i giovani che non sono disonesti, se noi non li rendiamo tali.


 

 

 

Esorto i miei allievi a non perdere la speranza anche se le loro

attese verranno momentaneamente frustrate. Poiché le nostre idee

sono eterne: sono quelle per le quali l'uomo non è ancora

scomparso come portatore di umanità; esse danno cattiva

coscienza al violento e all'ipocrita limitandone l'efficienza; sono

state la forza di Socrate e di Cristo, sono la potenza vitale con cui i

buoni ancora una volta, siatene certi, prevarranno sui malvagi.

 

Breve pausa.

Ora ragazzi, diteci il vostro parere.

 

Pesaro 25 luglio 2024 ore 18, 36. giovanni ghiselli

 

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