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venerdì 26 luglio 2024

Fonti principali su Alessandro Magno.


 

 Curzio Rufo- I sec. d. C -Historiae Alexandri Magni in 10 libri i primi due perduti)

 

Arriano (II secolo) Anabasi di Alessandro in sette libri.

Quindi Vita di Alessandro di Plutarco (50-120)

Poi  Diodoro Siculo (I sec. a. C)  Biblioteca storica,

Pompeo Trogo età di Augusto- Historiae Philippicae   compendiate da Giustino (II o II d. C.)

 

Fonti contemporanee: Callistene di Olinto, storiografo ufficiale fatto ammazzare nel 327 dopo la seconda congiura, quella dei paggi.

 

Duride di Samo (340-270 a. C.) narrava la storia da Aminta, il padre di Filippo II, fino a Pirro. Era una narrazione drammatica.

 

Tolomeo di Lago  

 Aristobulo, l’ architetto che partecipò alla spedizione  e ricevette l'incarico di ristrutturare la tomba di Ciro il Grande (Arriano, 6, 26, 10).

 

Nearco fu ammiraglio della flotta e scrisse un libro di memorie. Condusse la flotta dall’Indo al golfo persico.

 

Onesicrito, pilota della nave di Alessandro, scrisse L’educazione di Alessandro, libro di tendenza cinica. Onesicrito presentava Alessandro come il monarca ideale senofonteo che realizzava le aspirazioni cosmopolitiche dei cinici.

 

 

Aristandro era l’indovino della spedizione.

 

 Fonti consultate e citate: Curzio Rufo ( età di Claudio probabilmente, o di Vespasiano), Historiae Alexandri Magni in 10 libri. Non sono arrivati i primi due. Il racconto parte dal 333, dall’episodio del nodo di Gordio.

Curzio Rufo è senz’altro influenzato dalla storiografia ellenistica portata alla drammatizzazione, al coinvolgimento emotivo del lettore, anche a discapito della precisione del dato storico. Lo scrittore non perde occasione per suscitare pathos, orrore, compiacimento o stupore, sottolineando i passaggi più significativi con espressioni sentenziose circa il potere della fortuna o la precarietà della felicità umana

Nella valutazione della figura di Alessandro, Curzio Rufo, pur mostrando ancora tracce di quella diffidenza tipicamente romana nei confronti del potere assoluto, si mostra sostanzialmente equilibrato”[1].

Nell’insieme però è piuttosto critico e afferma che la fortuna prevalse sulla virtù.

 

Diodoro Siculo (90-20 a. C) racconta la storia di Filippo nel XVI libro e quella  di Alessandro nel XVII libro della sua Biblioteca storica. Non è apologetico, ma nemmeno ostile.

 

Pompeo Trogo (età di Augusto) ha scritto Historiae Philippicae. Ne abbiamo l’epitome fatta da Giustino (III d. C.). Pompeo Trogo era “un romanizzato Gallo della Narbonese vissuto al tempo di Augusto: a giudicare dal riassunto che ne ha lasciato Giustino, sembra chiaro il suo intento di “detronizzare” Roma dalla sua centralità, oltre che l’intento di porre l’una accanto all’altra le diverse storie (Parti, Macedoni, Romani ecc.)”[2].

 

Plutarco (50-120 d. C.) Vita di Alessandro.

Ne dà un ritratto positivo: fu qumoeidhv~ irascibile, ma anche capace di ejgkravteia, filanqrwpiva, megaloyuciva e di swfrosuvnh con le donne. Nell’uccisione di Clito (328) prevalse la sfortuna del re che nell’ebbrezza e nell’ira offrì un pretesto al cattivo demone di Clito.

Plutarco condanna la distruzione di Tebe (335) e l’uccisione di Parmenione (330). Nei casi di Filota figlio di Parmenione ( congiura del 330) e di Callistene lo storiografo ufficiale (congiura dei paggi 327) fu determinante l’invidia degli amici di Alessandro nei confronti di questi personaggi.

Nella seconda parte della  Vita si accentua la critica: una macchia di Alessandro è il massacro di mercenari  che difendevano le città indiane. Dopo avere sconfitto Tassile tra Indo e Idaspe (a est) e avere fatto un patto di non ucciderli li ammazzò tutti (Vita, 59).

 

Nello scritto giovanile De Alexandri Magni fortuna aut virtute Peri; th'"   jAlexavndrou tuvch" h] ajreth'" lovgoi.

Plutarco sostiene che prevalse la virtù e la grandezza morale.

Nell’uccisione di Clito a Maracanda (328) prevalse la sfortuna.  

 

Curzio Rufo è più critico sostiene al contrario che prevalse la fortuna.

Plutarco  "nel trattatello Sulla fortuna dei Romani.... Peri; th'"   JRomaivwn tuvch" sosterrà ad esempio che i Romani stessi, con l'assidua edificazione di templi alla Fortuna, hanno riconosciuto alla fortuna il ruolo dominante nei loro successi (cap. 10)"[3].

 

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Arriano ( 90-170  d. C.)  Anabasi di Alessandro in sette libri.

Ha scritto anche una Indiké in dialetto ionico. 

Megastene, collaboratore di Seleuco scrisse una Indikà in 4 libri.

 

Arriano nacque intorno al 90 a Nicomedia in Bitinia e fu favorito dall’amicizia e dalla protezione di Adriano- 117-138-

Intorno al 108 seguì le lezioni di Epitteto a Nicopolis, in Epiro.

Quindi rielaborò gli appunti di quelle lezioni. Dal 131 al 137 governò la Cappadocia.

Luciano nell’operetta Alessandro o il falso profeta scrive che Arriano “il discepolo di Epitteto occupò posizioni di prestigio tra i Romani eppure per tutta la vita ha avuto come compagna la cultura”. Insomma negotium e otium equilibrati tra loro. Gli appunti presi da Epitteto costituiscono l’  jEgceirivdion il Manuale con la dottrina del Maestro. Il maestro storiografico e letterario è invece Senofonte come attesta il titolo Anabasi di Alessandro, in sette libri al pari dell’Anabasi senofontea. Come Senofonte Arriano scrisse anche un Kunhgetikov~, trattato sulla caccia.

 

Negli scrittori delle gesta dal Macedone queste assumono un valore esemplare, sia in positivo, sia in negativo. Alessandro può essere indicato come monarca ideale o tiranno crudele.

 

Sono però andate perdute le storie scritte da autori che paarteciparono all’impresa o ne sono arrivati solo frammenti.

 

Callistene di Olinto nipote di Aristotele iniziò a scrivere quando Alessandro era ancora vivo. Del resto il Macedone morì dopo il Macedone che fece uccidere lo storiografo critico della proscinesi nel 327.

Quindi Onesicrito pilota della nave ammiraglia, poi Nearco capo timoniere-ajrcikubernhvth~- e navarco della flotta

Gli autori contemporanei e partecipi dell’impresa giudicati i più attendibili da Arriano sono Tolomeo figlio di lago che nel 305 assunse il titolo di re e diede origni alla dinastia dei sovrani d’Egitto arrivata fino a Cleopatra (31 a. C.). Era stato guardia del corpo –somatophylax di Alessandro e sprennominato swthvr in quanto avrebbe salvato la vita dell’eoe

L’altra fonte preferita da Arriano è Aristobulo, l’architetto incaricato di restaurare la tomba di Ciro a Pasargade. Questo d’altra parte ebbe fama di adulatore di Alessandro

Quando Tolomeo e Aristobulo divergono, Arriano sceglie la versione che gli sembra più attendibile-pistotevra- e degna di essere narrata. Entrambi scrissero dopo la morte di Alessandro e non furono indotti da qualche guadagno ad alterare il racconto degli eventi, soprattutto Tolomeo che era re e per lui sarebbe stato più vergognoso mentire.  Tolomeo dunque rappresenta la base principale di Arriano e Aristobulo è stato utilizzato per integrare o magari correggere. Comunque le fonti sono entrambe usate.

L’Anabasi di Arriano è comunque una narrazione encomiastica di Alessandro. Arriano aderisce al tema della propaganda isocratea di una spedizione punitiva contro i persiani. Nella primavera del 334 inizia l’avventura asiatica. L’incontro con Diogene significa che Alessandro era consapevole del bene spirituale quale massimo oggetto di scienza ma era infervorato dalla passione per la gloria.

Arriano, come Tucidide che legiferò, inserisce frequentemente nel tessuto narrativo discorsi di vari personaggi per rendere più vivo il racconto e dare prova di abilità retorica. Come Tucidide ricostruisce i discorsi attenendosi al senso generale di quanto è stato detto e al carattere dei personaggi. Alessandro dice, per esempio, che non c’è un termine delle fatiche se non le fatiche stesse. Ad Alessandro che dopo avere sconfitto  e avere fatto prigioniero Poro gli domandò come volesse essere trattato, il re indiano rispose: basilikw`~ moi crh`sai-trattami da re. Alla richiesta se avesse altro da dire, poro rispose: nel re c’è tutto.

Anche Plutarco ricorda questa battuta nella Vita (60, 14) e nel   De Alexandri fortuna aut virtute- 332e)

 

Pesaro 26 giugno 2024 ore 17, 42 giovanni ghiselli

p. s.

Tornato a Bologna presenterò Alessandro Magno nella biblioteca Ginzburg. In un’ora e mezzo non potrò esporre tutto il materiale preparato che sto rivedendo. Sono 224 pagine tratte dagli autori menzionati sopra. Le presenterò tutte con altre 200 e più su Annibale e altrettante su Nerone in un corso che terrò all’Università Primo Levi da gennaio in 8 incontri di due ore ciascuno.

Garantisco come sempre la serietà e la qualità dei miei lavori.

Saluti

Gianni

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[1] Giovanni Cipriani, Letteratura latina. Storia e antologia di testi, Einaudi, Torino, 2003,  p. 382 e p. 384.

[2] L. Canfora, Prima lezione di storia greca, p. 66.

[3]L. Canfora, Lo Spazio Letterario Della Grecia Antica , Vol I, Tomo II, p. 833.

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