Corrado Augias scrive a pagina 31 del quotidiano "la Repubblica" di ieri delle parole sui "cambiamenti climatici" in un articolo intitolato "L'età della paura".
Cito alcune parole del suo pezzo: "Cambiamenti climatici i cui effetti sono tutti gli occhi di chiunque voglia vederli. Usciamo da un'estate con punte di calore elevatissime, maggiori di quelle dell'estate precedente e così via retrocedendo nel tempo".
Sono uno dei "chiunque" eppure confuto queste parole del signor Augias con alcuni dati. Vero è che ci sono stati diversi giorni caldi, anche molto caldi, in luglio e in agosto. Ma è pure vero che fino a tutto giugno, che è il mese della massima insolazione, il caldo non c'è stato ed è vero che da metà settembre fa freddo al punto che qui a Pesaro dove mi trovo ho dovuto accendere il riscaldamento, fatto mai accaduto in settembre a mia memoria. Diverse estati, in parecchi anni passati e ormai lontani, andavano dai primi di maggio a tutto settembre. Sicché, facendo il conto del più e del meno, la somma delle giornate di sole e dei gradi è calata da allora.
Ma ora si deve dire che la terra ha la febbre e che si muore di caldo e Augias che è una persona per bene e un uomo d'onore, lo dice e ripete con tante altre parole d'ordine. Altrimenti non lo chiamano più in televisione dove lo vediamo spesso a recitare la parte della persona colta e di buon senso.
Nel saggio Contro la televisione Pier Paolo Pasolini condanna senza alcuna remora “tale macchina della volgarità e della meschinità”. Essa “vuol coprire la vergogna di essere l’espressione concreta attraverso cui si manifesta lo Stato piccolo-borghese italiano. Ossia di essere la depositaria di ogni volgarità, e dell’odio per la realtà (mascherando magari qualche suo prodotto con la formula del realismo). Il sacro è perciò completamente bandito. Perché il sacro, esso sì, e soltanto esso, scandalizzerebbe veramente, le varie decine di milioni di piccoli borghesi che tutte le sere si confermano nella propria stupida “idea di sé” davanti al video (…) E insomma non è nemmeno pensabile che i dirigenti della televisione prendano in considerazione la possibilità di accettare un simile “sacro” coi suoi ritmi inconcepibili al piccolo borghese (…) C’è nel profondo della cosiddetta TV qualcosa di simile appunto allo spirito dell’Inquisizione (…) può passare solo chi è imbecille, ipocrita, capace di dire frasi e parole che sono puro suono; oppure chi sa tacere”.
Pasolini fa i nomi e gli esempi di Moravia, Giorgio Bassani, Attilio Bertolucci. “Il fatto è che essi parlando, non rischiano la Siberia, ma l’ostracismo della televisione, ossia una diminuzione di prestigio e popolarità. Dunque tacciono perché la televisione è potente. E’ potente fino a rappresentare ormai in Italia (paese di analfabeti, e quindi paese dove non si leggono né libri né giornali) l’opinione pubblica”.
Sul sacro cito altri due autori: “ H. Hesse in Il lupo della steppa definisce il borghese :"una creatura di debole slancio vitale...l'assoluto gli è intollerabile"(p.XVII).
Quando si esclude l’assoluto fiorisce la chiacchiera: “Perché c'è soltanto un'antitesi assoluta all'assoluto e cioè la chiacchiera vana"[1].
Pesaro 25 settembre 2024 ore 9, 34 giovanni ghiselli.
p. s.
Se fossi "saggio" non scriverei parole siffatte, ma non lo sono, anzi sono a[topo~, fuori luogo. Perdonatemi.
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