Ifigenia CLXXII. Pensieri nati in un cimitero di campagna.
Mi venne in mente una delle ultime sere con Elena. Era l’estate del ’71, il 18 agosto. Stavo dunque vivendone l’ottavo anniversario.
Solone disse a Creso che di tutti i giorni compresi nei settant'anni di una vita umana nessuno è uguale all'altro. Sicché pa`n ejsti a[nqrwpo" sumforhv, l’uomo è del tutto in balia degli eventi (I, 32, 4). Questi ventiseimiladuecentocinquanta giorni dunque non hanno tutti lo stesso significato né lo stesso valore. Alcuni infatti significano molto, altri poco o niente, altri moltissimo. I più significativi sono le pietre miliari nella via della vita. Tali sono stati i due 18 agosto di cui sto scrivendo
Nel ’71 eravamo sulla riva destra del Danubio. Osservando Elena vedevo la bellezza e la gioia della mia amante gareggiare con quella della natura. Un agone nobile, veramente olimpico cui avevo partecipato anche io conseguendo il premio più bello, la borsa di studio più ambita tra noi studenti borsisti di Debrecen. Intendo l’amore.
Sette anni più tardi, a Bologna, il premio sarebbe stata la collega Ifigenia, preludio di alcune altre. Quella sera dell’agosto 1979 l’aria era talmente calda e tanto dolce che sembrava l’inizio della stagione bella invece che la sua fine.
Elena trascorreva ancora dentro di me come una nuvola nel cielo. Altre, prevedevo, avrebbero lasciato tracce tanto profonde nell’anima mia.
Entrai in un cimitero campestre. Mi dava un senso di pace e serenità forse perché pensavo che non sarei morto tutto, nemmeno dopo l’ora inevitabile, se avessi raccontato bene, con arte, le storie d’amore con le mie donne. Sarei sopravvissuto alla mia sepoltura e queste sarebbero diventate amanti celesti. Le mie parole scritte avrebbero portato avanti per secoli dopo la mia vicenda mortale
l’ opera della mia vita di educatore. Tornando verso la taverna, osservai un giardino non recintato da alcuna barriera, nemmeno da una forcatella di spine, eppure folto di alberi pieni di frutta quasi matura: pere, susine brune, lisce e sode come la mia ultima amante.
Presto, molto presto, sarebbe imbrunata pure l’uva.
Pesaro 27 settembre 2024 ore 10, 12 giovanni ghiselli
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