Strofe V
Subito il Tindaride tornò -Polluce
dal forte fratello -Castore
e lo trovò non ancora morto,
bensì mentre rabbrividiva rantolando con l’ultimo fiato.
Versando lacrime calde con gemiti
levò la voce: “Padre Cronide, quale sarà la fine
delle pene? Anche per me, signore,
assegna la morte con questo.
L’onore si allontana dall’uomo
privato dei suoi cari:
pochi mortali nella sofferenza restano fedeli
Antistrofe V
a condvidere la pena-kamavtou mevta lambavnein-. Così
parlò; Zeus gli andò davanti - antivo~ h[luqh-
e pronunciò queste parole: “Sei mio figlio,
ma poi accostatosi a tua madre-Leda- l’eroe suo sposo- Tindaro-
stillò seme mortale- spevrma qnato;n stavxen- stavzw- goccio- stagwvn e stalagmov~ goccia- stalagmite-,costui; ma, avanti,
tra queste possibilità ti concedo la scelta:
se fuggendo la morte
e la vecchiaia odiosa-cfr. le due Kere di Mimnermo- Vecchiaia e morte- kh`re~ ajnaplavkhtoi dell’Edipo re 472 sciagure destinate e infallibili.
tu vuoi abitare l’Olimpo con me
e con Atena e Ares dalla nera lancia
Epodo V
puoi avere questa sorte; se invece per tuo fratello
lotti e pensi di condividere l’uguaglianza in ogni cosa,
metà tempo puoi respirare stando sotto terra
e metà nelle dimore d’oro del cielo.
A queste parole non pose doppio consiglio nella mente,-Polinice-
ma sciolse-ejluvsen- liberò dalla morte gli occhi, poi la voce di Castore
dalla cintura di bronzo”.
Questo mito torna in vari autori tra cui Teocrito (Dioscuri, 22) che non segue sempre la narrazione pindarica praticando la oppositio in imitando.
Per esempio il casus belli in Teocrito non è il furto dei buoi bensì il rapimento da parte dei Dioscuri (137- 140).
delle figlie di Leucippo fidanzate dei figli di Afareo.
Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, Polluce batte nel pugilato e uccide Amico re dei Bebrici in Bitinia (II libro)
Nei Fasti di Ovidio
Belle sono le parole di Polluce che prega Giove di dare a Castore metà della propria natura immortale.
“ ‘Iamque tibi, Pollux, caelum sublime patebat,
cum mea-dixisti- percipe verba pater:
quod mihi das uni caelum , partire duobus:
dimidium toto munere maius erit’ ”
dixit et alterna fratrem statione redemit” (V, 715-719)
E a te ormai Polluce, si apriva il cielo sublime,
quando dicesti: “ascolta le mie parole, padre:
il cielo che dai a me solo dividilo tra due:
la metà per me sarà più grande del dono intero”
Disse e riscattò il fratello con questo alternarsi nel luogo di sosta.
Entrambi i Dioscuri sono stelle che aiutano i naviganti in pericolo.
Concludo ricordando che i Dioscuri sciolgono i nodi dell’intreccio della tragedia Elena apparendo quale coppia di fratelli e dei ex machina alla fine del dramma di Euripide.
I Dioscuri si rivolgono a Teoclimeno il e d’Egitto che avrebbe voluto sposare Elena e vorrebbe punire la propria sorella Teonoe che ha lasciato fuggire l’ospite con Menelao sopraggiunto dopo la guerra di Troia.
I fratelli dicono che questo rientro della sposa rimasta fedele al marito è voluto dagli dèi i quali hanno decretato la beatificazione dei due sposi.
Tutto è così sistemato e questi sono i due versi conclusivi del discorso dei Dioscuri:
“ gli dèi non odiano chi è nobile d’animo- tou;~ eujgenei`~ ga;r ouj stugou`sin daivmone~-
ma essi hanno più pene di quanti non contano niente-tw`n d’ ajnariqmhvtwn ma`llon eijsin oi; povnoi- (vv. 1678- 1679)
Cfr. La storia di Giobbe.
E il Cimbelino di Shakespeare
V 4, 99-103: “Be not with mortal accidents opprest;/No care of yours it is; You know ‘tis ours./Whom best I love I cross; to make my gift,/The more delay’d, delighted. Be content;/Your low-laid son our godhead will uplift”.
Pesaro 22 settembre 2024 ore 9, 54 giovanni ghiselli
p. s
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