Il giorno seguente girammo per Roma da soli. Ifigenia non piangeva né rideva né parlava. A un tratto accusò una stanchezza pesante e ci sedemmo a un tavolino senza dire nulla di significativo. Era una situazione penosa.
Due persone che hanno in comune soltanto l’interesse sessuale, sia pure reciproco, dovrebbero frequentarsi solo per il tempo del coito, magari ripetuto varie volte, ma poi ognuno farebbe bene a tornare nel proprio ambiente, tra persone con le quali abbia diversi interessi comuni e tanti argomenti di cui parlare.
L’uomo se non è animale linguistico e animale politico è animale senz’altro.
La sera fummo invitati dalla cugina paterna Cristina che prima di cena, mentre dalla terrazza di casa sua osservavo il sole che calava tra i pini, mi domandò: “E’ questa la donna giusta per te? L’hai trovata finalmente?”
In fondo, dopo tanti anni passati a cercare la felicità amorosa con una compagna che mi piacesse, potevo avere colto questo bersaglio. L’aspetto di Ifigenia lo faceva pensare. Anche l’amica Antonia dopo avere visto la bella amante mi disse: “Vedrà ghiselli che questa la sposa”.
Non risposi in presenza della ragazza che del resto non credo volesse diventare mia moglie.
A Cristina, mentre Ifigenia era andata nel bagno, risposi: “Non credo. La vita ha già frantumanto tante donne dentro il mio cuore, e questa non sarà l’ultima”.
Come dio volle la vacanza romana finì. Arrivammo a Bologna di notte. Ifigenia lamentava malesseri vari. Neanche io mi sentivo bene: difatti stavamo prendendo coscienza del nostro fallimento come coppia. Per concludere la giornata in consonanza con tutte le noie del viaggio, Ifigenia volle cercare una farmacia aperta per comprare dei sedativi. Si sentiva male con me, almeno quanto io con lei. La riportai a casa. Il giorno dopo lei sarebbe tornata a Misano, io a Pesaro. Poi sarei partito per Debrecen.
La mattina del 21 luglio preparai le valigie impiegandovi un paio di ore perché dovevo rimanere lontano da casa per un mese abbondante e al ritorno dall’Ungheria il tempo sarebbe già stato prossimo alle prime brume.
Questo lungo periodo di separazione sarebbe stato un esame con due possibili esiti: ci avrebbe separati per sempre o ci avrebbe rinnovati e riconciliati.
Ancora non sapevo che la risposta al dilemma amoroso è sempre negativa. L’amore che funziona non suscita dubbi e non richiede esami,
Un po’ dopo il tocco, troncati i saluti delle donne di casa, parecchio turbate e già molte volte tornate a salutarmi, raccomandandomi prudenza, attenzione, cautela, partìi con la nera Volkswagen verso Misano dove ci sarebbero stati altri saluti, non senza atti d’amore e tentativi di chiarimenti sulle intenzioni riguardo a quel mese di separazione e sui progetti relativi al successivo anno scolastico che è il fondamento del calendario degli insegnanti, soprattutto se sono non solo colleghi ma pure amanti, irregolari per giunta, cioè fuori dalla grazia di Dio.
Pesaro 23 settembre 2024 giovanni ghiselli ore 19, 47
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