NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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mercoledì 25 settembre 2024

Ifigenia CXXXIX La sera del 30 luglio 1979.


 

 

 

Quei giovani contenti, festivi, e pure educati, suscitavano la mia simpatia, oramai quasi paterna. Sentivo anche una certa malinconia siccome non ero più capace di provare le scosse emotive che mi avevano dato negli anni passati le tre finlandesi di cui ho raccontato le storie: la forza dei miei sensi amorosi era tutta impiegata nel tentativo di risolvere gli enigmi di quella sfinge lontana che mi occupava l’anima intera: le sue parole ambigue, i suoi ostinati silenzi mi impedivano di interessarmi ad altre persone.

Mi costringeva a fissare gli ostacoli che mi metteva tra i piedi. Ora lo comprendo.

Pensavo che Ifigenia equivalesse alla Necessità che ha la forza suprema, l’Ananche sulla quale neppure Zeus può averla vinta.  Senza quella donna in quel tempo mi sarei trovato nel vuoto di pensieri concreti, di desideri forti, di impegni reali.  Così allora pensavo. Gli amori  mensili con le straniere, o con le italiane in vacanza, non mi bastavano più. Nemmeno la luce della luna che faceva brillare i capelli odorosi delle ragazze, rischiarava le alte chiome delle querce antiche e illuminava i rami contorti degli alberi strani mi commuoveva, né mi occupava la mente quanto il pensiero di Ifigenia che mi invadeva l’anima. Se lei mi avesse spedito tre righe, povero me, mi avrebbe reso felice più di una vittoria olimpica o di un trofeo letterario. Non ero ancora abbastanza pratico della vita per avere capito che se volevo essere privo di turbamenti non dovevo fare dipendere il mio benessere dal favore di un’ altra persona, chiunque, qualunque ella fosse. Ora lo so. Sentivo solo che in ogni maniera, spogliandosi davanti a me, di sicuro, e pure non scrivendomi  né facendosi trovare in casa, quella donna mi emozionava e disannoiava. Perciò mi sforzai di pensare che non mi stesse tradendo, che presto, la mattina seguente, avrei ricevuto la posta agognata. Del resto, anche se mentiva, tradiva, non mi scriveva, nell’anno di grazia 1979,  era lei, solo lei, la persona che poteva farmi procedere, metodicamente, sulla mia via[1]. Se non fosse stato così, non ne avrei sofferto la mancanza in quella maniera. Pensavo inoltre, e questo realisticamente, che Ifigenia, pure se, come probabile, non mi amava, non mi avrebbe lasciato, siccome nel suo opportunismo capiva che il mio bisogno di lei era anche una necessità di darle una mano della quale la giovane supplente aveva a sua volta bisogno. E ne faceva gran conto. Con tali pensieri cercavo di aggiustare tutto. Mi vennero in mente i momenti migliori dei mesi belli passati insieme, quando la gioia incrementava e potenziava le vite nostre, reciprocamente. Non dovevo rinnegare tanta grazia ricevuta da quella creatura e da Dio, chiunque Egli fosse, per una lettera che ritardava. Non volevo, e non potevo drizzare la prua della mia vita contro l’onda del fato.

“Sii nobile- mi dissi alla fine di tanto rimuginare- ama il demone tuo. Tu sei il tuo destino. E lei ne fa parte. Non puoi non amare il tuo fato se ami te stesso. A un certo punto non ci saranno più dubbi e allora sarà tutto finito, ma ora i giochi non sono chiusi per sempre. Tu hai ancora bisogno di lei e lei di te, altrimenti ti avrebbe già liquidato, come fece con il suo ex quando ti ha conosciuto”.

Intanto, mentre i giovani fusi per herbam , raggruppati per lingua e nazione, cantavano a turno le canzoni dei loro flolclori nazionali e l’amabile luna seminava una rugiada di perle sui capelli, sulle braccia, sui grembi e sulle gambe abbronzate delle fanciulle,  io avevo annientato ogni angoscia autorizzando il mio istinto con l’esperienza, con l’intelligenza e con il doloroso amore della  vita, la mia e quella dell’universo.

Pesaro  25 settembre 2024 ore 10, 59. giovanni ghiselli

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[1] Rispetto a “metodicamente” è una tautologia voluta: oJdov" infatti significa “via”

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