di Giuseppe Moscatt
Il passaggio di secolo da sempre costituisce la discriminante evolutiva di una cultura, il prima e un dopo per una Società, la mutazione di una Storia, al pari di una guerra, di un terremoto, di una epidemia e di una carestia. Lo fu nel 1900 l'attentato a Umberto II e il 1914 per il globo terracqueo con l'analogo e molto più grave colpo di pistola a Sarajevo contro l'erede al trono austroungarico, scintilla che accese la Prima Guerra Mondiale; oppure l'attentato alle Torri Gemelle di New York dell'11.9.2001.
Ci pare ora una data
centrale al riguardo per la storia del Mediterraneo e di quel quarto di secolo,
l'alleanza e la comune battaglia col barbaro persiano. Invero, già nel 401 a.C.
la grande contraddizione col pensiero politico classico di rigetto del barbaro, quando a Cunassa in Medio
Oriente si svolge la battaglia dei figli del re persiano Dario II, Ciro il
giovane e il designato successore Artaserse II, divenuto Ra alla morte del
padre. Vinse Artaserse II, ma con l'aiuto di 10.000 mercenari greci alieni da
ogni remora ideologica e ben lontani dallo spirito delle Termopili. Sarà
Senofonte, allievo di Socrate, a narrare nella famosa Anabasi la marcia di ritorno in
patria dopo una lunga marcia che però ebbe un altro effetto, la rinascita di
uno spirito unitario dei Greci combattenti che comincia a riformarsi dopo le
tragiche vicende della guerra del Peloponneso. E tuttavia altra data essenziale
per il mutamento politico appare il 362, cioè la battaglia di Mantinea, quando
Tebe sconfigge Atene e Sparta, cadendo così il monopolio imperialista che aveva
caratterizzato la storia greca del VI e V secolo, benché tale conquista
egemonica durerà ben poco, visto che fra il 352 e il 342, il re macedone
Filippo II, padre di Alessandro Magno, comincia ad espandere il suo regno
conquistando la Tessaglia e la Tracia, provincie già dall'ex impero ateniese di
Pericle. Poi nel 338 a Cheronea Filippo sconfiggerà la coalizione
ateno-spartana, conquistando tutta la Grecia e cancellando l'ultimo mito della
Grecia classica, cioè la proverbiale disomogeneità achea. Anzi, la parabola di
Alessandro - Magno appunto
per tale splendida sua stagione di conquistatore inversamente proporzionale
alla durata del suo impero (dal 336 al 323), il c.d. trentennio che sconvolse il mondo -
dimostra quanto fosse fragile politicamente una civiltà culturalmente avanzata
quale quella greca. Infatti, gli intellettuali dell'epoca sentirono sulla loro
vita e sul loro pensiero lo iato fra crisi dei valori politici e sviluppo del
pensiero maturato nel secolo d'oro,
quel V secolo che vide la nascita della filosofia occidentale, da Parmenide a
Zenone, da Empedocle a Democrito fino a Socrate.
Fu anche l'epoca del sofismo,
dove linguaggio e pensiero trovarono nel dialogo e nella finzione, nel
sillogismo ironico o nella familiazione
impossibile di una esistenza
distinta dall'essere, tanto che il loro territorio si espanderà in modo
sistematico nel secolo successivo. Gorgia, Protagora e Ippia ne furono i
campioni, senza contare lo stesso Socrate. E del pari l'origine della Storia,
coi suoi massimi esponenti, Erodoto e Tucidide. Del resto, le vicende delle tre
guerre del Peloponneso, imponevano una voce per chi finora non aveva voce, le
nuove classi economiche sulla ribalta del Potere. Dunque Antifone e Andocide,
l'uno profeta di eguaglianza naturale, i Barbari e gli Elleni; l'altro eroe
della Libertà, non a caso implicato nella vicenda delle Erme vilipese e autore
di una orazione contro Alcibiade, che riuscirono a rimuovere il superficiale -
e, diremmo noi, mediatico - favore che quel parvenu
aveva riscosso in modo bipartisan
fra oligarchi e democratici. Infine, la nascita di una scienza fisica, la Medicina, che
con Ippocrate portò un messaggio di salvezza dalla morte per epidemie, prima
fra tutte la famosa peste che devastò Atene e portò via il genio di Pericle
(429). Dopo Mantinea (362), anche un altro statista non di minore tempra di
Pericle, il Tebano Epaminonda, purtroppo morto in quella battaglia. Ora la
domanda di pace eruppe dal popolo di Atene fino a Sparta e poi a Tebe.
Unica a
recalcitrare sembrò Sparta, che non voleva riconoscere l'autonomia dei Messeni,
loro avversari da sempre. Tuttavia sembrò ai politici delle città greche che le
pretese unitarie non si confacessero alle esigenze loro tradizionali, divenendo
forte il partito ateniese sempre refrattario a forme di alleanze o leghe,
ideologia su cui soffiava negativamente la Persia dei Satrapi persiani che
governavano le città dell'Asia Minore greca, dove da Alicarnasso, Bisanzio,
Clio, Rodi, Corcira venivano squilli di rivolta legati alla madrepatria. La c.
d. guerra sociale degli Ateniesi (354-357) e poi la guerra sacra dei Focesi contro
Tebe (356-346), rappresentano la fine del tentativo di mezzo secolo Quarto di
persistere da parte di Atene a quel filo di concordia ellenica di cui Pericle
si era reso fondatore. Fu così che a poco a poco la politica ateniese ritornò a
chiudersi in se stessa, salvo qualche piccolo territorio dell'Attica
circostante. Occorreva una maggiore politica interna di ripresa economica prima
di ritornare alla primazia mediterranea.
E' il decennio di preparazione di
Eubulo, stratega della pace, novello Cavour della Grecia del IV secolo, al pari
del quale promuove la rinascita di una politica economica e finanziaria per
ridurre il debito pubblico enorme causato dalle tante guerre sostenute. Fin dal
354 prevalse il suo governo rivolto a dare al popolo quel che rimaneva del bilancio
riservato ai servizi essenziali. Una politica di cassa che divideva la spesa in
opere necessarie e in opere superflue destinate a feste e fiere popolari, allo
scopo di aumentare il prodotto interno lordo a mezzo di quella economia del
lusso, dello sport e della vita sociale che salvaguardava la crescita delle
piccole e medie imprese, per esempio in ambito marittimo e commerciale.
Oggi
sarebbe una politica Keynesiana rivolta al benessere delle masse e a garantire
pace interna ed estera, libero scambio, tasse moderate, soprattutto a favore
delle classi produttive e più tarate al volume d'affari delle imprese più
grandi. Isocrate, oratore politico del secondo decennio del secolo, approvò
questa politica fautrice degli investimenti puntando non alle spese militari
difensive dall'invadente Macedonia, quanto alla politica degli scambi con la
Macedonia, come è stata la politica di Obama per la Cina e dell'Europa di
Maastricht con la Russia di Eltsin. Rifiuto delle spese militari e accettazione
delle forze mercenarie, tutela della borghesia emergente e spazi alle attività
d'impresa che molto somigliano alle politiche delle Signorie rinascimentali che
però lasciarono l'Italia del '500 in mano alla Francia e alla Spagna, tanto che
nei secoli successivi venne meno ogni idea di Stato Nazionale. Così fu per
l'Atene di Demostene che come il Machiavelli col suo Principe, non riuscì a richiamare
l'attenzione della città per
riportarla ai fasti di Pericle e alle imprese di Alcibiade.
Del resto, la nuova
democrazia di Eubulo, nel tendere al soddisfacimento festaiolo del popolo - un panem et circenses ante litteram
- produsse una democrazia di massa che però diventò classista e più
tradizionalista, con rischi di pressioni elettorali e con tribunali elettivi
che staranno sempre da una parte sola,
incrementando una guerra civile strisciante, come nella Roma del I secolo a.C.
dove nasceranno le dittature di Pompeo e Cesare. Lotte di classe interne che
vedranno anche Argo, Corcira e Siracusa dilaniate da conflitti sociali che
comunque porteranno a Tiranni locali, evoluzione che avverrà in Italia dal 600
in poi col sorgere dei cc. Principati e con un Regno Meridionale borbonico del 700 che appariva all'epoca meglio organizzato e pretenzioso di abbattere le
camarille nobiliari locali, guardando al modello austriaco di Mariateresa e
Giuseppe II, nonché da Carlo III di Borbone di Napoli e Sicilia. Così fu per
Filippo II di Macedonia, che non poteva non essere influenzato nella corsa alla
guida di una Grecia altrettanto frammentata proprio nel IV secolo. Un IV secolo
denso di Tiranni - analogo ai monarchi assoluti europei del'700 illuminista -
dalla Tessaglia, a Corinto, dalle città ex greche del Ponto, fino a Dionigi di
Siracusa. Perfino la Persia di Dario ne fu piena: uno di loro il Satrapo della
Caria, Mausolo, che scelse Alicarnasso come capitale del suo potere, che
minacciò dall'interno il grande Imperatore, finendo per sobillare Artaserse
contro l'erede di Dario, Ciro il giovane, dando così motivo ai mercenari greci -
i nostri Capitani di Ventura del 400 italiano - di partecipare alla battaglia
di Cunassa da cui è partita la nostra storia.
Si è detto della guerra sacra dei
Focesi contro Tebe, visto che nella regione della Focide si era formata una
classe di commercianti e armatori insofferente ai contributi imposti dalla Lega
di Delfo guidata da Tebe (356). Fu il pretesto di Filippo II di Macedonia per
intervenire contro Tebe non appena diviene Re nel 358. Dopo qualche anno di
regno per sventare i contro complotti di Corte, Filippo inizia l'espansione
della Tessaglia e poi della Tracia (352-342). L'aiuto ai Focesi spinge Filippo
dalla Tessaglia fino alle Termopili, appena occupate dagli Ateniesi preoccupati
per la sua rapida cavalcata (352). Mentre Tebe guerreggiava coi focesi, Atene e
Sparta finalmente erano scesi in campo con la loro Lega di Olinto per frenare
la tracotante marcia macedone.
Filippo, dotato di uno spirito tattico e
strategico che trasmise al figlio Alessandro, si attestò in Tracia come
Garibaldi a Napoli in attesa della riorganizzazione dei Borboni di Francesco II
sulle rive del Volturno fra il 26 settembre e il 2 ottobre del 1860. Atene era
in subbuglio: Eubulo e i suoi epigoni volevano restare neutrali malgrado
l'alleata Olinto e la vicina Anfipoli fossero ormai assediate strettamente dai
Macedoni. Demostene, oratore eccelso e vecchio sostenitore dell'oligarchia
nazionalista legata ai fatti di Cleone e Pericle, rumoreggiava all'Areopago per
l'intervento, come D'annunzio e Marinetti nelle piazze d'Italia nell'autunno
del 1914 e nell'inverno del 1915, quando invece Giolitti e Turati patteggiavano
per la neutralità dell'Italia. Il grande oratore, nelle sue note Filippiche sognava il ritorno di
Atene imperiale e giudicava inerte l'azione di Filocrate, un debole successore
di Eubulo che capì in ritardo il pericolo di Filippo.
Malgrado la lenta
adesione dei democratici con Eschine a tutela della città, unita ora a difesa
della Patria, non poté che accettare la proposta di Filippo: lasciare ad Atene
solo Chersoneso e occupare la Focide. Sembrava l'anticipazione delle dure
condizioni di Hitler alla Polonia nel 1939, tanto più che Danzica passerà alla
Germania nazista dietro accordo con Stalin cui veniva offerta la metà della
stessa Polonia. Insomma, Atene in barba a Filocrate perse buona parte della
Tracia, la Focide, ottima area portuale per gli scambi nel Mediterraneo, nonché
l'alleanza di Sparta sempre più chiusa nelle sue antiche mura e priva di idee
sul futuro della Grecia. Anzi il retore Isocrate da filomacedone nel 346
chiamerà Atene alla crociata contro il Re di Persia. Situazione politica che fa
dire alla critica storica moderna come la Grecia del IV secolo abbia ripreso
con vigore la tradizione individualista del secolo precedente e che nel II
secolo porterà all'assoggettamento a Roma.
E' anche il secolo delle prime
esperienze di Stato totalitario della nostra storia, dove lo Stato opprime
l'individuo, sottomettendolo sempre e comunque alle esigenze di un tiranno,
limitandone ogni libertà di pensiero. Di qui, la reazione del singolo, rivolto
ora ad arricchire se stesso e a trascurare la cosa pubblica, riservata ad una
stretta cerchia di soggetti che a loro volta non si interessano più della
città. Emergono teorie politiche diremmo ora distopiche, che guardano alla
classe guerriera o di filosofi - per esempio di Platone od Aristotele - oppure
concrete figure di generali che reggono le fortune del Paese, come i Tiranni di
Siracusa; o i ccc. dd. trenta tiranni di Atene, un comitato di Salute
Pubblica, od un Soviet supremo, ben noti agli studiosi di storia moderna e
contemporanea nel caso delle rivoluzioni dal '700 al '900. Va anche ricordata
la crisi della famiglia e della religione, che accanto alla crisi della Patria
costituiscono una ferita insanabile per la Democrazia, idea che tanto aveva
fatto sperare gli intellettuali ateniesi da Pericle in poi. Antistene,
osservatore della povertà diffusa e primo anarchico; Euclide, matematico
maestro di Archimede, genio della fisica; Platone e Aristotele, con loro
fecondo discepolo Teofrasto, padre della storia della filosofia; Zenone di
Elea, padre della didattica; Epicuro, fondatore del razionalismo laico e
precursore dell'illuminismo; pensatori che costituirono scuole di filosofia che
dal I secolo influenzeranno il Cristianesimo e la cultura moderna. Platone per
primo nel 388 viaggia verso la Siracusa di Dionigi il vecchio, sperando di
convincerlo alle idee progressiste di una peculiare forma di governo aperta
alle classi produttive e militari, ma dovrà fuggire temendo addirittura per la
propria vita, accusato di avere ordito col ministro Dione un colpo di Stato
(388, e 384 il secondo viaggio con pari effetto negativo). Nasce la sua scuola
ad Atene, detta Accademia, che formerà Aristotele, Eudosso di Cnido, Eraclide e
lo storico Senofonte, celebre per aver redatto una Apologia di Socrate sul
grande Maestro e in sua difesa, specialmente per le vicende del suo processo e
la condanna a morte (399). Ma è anche l'età di Diogene di Sinope, padre della
scuola cinica, perché con Antistene proclamò la assoluta indipendenza dal mondo
esterno, la fuga della necessità materiali e il controllo continuo su se
stesso, morale che lo farà intendere uno dei precursori del Cristianesimo
insieme allo storico Zenone di Elea già citato.
Vanno anche ricordati il
commediografo Menandro, autore comico legato alla vita quotidiana molto simile
ai poeti veristi e dialettali dell'età verista di fine '800 e gli oratori
politici Eschine, Demostene e Isocrate ora ora citati. Ma anche crescono le
scienze fisiche, come l'astronomia, dove Eudosso di Cnido determina la durata
dell'anno solare in 365 giorni e 6 ore. Sarà la sua proposta teorica
dell'Universo a fare scuola ad Aristotele. Questi fa tesoro del concetto
matematico di sfere concentriche, dove prendono posto i pianeti, il sole e la
luna con la terra al centro dell'universo. Uno schema racchiuso nella Fisica appunto di Aristotele,
dedicata alla conoscenza del movimento, nonché delle categorie assolute dello
spazio e del tempo, da qui deriverà la Scienza occidentale medievale, fino alla
rivoluzione di Copernico e Galileo.
Quanto alla religione, già nel IV secolo si
trova la scultura di Prassitele e Lisippo rappresentativa degli dei in forma
umana. Anzi nasce una tempio in onore di un ex umano, Asclepio, che proprio il
famoso medico Ippocrate nel 460 aveva idolatrato come divinità locale di Cos,
valorizzandone la natura salutifera interellenica proprio nel momento del
massimo sviluppo della Peste ad Atene. Nondimeno ritorna il culto dei morti e
quello degli eroi, e perfino dei personaggi viventi, per esempio a Samo si
celebra la figura dell'ammiraglio Lisandro. Risorge con più veemenza anche la
fede dionisiaca accresciuta da superstizioni esotiche, per esempio l'Orfismo,
cioè il culto di Orfeo, un demone decaduto che prende vita in corpi umani, un
semidio apollineo che è alla ricerca di una dimensione di vita più pura e più
felice nel mondo, spesso interpretato come origine del Cristianesimo e con
questo confusa nel mondo ellenico. Un fermento religioso in cerca di
innovazione che va verso la religione del Sovrano, dell'uomo/Dio, culto che i
Re ellenistici trasmetteranno nel primo secolo dopo Cristo agli Imperatori
romani. Comunità religiose che verranno poi a scontrarsi proprio col Cristianesimo
Paolino nettamente avverso.
Peraltro, un aspetto dal pensiero politico di
Platone - la cui scuola detta Accademia,
fin dal 347 a.C. è diretta dal discepolo Speusippo - riguardava il rifiuto per
la politica soggettivista della Polis, ormai intesa come un necessario ritiro
dalla politica quotidiana, che da Noi si ebbe negli anni '90 del '900 in quello
stato confusionale dei partiti politici e delle Istituzioni, ben noto come mani pulite per effetto
dell'inchiesta giudiziaria per gravi episodi di corruzione a Milano fra il 1992
e il 1994. Lo stesso avvenne negli anni '30 del IV secolo ad Atene. La
costruzione dello Stato ideale Platonico e poi le dottrine etiche
individualistiche ciniche di Aristippo e Antistene furono due facce della
stessa medaglia, cioè lo sdegno morale di tutte le scuole filosofiche di
Socrate e Platone contro la corruzione della politica apparentemente sociale di
Eubulo, il cui populismo nascondeva l'affarismo commerciale della borghesia
degli affari e la mera volontà di coprire con pubbliche elargizioni a pioggia rivolte alle classi meno
abbienti.
Fenomeno che si ripeterà all'epoca dell'imperatore romano
Diocleziano, quando nel 285 d.C. Roma ebbe la necessità di fronteggiare le rivolte
della Gallia altrettanto pericolose quanto quelle di Spartaco di quasi tre
secoli prima, dalle quali emerse la radicale tendenza della Repubblica alla
svolta imperiale dittatoriale di Cesare e di Augusto. La domanda di
semplificazione degli organismi del Potere, al di là delle forme giuridiche
costituzionali, nella Grecia del IV secolo a.C., come nella Roma del primo
secolo d.C. - cioè nell'Atene di Menandro, come nella Roma di Orazio e Ovidio
- fa crescere la domanda di pace e stabilità sociale, dopo i rispettivi secoli
di guerre civili e di espansione militare. La storia sembra cedere alla poesia:
l'una è simbolo di concretezza e autorità, di ritorno all'ordine e di libero
esercizio dell'impresa e di mercato; l'altra aveva come presupposto la libertà
dello spirito, l'amore per l'altro, la ricerca del sé.
Dunque, non tanto la
storia pragmatica di Tucidide, quanto quella militarista di Senofonte, magari
infarcita di noterelle aneddotiche che guardano al quotidiano (si pensi alla
narrazione della storia dal Manzoni al De Amicis di Cuore). E così per Menandro
(342-292 a.C.), lontano dalla commedia satirico/politica di Aristofane, ben più
attuale e quotidiana di quel tempo (come quando al dramma borghese di Giuseppe
Giacosa succedette la commedia umoristica di Pirandello).
E così fu per
l'architettura: dall'Acropoli mastodontica di Atene, si passò a templi di
minore mole, per esempio l'Asclepio
di Epidauro. Anzi un nuovo stile rompe la bellezza geometrica delle statue di
Fidia scolpite nel Partenone. Lo scultore Silone fonda infatti nel 350 a.C. la
c.d. scuola fisiognomica, cioè la rappresentazione di una persona nei tratti
somatici segnalando il carattere espressivo, come nel caso di un suo ritratto
di Platone (lo stesso avverrà durante la Repubblica di Weimar, dove i dipinti
di Otto Dix e le sculture di Käthe Kollwitz indugiano non poco sul dolore dei
volti di contadini affamati e di soldati in trincea). Come ci narra Plinio il
Vecchio nella sua Storia naturale, Lisippo di Sicione (372-368),
scultore di corte di Alessandro Magno, ancora oggi impressiona per la figura
umana di corpi poco in carne, con una testa agitata e in movimento anche quando
è distesa in riposo, come I borghesi
di Calais del Rodin (1884) colti nel loro procedere espressionisticamente
proiettati verso la morte. Scuole artistiche e letterarie di transizione dalla
Democrazia alla Dittatura, che sarà impersonata prima da Filippo II di
Macedonia e poi dai Re Ellenisti del III e II secolo.
Giuseppe Moscatt
Note bibliografiche
Note bibliografiche
- Per la storia della cultura greca in generale, vd. il classico GIORGIO PASQUALI, Filologia e storia, Firenze, 1920.
- Per i personaggi della cultura, vd. INDRO MONTANELLI, Storia dei Greci, Milano, 1989 e d EVA CANTARELLA, La dolcezza delle lacrime: il mito di Orfeo, Milano, 2019,
- Per la lingua greca antica, vd. ANDREA MARCOLONGO, La lingua geniale, Bari-Roma, 2016.
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