Durante il primo mese ci si incontrava nel pomeriggio in casa mia soltanto un paio di volte la settimana per brevi concubiti, pur arrivando sempre almeno alla sufficienza di tre tripudi. Ciascuno condiviso: tre a testa.
Ifigenia doveva eludere la sorveglianza sospettosa del cane tricipite dai sei occhi che la sorvegliavano sospettosi. Quando costui era in casa e lei voleva uscirne, la bella moglie si inventava che doveva comprare un libro o un quaderno o del latte di cui aveva detto di soffrire la mancanza dopo averne versato una bottiglia intera nel cesso e aver tirato lo sciacquone non senza dire : “così impari!”
Questo mi raccontava compiaciuta e io l’approvavo magari financo battendo le mani.
Si era persino cantato insieme: “Fatti mandare dal marito a prendere il latte”|
“Oh, l’empietà, quanto cinismo!” penserete voi, onesti lettori.
Di fatto questi erano ghiribizzi suggeriti dalla lussuria soddisfatta.
A me quella donna piaceva assai, tanto che la trasgressione mi pareva giustificata. Invece non mi andavano più a genio le altre due con le quali non raggiungevo nemmeno la sufficienza quando, per abitudine, ne accoglievo una in casa.
I riti sacri a Venere dalle magnifiche natiche e cosce erano sempre più dedicati a Ifigenia. A parte la sua somiglianza con la dea callipigia, con lei avevo il maggior numero di interessi e scopi comuni, e, soprattutto, un desiderio di fare l’amore oramai quasi incapace di includere altre.
Ogni giorno di più sentivo che mi sprecavo e contaminavo la mia identità di persona tendenzialmente logica continuando a condurre nel talamo dei tripudi entusiasti con Ifigenia, due figuranti che non mi piacevano più.
Non piangevo sulla riva del mare come Odisseo stanco di Calipso nell’isola Ogigia posta sull’ombelico del mare solo perché a Bologna il mare non c’è.
Una sera dopo avere accompagnato a casa la più simpatica delle due mi dissi: “queste non mi convengono né mi si addicono. Non decet Ioannem talis triplex concubitus. Unus est satis. Vero è che per un paio di mesi Esculapia e Pinuccia mi hanno fatto comodo ma ora mi fanno solo perdere tempo, e mi sottraggono energie da dedicare alla più degna. Devo lasciarle, con le buone possibilmente”.
Questo proposito mi divenne ancora più chiaro quando una sera Ifigenia che sapeva delle altre due mi disse: “Tu, sei nervoso siccome hai tre donne e non ne ami nessuna.
Stavo per risponderle: “infatti non mi fido di nessuna” ma tacqui e mi limitai a un mesto sorriso che voleva significare: “cerca di compatirmi, un pover’uomo io sono”.
Rimasto solo però, decisi che quella sera stessa avrei allontanato per sempre dal letto mio la meno simpatica delle due ganze diventate superlue e noiose.
Bologna 28 novembre 2025 ore 16, 14 giovanni ghiselli
p. s
E’ sparito il sole dietro il monte Donato or ora. Fa freddo: dal nord soffia la bora.
Aspetto il lieber Südwind che noi Pesaresi chiamiamo “garbino”. Ai miei concittadini generalmente non piace, al punto che ripetono: “Non si respira!” Io lo amo: penso che sia l’espirazione di un dio benefico che favorisce la vita. Ma gli uomini, si sa, preferiscono la tenebra e il freddo perché così possono celare i loro difetti e le opere non tutte né sempre buone.
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