giovedì 27 novembre 2025

Lucrezio De rerum natura I 556--564. Traduzione e un po' di commento.


Infatti vediamo che qualunque cosa può dissolversi più in fretta

di quanto ci voglia a farsi di nuovo; perciò la lunga

finita era di tutto il  tempo  passato giorno per giorno

quanto aveva infranto finora scompigliando e disgregando

non potrebbe mai  ricostituirsi nel tempo che resta. 560

 

Si può pensare al tempo necessario a farsi una cultura decente o un fisico competitivo nelle gare olimpiche o anche meno che olimpiche. Anni ci vogliono. Poi basta un ictus momentaneo, fisico o cerebrale a disperdere tutto.

 

 Ma ora è evidente che è attribuito un limite fisso

dell’infrangere, poiché vediamo ciascuna cosa riformarsi

e insieme specie per specie sussistere nei tempi alle cose assegnati

tali che  in questi possano toccare il fiore dell’età 564.

 

Questo non è sempre vero a meno che il fiore dell’età coincida comunque con il momento della morte anche se uno muore un bambino di un anno o un ragazzo di venti.

Seneca nella Consolatio ad Marciam  che ha  perduto un figlio ventenne scrive che questo ragazzo comunque sibi maturus decessit: vixit enim quantum debuit vivere (21, 4) era maturo per la propria morte: infatti è vissuto quanto doveva;  nemo  nimis cito moritur, nessuno muore troppo presto Fixus est cuique terminus (21, 5) per ciascuno c’è un termine fisso.

p. s.

L’italiano della mia traduzione non suona sempre benissimo. Dipende dal fatto che ho tradotto il latino rispettando le scelte dell’autore con precisione. E’ comunque comprensibile. Solo quando non lo è mi permetto qualche modifica.

 

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