Di questa donna mediterranea
mi è rimasta impressa nell’anima una sola frase memorabile. Quel tardo
pomeriggio dell’agosto del 1976 dunque rientrai nella csárda con il volto più
annuvolato del cielo che già iniziava a versare gocce sulla polvere nera, su
oche, turisti, butteri e cavalli volti in fuga dalla pioggia e dalle minacce
atmosferiche: queste venivano
intensificandosi con tanto di lampi e di tuoni, mentre le mucche dagli umidi
musi intenti a brucare, i buoi dalle corna ritorte, gli enfatici maiali e i
porcellotti tondi, edaci come i bambini obesi traviati da genitori grassi e
dementi, continuavano a frugare il terreno in cerca di cibo.
Appena ebbi ripreso il mio posto
accanto a lei, Nefertiti disse: “Tu, meschino, ti crogioli nell’angoscia con
gusto perverso. Se ne è accorta anche Anna”. L’amica confermò con un cenno
ancillare.
Risposi che il prossimo
dotato di mente e di stile non mi ha mai indotto al disdegnoso gusto che
certuni mi ispirano.
Pensavo alle tre finniche dei
primi anni Settanta che erano sì speciali, di una specialità , del resto, non
del tutto rara in quegli anni.
Li ricordo come l’età
dell’oro di questa mia vita mortale. Sembra incredibile ora, ma allora erano,
per così dire, perfino di moda, almeno tra le persone educate e attente, la
cortesia, l’aiuto reciproco, addirittura la benevolenza. Una honesta comitas diffusa. Una solida semplicità priva di arzigogoli.
Passò velocemente quell’età e
anche voi siete sparite finniche mie.
La fine per me fu segnata
dall’epilogo tragico, non senza catastrofe, della storia di Päivi. Anche tu come
Helena, come Kaisa, passasti rapida e la nostra bambina durò quanto un sogno.
Fu l’ autunno del
Per me quella dei primi anni
Settanta non è stata una moda: ancora oggi gradisco solo i rapporti che
conservano l’impronta nobile e antica di allora.
Gli altri non li sopporto più,
sicché non ricado nell’angoscia causata dalla frequentazione di persone
egoiste, arroganti, spietate, né mi acconcio più alle adunanze con gli
imbecilli privi di carità: questi non mi toccano da quando sono in pensione.
La storia di Nefertiti può
terminare qui. Non mi ha insegnato altro e non voglio narrare fatti che non
suscitino pensieri.
La chiudo ricordando che Nefertiti
aveva nove anni meno di me. Ero già entrato nella fase in cui cercavo di
sostituire la figlia abortita con una compagna che mi facesse un poco anche da
figlia.
Si aggiunge il fatto che da
bambino ero stato felice di educare mia sorella nata quattro anni e due mesi
dopo di me. Le avevo insegnato a salire le scale, andare in bicicletta,
nuotare, amare le parole ornate che imparavo dai libri.
La prossima importante sarà Ifigenia, una
giovane supplente del liceo dove insegnavo.
Anche questa cercava un
maestro. O un padre. La leggerete più avanti se vorrete e se Dio vorrà-
Bologna 23 novembre 2025 ore 17m 47 giovanni ghiselli
p. s.
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