Il 18 settembre Päivi mi aveva spedito una nuova
lettera, la penultima di tutta la storia, un’epistola che potei leggere
soltanto quando fui tornato in Italia. Diceva con grande tristezza e una certa
freddezza che si sarebbe fatta ricoverare presto per altre analisi
nell’ospedale di Oulu, la cittadina prossima al circolo polare dove la giovane
pregnante aveva la residenza anagrafica, l’assistenza medica e la famiglia.
Nella casa dei genitori tuttavia non avrebbe potuto nemmeno posare i bagagli,
perché loro non sapevano niente della sua situazione, e, quindi, si sarebbe appoggiata
al sostegno dell’amico Jussi.
Inoltre aveva scritto che si sentiva divisa in due
persone: una cui erano capitati tutti gli eventi dell’estate passata, mentre
l’altra li guardava da fuori, come un’estranea,
“Io agisco e reagisco come due donne diverse. C’è
qualche cosa di schizofrenico in me”.
Aveva bisogno di aiuto, ma i medici non potevano
darglielo; anzi da loro temeva domande moralistiche che l’avrebbero resa
aggressiva. Eppure era con tali persone che doveva trattare.
Ricordate Elena nel reparto ginecologico dell’ospedale
di Debrecen? Era altrettanto spaventata però meno maliziosa.
Io le mancavo e ancora mi amava, aggiungeva Päivi;
tuttavia non chiedeva più la mia presenza.
Anche se non lo diceva esplicitamente, aveva già
deciso di eliminarmi dalla sua vita. C’è come una marea nelle vicende amorose.
Flussi e riflussi con donne diverse. Amore che vieni, amore che vai cantava
Fabrizio De Andrè. Lo scorrere e il fluttuare della vita, il mutare delle
continuo delle sue forme.
Come un uccello le penne o un serpente la pelle, Päivi
stava mutando la mente di amante benevola e fedele verso di me: un poco alla
volta si spogliava dell’amore che le avevo ispirato a Debrecen con il soccorso
di Eros fanciullo e di sua madre, Afrodite Urania o Terrestre che fosse la dea
propiziatrice.
Non vidi questa lettera prima di essere tornato da
Yväskylä a Pesaro, altrimenti forse non sarei partito. Ma si vede che dovevo
aggiungere un poco di tempo al destino oramai già precipite del nostro amore
mensile. E altro da raccontare ora che sono vecchio, siamo entrambi vecchi se
lei è ancora viva.
Questa trasferta comunque mi aiutò ad accettare il
nostro fato come vedrete. Niente avviene per caso.
Alle 14 del 20 settembre dunque salìi
sull’aereo.
Mentre volavo, con l’aeroplano e con l’immaginazione,
pensavo ancora che Päivi, figlio o non figlio, fosse la femmina umana ideale,
perfetta per me, il simbolo che avrebbe completato lo spezzone di essere umano
che ero io. In qualche modo comunque l’ha fatto. Se Päivi non c’è più, sopravvive
l’ottima parte di me costruita con l’aiuto di lei. Una parte che cerco di
rendere utile a chi mi ascolta e mi legge.
APPENDICE
Aggiungo qualche parola, con il senno di
adesso, all’appendice scritta il 6
maggio di tre anni e mezzo or sono. La conservo perché mi piace e credo che
possa piacere anche a voi quanti mi leggete.
Oggi
6 maggio 2022, il giro d’Italia è iniziato
con una tappa che va da Budapest a Visegrád , il luogo della terra
magiara che ho ricordato nei capitoli 18, 19 e 20 di questa soria.
La
tappa odierna si è conclusa sul colle
che avrei voluto percorrere in bicicletta il 25 agosto del 1974 come ho
già scritto. La bici mi mancava assai quella sera piena di voli,
eppure è stata una delle più belle della mia vita mortale: la donna che amavo
era seduta vicino a me e ancora mi
amava, poi c’erano gli amici storici, oggi defunti, tutti tranne il caro Danilo, e, per giunta
per colmo di grazia, venne a salutarmi con simpatia ricambiata Josiane la
ragazza francese compagna di un giro di danza la sera del 4 agosto del 1971. Una giro breve, eppure
pieno di significato
per me che misi alla prova la serietà
dell’amore che stavo vivendo con Helena, l’intelligenza di questa donna e la
mia moralità; e non insignificante neppure per Josiane che tre anni e tre
settimane più tardi venne a portarmi una rosa con un biglietto scritto a
matita: “magister tibi”. Quella matita da montagna incantata non ci ha messo in
contatto mai più e mi dispiace.
Nel
1974 Josiane faceva il terzo anno della
facoltà di lettere classiche, a
Strasburgo. La ricordo ancora con simpatia e nostalgia. Penso che le
avrei dovuto dare più tempo e più spazio.
Ma il destino non lo prevedeva. Del resto se ci fosse stato qualcosa di
profondo tra noi, ci saremmo ritrovati. La ragazza di quell’altro paese meno
lontano della Finlandia, se non è già
morta, mi ha dimenticato, altrimenti mi avrebbe cercato e trovato. Tra i
1246407 lettori di questo blog 10545
sono francesi.
Temo
per lei che abbia scelto una vita normale, usuale. Non da artista né da
studiosa. Voglio comunque farti notare,
lettore, l’importanza che può avere una ragazzina, poi una ragazza frequentata
per non più di mezz’ora in tre anni. Probabilmente quell’accreditarmi come classicista
nel ’71, e come magister nel ’74 mi ha spinto a diventare quello che Josane, da
Pizia o Sibilla di Strasburgo quale era, mi profetizzò quando ancora insegnavo
i rudimenti della lingua e della cultura italiana a dei bambini.
Ho
visto l’arrivo di tappa in televisione e ho riconosciuto il ristorante
Silvanus dove cenai con Päivi e
ricevetti la profezia di Josiane quella sera di agosto (cfr. capitolo 20).
Ho ringraziato Dio che mi ha donato quella
sera di felicità, di sentimenti cari e soavi che porto ancora dentro di me e mi
aiutano a vivere, a lavorare bene e con lena, a pedalare egregiamente su per le salite.
Bologna
6 maggio 2022 ore 17, 31
gianni
Nuova redazione 22 novembre 2025 ore 10, 12 giovanni ghiselli
p.
s
Oggi il lettori sono arrivati a 1867798. Il
numero cambia di minuto in minuto come ogni cosa nella vita. Cuncta fluunt, omnisque vagans
formatur imago"
(Ovidio, Metamorfosi, XV, v. 178),
tutto scorre e ogni immagine si forma fluttuando.
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