Una persona che a 25 anni era interessante rimane
tale per tutta la vita.
Agli occhi di
Nechliùdov si svolgeva il consueto
fenomeno per cui il volto di una persona amata anni prima, anche se nel
frattempo è molto mutato, a poco a poco ridiventa come era stato una volta:
“tutti i cambiamenti svaniscono e davanti agli occhi dello spirito spicca
soltanto l’espressione fondamentale della esclusiva, irripetibile individualità spirituale.
Ciò appunto stava accadendo a Dimitri” (Tolstoj, Resurrezione, p. 77).
Di recente se ne è andato Robert Redford: era un uomo che aveva
dello spirito e anche negli ultimi film, pur vecchio e pieno di rughe, era
sempre lui. Chi ha poco spirito o non ce l’ha per niente invece si deforma
completamente e diventa irriconoscibile.
Tra le donne che ho amato più
di mezzo secolo fa, Päivi mi appare una persona del
tutto diversa dalla ventiquattrenne che amai nel 1974 quando la osservo nelle foto attuali che mostrano una nonna
settantacinquenne mentre vezzeggia le nipotine. Magari se le sentissi parlare la
rivedrei come la vedevo cinquantuno anni fa.
Vediamo cosa è successo alla
visione che Dimitri Nechliùdov ha di
Katiùša dieci anni dopo. La ragazza del resto non era ancora trentenne.
“Sì, nonostante la divisa da
detenuta, nonostante il corpo più tozzo e il petto più procace, nonostante la
parte inferiore del viso più floscia, le rughe sulla fronte e sulle tempie, gli
occhi gonfi, era la stessa Katiùša che, nel giorno della Pasqua di Resurrezione
guardava con tanto candore dal basso in alto l’uomo da lei amato, coi suoi
occhi innamorati, ridenti di gioia e di pienezza di vita”.
Gli occhi e il loro sguardo
sono le guide dell’amore: :"si
nescis, oculi sunt in amore duces " Properzio
(II, 15, 12).
Dimitri auspicava che tutto
questo finisse presto. Cercava di resistere al senso di pentimento che gli
ronzava intorno come un calabrone minaccioso.
“Si sentiva come un cagnolino
che si è comportato male nelle stanze e il padrone lo prende per la collottola
e gli ficca il naso nella porcheria che
ha fatto. La bestiola si tira indietro per allontanarsi ma il padrone non lo
lascia andare via. Così Dimitri sentiva la
turpitudine che aveva fatto e anche la mano possente del padrone ma non
riconosceva ancora il padrone. Comunque la mano inesorabile non gli permetteva
di svignarsela” (Resurrezione, p. 78).
Il proncipe Nechliùdov conservava l’atteggiamento baldanzoso di
sempre ma in fondo all’anima sentiva già “tutta la crudeltà, la vigliaccheria,
la bassezza non solo di quella sua azione, ma di tutta la sua vita oziosa,
dissoluta, crudele e vanitosa, e il terribile sipario che per dodici anni gli aveva tenuto nascosto anche questo
suo delitto, oscillava e già si scorgeva quel che c’era dietro”.
Il termine “sipario” svela
che la vita umana è una recita di cui siamo gli attori ma non i registi come ha
scritto Epitteto, un ex schiavo di
Nerone diventato maestro stoico.
Epitteto
suggerisce questo: “ricorda che sei uJpokrith;" dravmato" attore di un
dramma ma non ne sei il regista. Tu devi recitare bene il ruolo assegnato e
scelto da un altro (Manuale, 17).
Un altro avvertimento di Epitteto
dice che non dobbiamo far dipendere la
nostra felicità da altre persone. “Chi vuole essere libero non desideri e non
rifugga nulla di ciò che dipende da altri, altrimenti servire è una necessità eij de; mhv, douleuvein ajnavgkh (Manuale, 14)
Bologna 24 novembre 2025 ore 18m 30 giovanni ghiselli
p. s.
Mi aspetto che qualche cretino
mi accusi di essere putiniano o trumpiano per via di Tolstoj e di Redford. Magari
anche orbaniano per la lingua di Päivi ugro-finnica.
Il cretinismo è illimitato.
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