lunedì 24 novembre 2025

Possibili nessi: “ Katiùša di Tolstoj, Robert Redford, Properzio, Epitteto.


 

 Una persona che a 25 anni era interessante rimane tale per tutta la vita.

Agli   occhi di Nechliùdov  si svolgeva il consueto fenomeno per cui il volto di una persona amata anni prima, anche se nel frattempo è molto mutato, a poco a poco ridiventa come era stato una volta: “tutti i cambiamenti svaniscono e davanti agli occhi dello spirito spicca soltanto l’espressione fondamentale della esclusiva, irripetibile individualità spirituale. Ciò appunto stava accadendo a Dimitri” (Tolstoj, Resurrezione, p. 77).

 

Di recente se ne è andato Robert Redford: era un uomo che aveva dello spirito e anche negli ultimi film, pur vecchio e pieno di rughe, era sempre lui. Chi ha poco spirito o non ce l’ha per niente invece si deforma completamente e diventa irriconoscibile.

Tra le donne che ho amato più di mezzo secolo fa,  Päivi mi appare  una persona del tutto diversa dalla ventiquattrenne che amai nel 1974 quando la osservo  nelle foto attuali che mostrano una nonna settantacinquenne mentre vezzeggia le nipotine. Magari se le sentissi parlare la rivedrei come la vedevo cinquantuno anni fa.

 

Vediamo cosa è successo alla visione che Dimitri Nechliùdov  ha di Katiùša dieci anni dopo. La ragazza del resto non era ancora trentenne.

“Sì, nonostante la divisa da detenuta, nonostante il corpo più tozzo e il petto più procace, nonostante la parte inferiore del viso più floscia, le rughe sulla fronte e sulle tempie, gli occhi gonfi, era la stessa Katiùša che, nel giorno della Pasqua di Resurrezione guardava con tanto candore dal basso in alto l’uomo da lei amato, coi suoi occhi innamorati, ridenti di gioia e di pienezza di vita”.

Gli occhi e il loro sguardo sono le guide dell’amore: :"si nescis, oculi sunt in amore duces "  Properzio (II, 15, 12).

 

Dimitri auspicava che tutto questo finisse presto. Cercava di resistere al senso di pentimento che gli ronzava intorno come un calabrone minaccioso.

“Si sentiva come un cagnolino che si è comportato male nelle stanze e il padrone lo prende per la collottola e gli ficca il naso nella porcheria  che ha fatto. La bestiola si tira indietro per allontanarsi ma il padrone non lo lascia andare via. Così Dimitri sentiva la  turpitudine che aveva fatto e anche la mano possente del padrone ma non riconosceva ancora il padrone. Comunque la mano inesorabile non gli permetteva di svignarsela” (Resurrezione, p. 78).

 

Il proncipe Nechliùdov  conservava l’atteggiamento baldanzoso di sempre ma in fondo all’anima sentiva già “tutta la crudeltà, la vigliaccheria, la bassezza non solo di quella sua azione, ma di tutta la sua vita oziosa, dissoluta, crudele e vanitosa, e il terribile sipario che per dodici anni gli aveva tenuto nascosto anche questo suo delitto, oscillava e già si scorgeva quel che c’era dietro”.

 

Il termine “sipario” svela che la vita umana è una recita di cui siamo gli attori ma non i registi come ha scritto Epitteto, un ex schiavo di Nerone diventato maestro stoico.

 

Epitteto suggerisce questo: “ricorda che sei uJpokrith;" dravmato"  attore di un dramma ma non ne sei il regista. Tu devi recitare bene il ruolo assegnato e scelto da un altro (Manuale, 17).

Un altro avvertimento di Epitteto  dice che non dobbiamo far dipendere la nostra felicità da altre persone. “Chi vuole essere libero non desideri e non rifugga nulla di ciò che dipende da altri, altrimenti servire è una necessità eij de; mhv, douleuvein ajnavgkh (Manuale, 14)

 

Bologna 24 novembre 2025 ore  18m 30 giovanni ghiselli

 

p. s.

Mi aspetto che qualche cretino mi accusi di essere putiniano o trumpiano per via di Tolstoj e di Redford. Magari anche orbaniano per la lingua di Päivi ugro-finnica.

 Il cretinismo è illimitato.

 

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