I buoni segni vocali. Silvano nella puszta (1974) e il
camionista sulla Siligata di Pesaro (1953)
Risalii nella nera Volkswagen dove Päivi mi stava
aspettando.
“Questa sera - le dissi a bruciapelo - vorrei fare
l’amore con te”.
Mi osservò in silenzio, poi sorrise e rispose: “ Lo
sapevo. Può essere”. Non ero sicuro che non fosse un may be formulare,
magari un segno di cortesia come è talora l’ottativo greco; era un intercalare
che avevo già sentito più di una volta da lei. Tatticamente discreto, non
insistetti, abbassai pudicamente gli occhi che sprizzavano desiderio e rimisi
in moto la nera Volkswagen.
Dopo pochi chilometri arrivammo a Hortobágy ed
entrammo nell’osteria. Ci sedemmo tutti al tavolo grande, quello delle volte
passate, vicino alla stufa bianca e azzurra.
Päivi mi parlava di sé: io la ascoltavo e la guardavo
ammirandola, rilanciando ogni argomento suo con una o più domande e alcune
osservazioni.
Mi interessava ascoltare e osservare quella ragazza
dai lunghi capelli rossi che donavano indicibilmente al suo seno, al suo
eloquio e potenziavano il mio mentre li osservavo. Da allora le rosse mi
attirano molto, quanto le brune dopo Helena, Kaisa e Ifigenia.
Per le bionde non ho in testa un paradigma mitico e mi
piacciono meno intensamente.
In fondo anche amare, come imparare, è ricordare.
Non che siano da buttare via le bionde, per carità, ma
i loro capelli non evocano l’erba spessa, viva e divina del paradiso. Magari il
grano maturo prossimo a essere reciso.
Silvano e Bruno parlavano piuttosto tra loro che con
le tedesche.
A un tratto ci osservarono, e Silvano disse: “guarda
quei due come parlano volentieri tra loro. Secondo me ci scappa un grande
amore”.
Bruno confermò.
Tradussi l’ottimo auspicio a Päivi, quindi le
domandai: “It signs well, does it not? [1] E lei: “Yes, of
course, very well”.
Sono ancora grato a Silvano per quella osservazione
benevola, che mi incoraggiò. Aveva capito la situazione osservata dal suo punto
di vista che confermava il mio sguardo meno obiettivo per mancanza di
prospettiva.
Né lui né Bruno erano solo “persone qualunque”, come
aveva sentenziato Päivi. Bruno aveva individuato la degradazione della
bellissima era di solidarietà culminata nei primi anni Settanta. Quella sera i
due amici furono profeti delle mie nozze vicine. Avevano dato voce al destino
che le benediceva.
Tante volte non ci rendiamo conto di quanto basti poco
ad aiutare il prossimo. Non costa niente fare del bene: guardare chi
incontriamo con un sorriso non artefatto, dire una parola buona, amichevole,
incoraggiante.
Faccio altri due esempi. Il maximum è stato quello di
Fulvio che contribuì a salvarmi la vita nel 1966, come ho già rammentato. Ora
ne ricordo uno minore ma comunque importante e significativo. Questo risale
alla metà circa degli anni Cinquanta.
Ogni volta che pedalo su per una salita situata tra
Pesaro e Cattolica, detta
Dovevo farlo di nascosto e potevo farlo da solo. I
miei amici non ne avevano voglia, o la forza, o il coraggio. Io mi impegnavo
ballando in piedi sui pedali di una biciclettina rossa, senza cambio. Era
un’impresa eroica per un bambino della mia età. Ma non ne avevo coscienza.
Ebbene, un uomo in canottiera, probabilmente veneto, si sporse dal finestrino
di un camion che mi superava e mi gridò “Sei in gamba bocia!”. Non so se lui ne
avesse idea, ma queste poche parole sue, pauca sed bona dicta, mi
hanno aiutato a prendere coscienza di me, di un mio talento e ne ho fatto
tesoro. E sono ancora grato a quel signore profetico, chiunque egli fosse.
Anche lui aveva dato voce al mio destino, al mio demone buono, forse a Dio
stesso. Che Dio, chiunque egli sia, faccia del bene a quell’uomo, dovunque sia
ora, un camionista che tanti decenni fa sulla salita della Siligata dove
danzavo sui pedali mi ha incoraggiato e mi fatto del bene. Tanto bene che lo
ricordo ancora dopo settanta anni, settanta tutti interi.
Nota
1 Cfr.
Shakespeare, Antonio e Cleopatra IV, 3. E’ un buon segno, non
ti pare?
Bologna 20 novembre 2025 ore 10, 24 giovanni ghiselli
p. s.
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Complimenti a quanti mi leggono e mi capiscono perché hanno dentro
la bellezza che racconto.
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